In un’era ibrida stradominata da Mercedes e con una Ferrari incapace di lottare tra battaglie interne ed errori, mi immagino la Formula 1 degli ultimi cinque anni in assenza di Max Verstappen. E per Verstappen intendo sia quello in pista che quello fuori.
Per Liberty Media sarebbe un mezzo disastro mediatico non averlo tra le sue stelle. Perché, per quanto possa essere odiato da una gran parte dei tifosi ferraristi (e da parecchi giornalisti, aggiungo), criticato, bistrattato, considerato inferiore solo per antipatia e tutto quello che volete, se Max non facesse parte di questo ambiente si sarebbe parlato molto, ma molto meno di Formula 1 in uno dei periodi più prevedibili della storia, ancor più dei tempi d’oro di Red Bull o Ferrari.
Mi sento quasi di dire che la sua presenza ha tenuto in piedi, tra perle assolute, battaglie senza esclusione di colpi e dichiarazioni molto poco politically correct l’assetto mediatico e l’appeal della Formula 1. Il quale non ha e non dovrebbe aver bisogno di soldatini tutti perfetti durante le dichiarazioni e fantastici prolungamenti degli uffici stampa ma di gente con le palle, che sappia esprimere quello che parte dal cervello – anche con arroganza – senza il filtro dell’addetto alla comunicazione indipendentemente dalla sensatezza della dichiarazione.
La Formula 1 senza Verstappen non avrebbe visto un diciottenne alla prima gara con la Red Bull dopo un cambio di auto vincere il suo primo GP, non avrebbe assistito a manovre fuori dal comune – Interlagos ne ricorda giusto una del 2016 – senza alcun timore reverenziale nei confronti di gente titolata, non avrebbe certamente visto l’audience aumentare per le polemiche post contatti che l’hanno visto protagonista nei confronti della Ferrari, non tanto per volontà di colpire le Rosse ma in quanto unica squadra di pari livello mentre Mercedes dominava. Ovviamente questo ha reso Max, in un determinato periodo, il nemico numero uno della Rossa, dei suoi tifosi e di molti media solo perché non di rosso vestito; questo andando, per certi versi, a coprire il vero problema, ovvero l’incapacità di stare in scia ai campioni in carica.
Fondamentalmente credo che senza il figlio di Jos – il quale va ringraziato per il suo contributo – ci saremmo fatti in molte occasioni delle penniche clamorose. Dichiarazioni al veleno, controrisposte ad accuse varie, azioni in pista al limite ed anche oltre che, come sempre, vengono giudicate nel bene o nel male in base al cognome. Senza di lui ci rimarrebbero un paio di beep sui team radio di Vettel (un altro che appena varca la soglia del politically correct viene appeso in sala mensa), i vari “blessed” e “best crowd” ad ogni pista di Hamilton, le scornate tra Grosjean e Magnussen in Haas. Un po’ pochino, in effetti.
La pole di Interlagos, dopo due settimane di polemiche per le sue parole post Austin sui presunti magheggi della Ferrari – mentre noi, qui, continuiamo a sostenere che è stata Mercedes a chiudere il rubinetto – è la seconda trollata di fila di Max nei confronti della rossa e soprattutto dei suoi sostenitori, non necessariamente tifosi, che hanno abboccato all’amo ammerigano riempiendo i defi-social dei soliti post squinternati. Obiettivo raggiunto: ancora una volta si è parlato, discusso, criticato, accusato, fatto e disfatto, proprio come Liberty vuole per il suo giocattolo costosissimo.
Da fuori è tutto molto godibile, devo dire, soprattutto qui da noi. Ma non è di certo finita: il bello arriverà quando Max avrà in mano materiale da titolo e non la terza macchina del lotto.
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