Cosa significa vincere la 24 ore di Le Mans? Il racconto di Davide De Russis e TF Sport, vincitori in GTE Am

Interviste
Tempo di lettura: 12 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
21 Giugno 2022 - 17:00
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Davide ci racconta, in questa intervista, le emozioni della 24 ore di Le Mans dal vivo e con la coppa tra le mani alla fine di questa sfida estenuante

Partecipare alla 24 ore di Le Mans è di per sé un’esperienza fantastica, anche da semplice spettatore. Viverla da protagonista e vincerla dev’essere qualcosa di magnifico, unico, indimenticabile. Ecco perché abbiamo chiesto al nostro amico Davide De Russis di raccontarci le emozioni che si provano nell’alzare la coppa del vincitore, grazie al successo della vettura #33. Davide lavora con il team TF Sport, che ha vinto la leggendaria corsa della Sarthe nella categoria GTE Am. Ecco la sua testimonianza diretta sulla settimana più lunga del Motorsport.

– Ci racconti un po’ del tuo team e come siete arrivati a correre a Le Mans?

“TF Sport è il team migliore in cui ho lavorato finora. È un team relativamente giovane, nasce nel 2014 e correva inizialmente nel British GT. Come tutti i team GT, è partito dal GT4 per salire velocemente in GT3 e arrivare a fare il mondiale con le GTE. Da quest’anno abbiamo anche una LMP2 che corre solo nell’European Le Mans Series classe PRO-AM, ma i piani sono grandi per il futuro non solo per quanto riguarda le GT. La cosa impressionante di questo team è il fatto che nel giro di meno di 10 anni sono passati dall’essere appena nati ad avere vinto 10 titoli British GT, 4 volte il Blancpain Endurance Cup, 1 titolo Michelin Le Mans Cup, più volte secondi nel WEC e nell’European Le Mans Series. Tutto questo accanto a 2 vittorie nella 24h di Le Mans (2020, 2022) e 3 podi in 3 anni, e la vittoria nel 2019 alla 24h di Spa. È diventato in poco tempo uno dei migliori team inglesi al mondo, il tutto con veramente poco staff rispetto a quello che si possa immaginare essere un team grande che vince così tanto in poco tempo. Considera che fino allo scorso anno il team era composto da circa 1 quarto delle persone che siamo quest’anno. Penso che i numeri parlino da soli!”

– Quanto tempo prima si inizia a preparare una Le Mans?

“Ti potrei dire che Le Mans si inizia a preparare all’inizio della stagione perché alla fine molte cose incluse nella preparazione di altre gare valide per il WEC o per l’European Le Mans Series (dove si corre sempre con le GTE per ora) sono sempre la preparazione migliore per la 24h di Le Mans. Se ci basiamo però sulla preparazione vera e propria di questa gara specifica, ti posso dire che le due settimane precedenti sono super intense e poi si arriva in circuito per la gara molto prima di quello che normalmente si fa per una normale gara WEC. Considera che il regolamento per la 24h è specifico per Le Mans anche se è a tutti gli effetti una tappa del WEC (in questo caso Round 3) e la strategia non può pertanto sfruttare le stesse cose che normalmente sono importanti da considerare in una normale gara del WEC. In particolare, il regolamento sulle Safety Car (sono 3 a Le Mans) e le varie Slow Zones sono il focus massimo per quanto riguarda la strategia di gara. L’attenzione ai dettagli è tutto. Penso che questo riassuma un po’ l’importanza che possa avere questa gara leggendaria per un team”.

– Di circuiti ne hai visti tanti, ma cosa si prova quando si arriva la prima volta a Le Mans e per questa occasione?

“Io forse rappresento un caso un po’ particolare perché benché la passione per il Motorsport e per la 24h di Le Mans ci sia sempre stata fin da bambino, questa era la mia prima volta a Le Mans in generale, non solo per quanto riguarda il lavorare in un team che partecipa alla 24h. Non essendoci mai stato nemmeno come spettatore, l’emozione di arrivare li così è stata forse ancora più intensa. Alla fine però, anche parlando con altri membri del team con più Le Mans nel proprio bagaglio di esperienza, non si è mai pronti davvero per questa gara. Comunque, esperienza spettacolare a tutti gli effetti (non solo per la vittoria di classe alla mia prima volta a Le Mans): l’ambiente è ad un livello altissimo di competitività e l’organizzazione è esasperata anche rispetto a una gara del Mondiale. Ci sono un sacco di eventi nel paddock che è uno dei più grandi (se non il più grande) in cui sia mai stato ed è l’unica gara che, per la prima volta quest’anno, dà credito ai membri del team di cui tutti si dimenticano sempre ma che sono super importanti: i meccanici! Infatti, quest’anno hanno organizzato il “Pit Stop Challenge” dove veniva premiata con trofei e celebrazione sul podio la crew di meccanici che eseguiva un cambio gomme nel minor tempo possibile (e abbiamo vinto nella nostra classe anche questa competizione!). Penso sia stata una cosa un sacco bella non solo per il pubblico ma anche per gli stessi meccanici. Insomma, Le Mans è Le Mans, non penso ci sia descrizione migliore di questa”.

