Circuiti F1 al contrario. Totale follia

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Tempo di lettura: 3 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
23 Aprile 2020 - 18:29
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Tra le tante suggestioni che si stanno alternando in questi giorni relativamente alla ripartenza del mondiale di F1 ce n’è una in particolare che richiede attenzione. Si tratta infatti di un’ipotesi totalmente folle, almeno per il 95% dei Gran Premi in calendario: è quella di correre al contrario, praticamente in contromano rispetto alla direzione naturale dei circuiti.

Immaginavo che una proposta del genere sarebbe rimasta confinata alle sessioni folli al PC, quando da piccoli si prendeva contromano il rettilineo di Monza per vedere le macchine saltare in aria. Invece da più parti si è letto e si legge che qualcuno appoggerebbe questa proposta, senza aver però considerato un aspetto fondamentale della questione.

Come la mettiamo, infatti, con le vie di fuga? Tutti i circuiti sono infatti concepiti e modificati con vie di fuga adeguate ad un solo senso di marcia: il disegno stesso è pensato per una sola direzione e per avere un giro strutturato in tal senso.

Non si tratta, oltretutto, di un lavoro semplice: per realizzare e mantenere allineata alle richieste di sicurezza una via di fuga bisogna valutare molteplici fattori, tra cui la velocità delle monoposto in prossimità della frenata, l’angolo di curva, la pendenza e via dicendo.

Insomma, non si tratta solo di gettare un po’ di ghiaia o asfalto e siamo a posto così. Dietro la realizzazione delle run off area c’è molto di più. E questo lavoro implica il percorrere quello spazio in una sola direzione.

Prendiamo l’Austria, dove c’è l’esempio più lampante di tutti.

Immaginate, anziché arrivare da destra, con decine di metri di asfalto a disposizione dopo il cordolo, di arrivare dall’alto dopo un rettilineo di un chilometro (quello che porta al rampino di curva 3). Metri di spazio oltre il cordolo: quasi otto e mezzo.


Passiamo a Monaco:

Qui, immaginando la pista percorsa al contrario, si scenderebbe in picchiata (e che picchiata) dal Massenet verso Sainte Devote, arrivando quindi da destra in questa cartina – lungo Avenue d’Ostende – per finire, in caso di problemi, dentro un palazzo.


Ed ora Monza, prima variante:

Qui abbiamo un altro esempio di punto in cui la via di fuga è prevista per una sola direzione. Immaginate di arrivare dall’alto (quindi dalla Curva Grande) con soli 15 metri di via di fuga seguiti dal vecchio anello.


A Silvestone, la zona di Maggotts ha lo stesso problema:

Percorrendola da nord verso sud – direzione originale – non ci sono problemi, al contrario si dovrebbe rivedere il muretto esterno, distante appena 10 metri dalla riga bianca.


Ne ho presi in esame solo quattro, ma lo stesso concetto è applicabile a quasi tutti i circuiti in calendario e in ognuno si troveranno dei punti critici. Forse l’unico posto nel quale si potrebbe correre al contrario è il Paul Ricard, visto che è un tracciato immerso in un immenso parcheggio. Ma non ce ne sarebbe comunque l’utilità visto che può essere percorso in 167 configurazioni diverse.

Questo è quanto. Ok quindi la suggestione, ma poi i conti si devono fare sul campo: bastano due cartine per capire che pensare ai circuiti al contrario è totale e pura follia.


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