Chili Bowl 2020: Kyle Larson finalmente trionfa davanti a Bell!

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Tempo di lettura: 13 minuti
di Gabriele Dri @NascarLiveITA
19 Gennaio 2020 - 19:15
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Nemmeno una settimana fa l’anteprima della 34esima edizione del Chili Bowl di Tulsa si apriva con il preannunciato duello fra Kyle Larson e Christopher Bell e alla fine la battaglia fra i due grandissimi talenti di dirt track e Nascar c’è stata. A portarsi a casa il “Golden Driller” stavolta però è stato il 27enne pilota del Team Ganassi e ciò è avvenuto probabilmente proprio nella settimana in cui Bell sembrava imbattibile, ma al momento giusto Larson ha saputo prima sorpassare il rivale ma poi soprattutto gestire la pressione ed il traffico andando a trionfare davanti ad un pubblico in visibilio.

Le giornate di qualificazione

Il lungo processo di classificazione dei 343 piloti presenti al via (leggermente in calo rispetto al 2019 – 350 – e comunque meno dei 359 iscritti) è iniziata lunedì mattina con la grande sessione di prove libere. E in questa occasione la principale notizia è stato il singhiozzo della vettura di Kyle Larson, al debutto qui con il suo team personale fondato pochi mesi fa, che gli ha fatto perdere qualche minuto prezioso.

Lunedì: McIntosh stupisce tutti

La prima serata regala inoltre una grande delusione: sono solo 57 i presenti ma questo sarà alla fine solo un valore anomalo. Inoltre le procedure di preparazione della pista sono in netto ritardo e il programma slitta di un’ora rispetto alle previsioni. La prima giornata vede come protagonisti gli specialisti delle gare midget con guest star solo i piloti Nascar Chase Briscoe e Ryan Ellis. A vincere la serata è a sorpresa il 17enne del luogo Cannon McIntosh, il quale si qualifica direttamente alla finale-A del sabato insieme al più quotato Tyler Courtney. Aaron Reutzel chiude terzo ma si fa notare di più per la guida molto aggressiva, Briscoe chiude al nono posto mentre Ellis viene eliminato subito nella C-Feature.

Martedì: Kyle Larson imbattuto, ma Bell fa paura

La seconda serata è quella che vede in pista sia chi si deve qualificare per il sabato e sia la “Race of Champions”. Una corposa entry list di 77 piloti obbliga gli organizzatori ad allestire anche le D-Feature per questa giornata (per la prima volta presenti da quando la competizione si disputa su sei giorni), ma il sorteggio non premia Kyle Larson. Infatti la classifica, come già detto, si basa inizialmente sui “passing points” e dunque per i piloti dotati di più talento sarebbe più utile partire indietro nella batteria. Larson invece pesca la pallina con il numero 2 e parte dalla pole nella seconda heat. Kyle è così costretto ad un percorso perfetto e non delude: vittoria nella batteria, nel qualifier (da terzo) e vittoria nella finale-A di serata, la sesta in carriera che gli vale il terzo posto all-time in questa classifica dietro a Sammy Swindell (8) e Cory Kruseman (7). Al termine di una A-Feature travagliatissima, dietro a Larson chiude Jonathan Beason ed i due hanno così un biglietto di prima classe per il sabato. Alex Bowman e Damion Gardner (vincitore nel 2008) hanno meno fortuna e dopo un ripescaggio dalla B-Feature chiudono indietro; Dillon Welch invece si comporta bene e porta a casa il quarto posto.

La “Race of Champions” invece è tutta un’altra storia. Larson è sì il più veloce nelle qualifiche davanti a Bell, ma per l’inversione della griglia i due partono solo ottavo e settimo. E mentre Kyle soffre nel traffico, Christopher vola: in appena 12 giri passa in testa alla gara e poi va a vincere davanti ad Abreu, Hafertape, Larson e Leary. Quello che lascia però a bocca aperta è il margine: 4″ sul secondo classificato guadagnati in appena otto giri di un ovale da un quarto di miglio. Bell così si porta a casa entrambe le provisional per la Finale-A del sabato in quanto vincitore del Chili Bowl 2019 e della “Race of Champions” 2020, ma l’opinione di tutti è che abbia praticamente in mano anche il trofeo più importante del 2020.