– Qual è stato il tuo ruolo in questa 24 ore?

“Ho cambiato 2 ruoli nel corso delle 2 settimane in cui ho lavorato in pista a Le Mans. Infatti, per la classica giornata di test che si è svolta la domenica prima della gara vera e propria sono stato Data Engineer per una delle due auto del team (in sostituzione di un altro ingegnere che non era disponibile per la giornata di test), dopodichè ho ripreso il mio normale ruolo che occupo per ogni tappa del WEC: Performance Engineer tra le due auto. In poche parole, mi occupo di confrontare le due auto dal punto di vista tecnico per supportare i Race Engineers nelle decisioni da prendere durante e tra le sessioni di prove e gara. Inoltre, una gran parte del mio lavoro riguarda la preparazione e tutti i conti sulla strategia di gara: informazioni che poi i Race Engineers utilizzeranno per prendere decisioni e reagire alle diverse situazioni che possono capitare in gara. Il mio obiettivo personale per il futuro è fare (e magari vincere di nuovo!!!) la 24h di Le Mans con una macchina mia come Race Engineer (ruolo che ricopro nell’European Le Mans Series già quest’anno e che ho ricoperto a Febbraio nell’Asian Le Mans Series)”.

– Come cambia il lavoro per preparare una gara così lunga rispetto ad una endurance “normale”?

“Le procedure sono le stesse, ma è tutto più lungo e stancante. Inoltre, come dicevo, la strategia non si può preparare nello stesso modo in cui si prepara normalmente, in quanto il regolamento è diverso e ci sono peculiarità che non possono essere trascurate come le famose Slow Zones”.

– Hai qualche aneddoto sulle verifiche tecniche?

“In realtà non c’è molto da dire su questa parte: i commissari in pratica controllano altezze, peso, l’ala perché ha specifiche particolare solo per Le Mans, per evitare di essere troppo scarichi. È più uno show che altro, le vere verifiche tecniche sono quelle post gara specie se vinci, in tal caso ti possono controllare anche la capacità del serbatoio o prenderti un campione di benzina…”

– Qual è la difficoltà maggiore nel preparare una vettura che deve “accontentare” più piloti contemporaneamente a livello di assetto e guidabilità?

“Questa è una bella domanda che non ha una vera risposta. L’obiettivo è trovare il miglior compromesso in termini di bilanciamento che accontenti tutti i piloti in primis, ma che dia sicurezza e confidenza al pilota amatore. Nelle gare dove c’è un amatore al volante spesso mettendo lui a suo agio si possono ottenere migliori risultati che avendo l’auto più veloce che però solo i PRO sanno portare al limite. In fondo si tratta di gare endurance!”

– Qual era l’aspettativa iniziale per la gara? Sapevate di essere competitivi e/o speravate di arrivare nei primi?

“Sapevamo che il BoP non ci era favorevole ben prima di iniziare le 2 settimane di lavoro in pista, e dopo le qualifiche dove per track limits e la pioggia non siamo riusciti a piazzare un giro veloce valido per partire in buone posizioni con entrambe le auto (partiti P17 con la #777 e P19 con la #33) la vittoria non era proprio nelle aspettative. Sapevamo di avere una buona auto bilanciata e fin dove potevano spingersi i nostri piloti, ma essere in top 10 dopo 2h di gara era già un ottimo risultato per noi tutto considerato”.

– Quanto è importante la comunicazione tra piloti e tra piloti e team durante le varie fasi della corsa?

“La comunicazione è chiave, non solo tra pilota e ingegnere come si vede in TV, ma anche tra ingegnere e meccanici. Tieni sempre presente che gli ingegneri sono gli unici dentro il box che hanno il panorama completo di cosa sta succedendo in pista, cosa è successo e quali sono i passi successivi da seguire nel piano gara. Senza le giuste e tempestive comunicazioni i piloti e, soprattutto, i meccanici non saprebbero cosa aspettarsi al pit stop successivo o cosa fare se c’è una situazione di Full Course Yellow, Safety Car, o, nel caso di Le Mans, Slow Zones”.

