Charles, non è un po’ troppo?

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Tempo di lettura: 2 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
7 Maggio 2023 - 17:30
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Il secondo errore in due giorni a Miami di Charles Leclerc, tra libere e qualifiche, ha riaperto un po’ il fronte delle polemiche sul monegasco, reo di essere un po’ troppo falloso e di esagerare anche quando a volte non ce ne sarebbe motivo.

Ci sono diversi punti di vista su questa storia e sulle storie in generale dei piloti fallosi, che cadono in errore in particolari momenti della carriera. Dipende dal parere che si ha del pilota, dalla monoposto che guida, dal seguito che ha e via dicendo.

È difficile, quindi, trovarsi d’accordo con una teoria in particolare, perché spesso è portata avanti da chi ne ha anche un po’ di convenienza. Un esempio su tutti: in Italia gli errori di Leclerc (non pochi, va detto, da quando è a Maranello) sono spesso stati fatti passare come quelli di chi getta il cuore oltre l’ostacolo e cerca di sopperire alle carenze della monoposto.

Si tratta di una teoria sulla quale posso anche essere d’accordo ma che si scontra con un paio di contraddizioni: la prima riguarda il fatto che lo stesso metodo di valutazione non è stato applicato in passato, la seconda che andando via via verso il fondo della griglia dovremmo vedere sempre più errori, cosa che non succede sistematicamente.

Molto probabilmente la verità sta nel mezzo. Se da un lato è innegabile che Leclerc ci metta l’anima tutte le volte (ma dovrebbe valere per tutti, in verità), è anche vero che, se guardiamo alla totalità della sua avventura in Ferrari, la percentuale di errori che hanno pregiudicato una gara o una qualifica sono sopra la media che ci si attende da un pilota del suo calibro.

Ammesso che il suo calibro sia stato ben inquadrato. Perché sono il primo a sostenere che Charles sia in grado di lottare con Verstappen (l’ha dimostrato l’anno scorso) ma deve anche diventare un po’ meno falloso e questo indipendentemente dal valore della macchina. Se si sa che il mezzo può dare 90, tentare tutte le volte di portarlo a 100 può portare a problemi, mentre puntare ad un 92/93 può essere più alla portata per chi ne è capace.

Sono lodevoli le autocritiche davanti ai microfoni, in quanto segno di maturità e di consapevolezza, ma dagli errori si deve imparare se si vuole essere pronti quando ci sarà la possibilità di lottare là davanti.

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