Mercoledì: Abreu batte moltissimi big

La terza serata vede una pista diversa. Infatti vengono riprofilate leggermente le curva 1-2 dopo che nei primi due giorni ci sono troppi incidenti e flip (al punto che al termine ci sarà un nuovo record in questa voce). Le modifiche sono minime ma sufficienti a cambiare per il meglio il proseguimento dell’evento. Ad accorgersene è il responsabile della pista ma la conferma ufficiale arriva grazie agli uomini di iRacing, i quali nel 2018 hanno effettuato un rilievo completo della pista, e dunque forniscono le misure corrette al centimetro agli organizzatori. La suddivisione del gruppone per serate ha creato un mercoledì da leoni: Sammy Swindell, Brad Sweet, JJ Yeley, Ryan Newman, Rico Abreu, David Gravel, Giovanni Scelzi e molti altri (66 piloti totali) tutti in caccia di appena due posti per la qualificazione diretta. Presenti anche Karsyn Elledge, Tim McCreadie e il rookie a sorpresa Santino Ferrucci. Le batterie regalano fin da subito il favorito però: Abreu recupera da settimo a primo nella heat e non si fermerà più dato che si porta a casa la A-Feature (quinta in carriera) davanti a Colby Copeland mentre gli altri accusano tutti dei colpi a vuoto: Swindell si difende ed è quinto, Gravel non recupera ed è settimo davanti all’ex campione McCreadie, Yeley (dopo un ripescaggio) parte 23° e arriva 11° mentre Sweet si perde prima ad una ripartenza dopo un bel duello con Abreu, poi viene tamponato da Hahn, anche lui fin troppo aggressivo, e termina lontanissimo con Newman ed Elledge.

Giovedì: Bell conferma le premesse

Giornata di transizione per i 73 piloti della quarta serata. Per 72 di essi perché il loro destino è segnato mentre il 73° è imprendibile come da pronostico: Christopher Bell imita quanto fatto da Larson 48 ore prima, portando a casa anch’egli la sesta A-Feature in carriera. L’unica differenza è la pallina pescata, la 7 e non la 2, che però comunque gli vale la non ambita pole nella settima heat. Ma poi Christopher infila i tre successi in batteria (5.8″ di margine sul secondo in appena otto giri), qualifica (soli 3.4″ in 10 giri) e A-Feature (da sesto in griglia a primo in 12 giri) davanti a Thomas Meseraull. E mentre i Berryhill deludono un po’, in copertina ci finiscono Logan Seavey (quarto) e Dave Darland alla 23esima finale-A di giornata consecutiva. Si chiude invece presto la serata dell’altro rookie di rilievo, James Davison.

Venerdì: Thorson vince, Stenhouse spreca

La serata finale di qualificazioni vede presenti 70 piloti di provenienza molto variegata che lasciano aperto il pronostico. Anche le batterie non cambiano gli equilibri dato che Stenhouse, Allgaier e Windom vincono le rispettive heat mentre Thorson guadagna “passing points” e Schatz è un diesel che entra in forma nelle qualifiche. La A-Feature vede una lotta incredibile: Windom inizia in testa ma poi viene sorpassato da Stenhouse. Una caution raggruppa tutti e si rifà sotto anche Thorson. Alla ripartenza Ricky non è il migliore e poco dopo tocca il muretto con la posteriore destra e la sua gara finisce lì. Rimangono Windom e Thorson, ma il loro duello è talmente ravvicinato che Bernal ne approfitta per sorpassarli ed andare in testa, ma poco dopo Tanner si libera del rivale e nei giri finali passa la sorpresa del momento e conquista la giornata. Da notare anche il miglioramento di Conor Daly (avanza di un turno fino alla B-Feature) rispetto al 2019.

La “Alphabet Soup”

Il sabato di Tulsa vede come sempre ancora tutti i piloti ancora in corsa per il titolo. Per il terzo anno consecutivo si deve partire dalle Finali-O per poi risalire lungo l’alfabeto in 12 ore. Come sempre ci sono le piccoli grandi storie riguardanti chi salta di ripescaggio in ripescaggio, ma alla fine ancora una volta il record di JJ Yeley del 2004 (dalla F alla A con 3° posto incluso) rimane imbattuto. Scendono in pista anche i primi big, ma durano poco: James Davison nella M2 viene tamponato ed eliminato, Ellis ha dei problemi e nella K2 chiude solo 14°, Ferrucci inizia bene nella stessa eliminatoria ma poi negli ultimi giri finisce nella lotta con piloti più esperti ed è eliminato in un finale 3-wide per soli 0.048″; Conor Daly nella H2 imita Santino, cedendo cede negli ultimi momenti ed è eliminato.