– Hai riposato durante la gara o hai fatto una tirata unica?

“Nelle gare che durano 24h, esattamente come nelle gare endurance di durate minori, gli ingegneri fanno una tirata unica. In questo caso specifico, il lavoro nei giorni di gara è iniziato alle 7.30 del mattino del sabato e finito alle 23.00 della domenica (includendo i festeggiamenti post gara). È stancante certamente, ma tra adrenalina e il competere a questo livello non è così impossibile come si possa pensare lavorare in after tutte quelle ore consecutive. In più Le Mans è sempre un po’ più complicata in questo senso perché nei 2-3 giorni precedenti ci sono le prove notturne e quindi non si torna mai in hotel prima delle 2 del mattino che, come immaginerai, non aiuta a essere riposati per il giorno di gara. A Le Mans, oltre a strategia e preparazione della macchina è importante che tutta la crew arrivi all’inizio della 24h non troppo stanca perché la gara è lunga e faticosa. Considera che, dato che eravamo molto a posto con la macchina durante la settimana, abbiamo deciso di non partecipare alle Prove Libere 4 che, per l’appunto, erano le seconde Prove Libere in notturna (dalle 22 a mezzanotte). A volte paga di più arrivare riposati alla gara che esagerare con i test quando non necessari. Poi, in preparazione alla 24h c’è gente chi dorme una mezz’ora mentre c’è il lunghissimo grid walk prima dell’inizio della gara o chi ha rituali specifici per gestire lo stress di una gara così lunga e importante. Si vede un po’ di tutto nel paddock e nei box: io personalmente preferisco rimanere sveglio fino a che non è tutto finito e poi dormire, stanchissimo, una volta per tutte alla fine di tutto”.

– Qual è il momento più intenso durante la corsa? La notte come si dice o ci sono altri momenti difficili?

“Se devo essere sincero non c’è un vero momento più intenso. Si tratta di reagire velocemente e nel modo giusto quando ci sono situazioni in cui si può guadagnare un vantaggio. La gara di per sè è molto dura, ma se vogliamo, la notte può dare qualche preoccupazione in più soprattutto se si corre in una categoria dove ci sono piloti amatori al volante. I turni per dormire dei piloti devono essere fatti bene e la gestione di doppi o tripli stint durante la notte non è sempre la cosa più semplice per via del fatto che si vede poco e che comunque la gara è già iniziata da 6-8 ore!

Per quanto riguarda il lavoro da ingegnere durante la gara penso sia molto soggettivo, ma per me il momento peggiore è quando si arriva alle 2 del mattino e, dopo 10 ore di gara e già sveglio da 20 ore, la stanchezza inizia a farsi sentire tutta insieme. Mantenere la concentrazione nelle 2-3 ore successive è impegnativo. Senti proprio il tuo corpo che ti dice di andare a dormire, ma non sei nemmeno a metà gara e di dormire non se ne parla!”

– Ci sono state difficoltà particolari durante la corsa?

“Non realmente per quanto riguarda la macchina #33. Abbiamo seguito la strategia e cercato di sfruttare il più possibile le situazioni in cui potevamo guadagnare un vantaggio. Con la #777 è stato un po’ più difficile perché abbiamo avuto un problema tecnico che alla fine ci ha portato al ritiro dopo poco più di 8 ore di gara. È un peccato perché alla fine di tutto c’era un potenziale top 5 anche con questa macchina”.

– Cosa si prova a toccare la coppa dopo una gara così lunga e difficile?

“Penso che vincere la 24h di Le Mans sia uno degli obiettivi di una carriera nel Motorsport. Ancora non è che ho realizzato del tutto questa cosa, nonostante sia passata più di una settimana ormai. Non saprei descrivere cosa si prova nello specifico, ma sicuramente ha un gusto tutto particolare perché in una 24h può accadere tutto e spesso già finirne una senza problemi tecnici rappresenta una vittoria. Quest’anno poi per il team è stata la seconda vittoria di classe a Le Mans (dopo quella del 2020), ma è stata la prima con il team così formato (moltissimi membri, come me, lavorano da quest’anno con TF Sport) ed ha avuto un gusto tutto particolare perché era inaspettato e dopo le qualifiche nessuno di noi avrebbe mai creduto che una vittoria così fosse possibile, specie quando Porsche a inizio gara (così come per tutte le prove) era 4 secondi più veloce di tutti. È una sensazione unica, ora vorrei riprovarla da Race Engineer!”

Un ringraziamento a Davide e complimenti ancora a lui e TF Sport per questa vittoria!

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