Contestare il WEC non eleva la F1 ma ne peggiora l’immagine

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Tempo di lettura: 4 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
22 Aprile 2023 - 15:00
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Dall’inizio del mese c’è un po’ di fermento all’interno della F1 anche dal punto di vista mediatico. Come già ho avuto modo di sottolineare, per la prima volta dal 2018 finalmente diversi media hanno iniziato a porsi dubbi sull’attuale gestione del Circus.

Non tutti però sono d’accordo con le critiche che la F1 sta ricevendo. Qualcuno a difesa è anche giusto che ci sia, sarebbe abbastanza incredibile il contrario. A volte, però, le difese diventano dei boomerang più o meno inaspettati.

È il caso di un editoriale di Giorgio Terruzzi, pubblicato sul sito di Red Bull, che ha scatenato diverse critiche anche da parte di alcuni addetti ai lavori. L’articolo propone un pensiero personale sul confronto tra il WEC, appena passato da Portimao, e la F1, con una critica neanche troppo velata al primo, giudicato tutto tranne che un’alternativa al Circus.

Ora, il pensiero personale in sé è lecito, nel senso che ognuno è ovviamente libero di esprimerlo, figuriamoci un giornalista esperto come Terruzzi. Quella che secondo me è sbagliata in questo caso è la modalità, ovvero la contestazione del WEC per far apparire migliore l’immagine della F1, cosa che secondo me non è riuscita per nulla.

Già sulla contestazione del WEC in sé ci sono comunque punti a loro volta contestabili. Partiamo dal presupposto che parliamo di una categoria completamente diversa per concezione dalla F1 ed impossibile da paragonare dal punto di vista tecnico e sportivo.

L’opinione di Terruzzi sul WEC è quella di una categoria confusionaria a causa della presenza di più classi che creano un “caos permanente”, soporifera per la lunghezza definita “insostenibile”. Una categoria in cui “manca agonismo, mancano i protagonisti” e in cui Toyota vince con vantaggio siderale. Il tutto per una 6 ore, figurarsi una Le Mans da 24. Insomma, una noia bocciata su tutta la linea.

Pur rispettando il pensiero personale, è difficile non contestarlo. Che manchino agonismo e protagonisti è una visione che si scontra con la lista dei piloti e con i distacchi e le lotte in gara. Il caos permanente per la presenza di più classi è normale per chi non segue questo tipo di gare e le relative dinamiche. Le grafiche in diretta sono sufficientemente chiare per capire le distinzioni e le classifiche di ogni classe. Se da anni non si segue un evento del WEC non va bollata come confusione, ma semplicemente come una categoria diversa. E gli appassionati del WEC non hanno bisogno di ore per studiare team e piloti: li conoscono già.

“Toyota vince con un vantaggio di un giro sulla Ferrari”? Beh, non è che dal 2010 in Formula 1 le cose siano state molto diverse. Mercedes ha vinto oltre il 70% delle gare in sette anni. Come la mettiamo?

E ancora: “L’intera avanguardia del motorismo va verso le gare Sprint”. Basterebbe ricordare che non è una necessità sportiva ma una volontà economica (chiedere alla MotoGP) per contestare il pensiero dietro questa affermazione. Di avanguardia nelle gare Sprint c’è solo il gonfiare le casse di Liberty e Dorna. Spiace che si voglia far passare la cosa come una miglioria nell’ambito della competizione.

Ecco, ci sono tante cose che non mi trovano d’accordo in questo articolo. Perché pur essendo rispettabile l’opinione, ci sono punti che non rispecchiano comunque la verità. La lista piloti è di tutto rispetto, la competizione c’è eccome e per certi versi è più genuina di quella che si vede in F1.

Ecco, l’altro grande problema di questo articolo è la sensazione di voler denigrare l’Endurance per ricordare che la F1 resta il riferimento assoluto per il Motorsport. Va bene, ma quale F1? Perché quella di oggi ha così tanti problemi (Qualcuno ha detto Melbourne?), così tante incongruenze e un futuro sportivo così in bilico che mi asterrei dal fare un confronto del genere.

Al di là del fatto che, ripeto, si parla di categorie diverse, con esigenze diverse, con un target diverso per un pubblico diverso. E, infatti, la noiosissima Le Mans è piena ad ogni santo anno di gente che resta sveglia 24 ore per seguire una gara epica, molto più di una corsa come abbiamo visto in Australia; martoriata dalle ripartenze per creare finto spettacolo per un pubblico in parte altrettanto finto, che ha bisogno di pagliacciate social per restare connesso con piloti di cui vengono apprezzati più gli outfit che le performance in pista.

Ecco, se vogliamo dire che il WEC è una categoria che non piace, nel contesto di un’opinione personale, non c’è problema. Ma confrontarla con la F1 non è un favore che si fa a quest’ultima perché, se volessimo farlo seriamente, il Circus made in Liberty ne uscirebbe letteralmente a pezzi dal punto di vista sportivo. Agli appassionati veri di corse è lo sport che interessa, non gli introiti per gonfiare i bilanci. Se ne sono rimasti pochi la colpa non è certo loro.

Immagine: WEC Media Center

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