Dalla lettera E entrano in corsa anche i veri favoriti: gli ex vincitori Gardner ed McCreadie vengono eliminati subito insieme alla Elledge mentre avanzano Newman e Stenhouse insieme a Zeb Wise. Le finali D rappresentano il capolinea per Darland e lo stesso Newman ma soprattutto per Brad Sweet, ancora una volta coinvolto in un incidente ma stavolta può recriminare solo su sé stesso. Stenhouse invece sopravvive ad un contatto con Wise e grazie a due sorpassi nell’ultimo giro fa un altro salto in avanti il tutto mentre Felker vince dopo essere partito addirittura in 19esima posizione.

Prima delle fasi decisive va in scena il nuovo format per la definizione della griglia di partenza della Finale-A: 10 piloti si sfidano a gruppi di quattro in batterie rapide. Tuttavia, al via ci sono solo 9 vetture: Thomas Meseraull infatti non è a Tulsa, è dovuto a tornare a casa per motivi personali inderogabili e il volo di ritorno dal Midwest è stato ritardato per il maltempo. Quando in Oklahoma inizia la Pole Shuffle lui è appena decollato da Chicago. In pista intanto scatta la contesa: Bernal e – ovviamente – Meseraull vengono eliminati nella prima fase ed è loro la quinta fila in griglia, la quarta va a Copeland e McIntosh, la terza a Beason e Courtney e così l’ultima batteria decisiva vede in pista Thorson, Bell, Larson e Abreu che ha rischiato l’eliminazione in precedenza a causa di uno scatto al via non ottimale.

Tutti si aspettano che in quattro giri Bell si mangi Thorson e invece Tanner non rischia mai di essere sorpassato e così conquista la pole davanti allo stesso Bell, dunque al primo vero momento di difficoltà della settimana, Larson e Abreu.

Prima della gara decisiva ci sono però ancora le finali C e B. Nella C1 si esaurisce la rincorsa di Stenhouse mentre Scelzi e Briscoe iniziano il loro sabato al meglio. Nella C2 i Berryhill non sono mai in corsa, davanti invece Bowman e Yeley staccano il biglietto per il turno successivo. Nella B1 a guadagnare i sette posti per la finale-A sono Seavey, Reutzel, Allgaier, Bayston, McDougal, Windom e Daum con Briscoe e Scelzi, quest’ultimo dopo un contatto nei primi giri, primi degli eliminati. Nella B2 i promossi sono Kofoid (che con questo traguardo conquista il titolo di “Rookie of the Year”), Klaasmeyer, Pickens, Hahn, Swindell (malgrado un’impennata e un tamponamento subito), Leary e Golobic; Welch, Schatz, Yeley e Bowman non accedono alla finale-A che vede 24 piloti al via in quanto Meseraull è atterrato per tempo ed è stato scortato dalla polizia all’Expo Center.

La finale

La gara decisiva è lunga 55 giri, una distanza che è di poco inferiore a quella che i piloti hanno completato in maniera competitiva in tutti i cinque giorni precedenti, e ciò fa capire quante cose possono variare in una corsa così lunga in proporzione (al netto circa 30 minuti dato che i giri sotto caution non vengono contati). Come detto dalla pole scatta Thorson ma al primo giro dalla seconda posizione Bell è già in testa. Gara finita? No, anche se in un primo momento può sembrare che il copione sia già scritto. Al quinto giro Golobic si ferma in pista e quindi arriva la prima caution che frena la fuga (1.6″ il vantaggio) di Christopher. Alla ripartenza Larson comincia ad insidiare Thorson ma completa il sorpasso soltanto al giro 14, quando Bell ha già riguadagnato terreno. Iniziano anche i primi doppiaggi e parte l’elastico fra i duellanti. Il divario spazia fra il mezzo secondo e 1.5″, poi però Bell trova il varco giusto e a metà gara ha 1.9″ di margine. Ma ancora una volta la sua fuga viene annullata a causa di Copeland fermo in curva 2.

21 giri alla fine. Bell e Larson uno dietro l’altro alla ripartenza e un trofeo in vista. Gli esiti sembrano essere solo due e opposti, il quarto trionfo consecutivo di Christopher oppure la rivincita di Kyle. Larson ci prova subito con un paio di slide job ma l’incidente di Pickens sospende la contesa che riprende ai -19. Kyle riparte da dove ha lasciato pochi minuti prima, ovvero da una serie di slide job che alla fine sortiscono lo stesso effetto di un pugile che lavora ai fianchi l’avversario, ovvero prima o poi il varco buono per il colpo decisivo lo si trova. Dopo un paio di giri di slide job ad ogni metà del circuito finalmente Larson riesce a mettere tutta la vettura davanti a quella di Bell, passa in testa ed allunga fin da subito. Il sogno anche per lui dura poco dato che Meseraull e Reutzel finiscono a ruote all’aria.

La successiva bandiera verde arriva ai -15 e ad aiutare Larson ci pensa Rico Abreu che attacca e sorpassa Bell, ma Christopher reagisce subito tornando in seconda posizione seguito da McIntosh. Kyle ne vorrebbe approfittare ma un problema meccanico di Thorson raggruppa tutti ancora una volta.

10 giri alla fine, Bell ha avuto ancora una chance e come l’anno scorso è pronto ad approfittarne, ma Larson non si fa sorprendere e scatta bene. I due non sono mai troppo distanti e ai -6 sembra che la contesa si risolverà in pista con un duello molto ravvicinato, ma al giro successivo Bell commette un piccolo errore che risulterà alla fine decisivo. A tre giri dalla fine Larson trova di nuovo traffico ma stavolta non ripete gli errori del 2019 e così si può permettere di fare le ultime due curve a pochi centimetri dal muro, così come gli piace fare sempre, salutando il pubblico in visibilio mentre taglia la bandiera a scacchi.

E così, dopo 12 tentativi andati a vuoto, gli ultimi in maniera tremenda, Kyle Larson vince finalmente il Chili Bowl, la gara che per lui rappresenta tutto. Lo aveva già detto che un eventuale successo a Tulsa sarebbe stato anche più importante di uno altrettanto eventuale alla Daytona500 e ieri notte Larson lo ha ribadito:

“I’m sorry NASCAR, I’m sorry Daytona, but this is the biggest effing race I’ve ever won. I hope to win Daytona in a few weeks, but this is badass

“Mi dispiace per la NASCAR, mi dispiace per Daytona, ma questa è la corsa dannatamente (eufemismo, n.d.a.) più importante che abbia mai vinto. Spero di vincere anche a Daytona fra poche settimane, ma questo è fantastico (altro eufemismo, n.d.a.)

Per Larson questo successo vale inoltre molto di più di quanto detto finora. Infatti Bell sembrava imbattibile fino a sabato sera e invece alla fine si è dovuto arrendere all’avversario numero uno. A fine gara Christopher è ovviamente deluso ma contro un Kyle altrettanto in forma (occhio ancora tumefatto dopo l’incidente di Natale escluso) e desideroso di regalare al proprio team personale il primo successo di rilievo nazionale si poteva fare poco.

Per la cronaca, dietro a Larson e Bell completano la top10 il giovane McIntosh, Seavey, Abreu, Beason, Kofoid, Hahn, Bernal e Klaasmeyer; a seguire gli altri big come Courtney, Swindell, Windom, Allgaier e Thorson.

La lunga settimana di Tulsa si chiude così con Kyle Larson che porta a casa due trofei, uno in quanto pilota vincitore e uno come proprietario del team e i preziosi “Golden Driller” finiscono in mano ai due figli Owen e Audrey in un bel quadretto familiare. Ora la mente di tutti i piloti va alle rispettive stagioni, chi in Nascar, chi in IndyCar, chi sugli ovali sterrati e non di tutta America. Ma non c’è dubbio che tutti i protagonisti stanno già pensando all’11 gennaio 2021, quando si aprirà ancora una volta all’Expo Center di Tulsa, Oklahoma la 35esima edizione del Chili Bowl.

Tutti i risultati dell’ultima giornata di gare

Immagini: Devin Mayo per sprintcarandmidget.com; Brendon Bauman per sprintcarandmidget.com e speedsport.com; twitter.com/cbellracing; Chili Bowl Nationals per autoweek.com; mrn.com; Mark Coffman per speedsport.com

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