Charles, nel nome di Jules e papà

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di Alessandro Secchi @alexsecchi83
12 Settembre 2018 - 00:22
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“Ad una persona che non fa più parte di questo mondo ma alla quale devo tutto ciò che mi sta capitando… Papà. A Jules, grazie per tutte le cose che mi hai insegnato, non ti dimenticheremo mai”.

Nel messaggio con il quale annuncia al mondo di essere il prossimo pilota della Ferrari Charles Leclerc ha bene in mente, come sempre del resto, i suoi punti di riferimento. Due persone che non ci sono più e che l’hanno avvicinato ed accompagnato nel mondo dei motori, indicandogli la strada, consigliandolo. Papà Hervé è mancato nel giugno del 2017 quando lui, dopo aver stravinto la GP3, dominava la Formula 2 senza il minimo tentennamento. Jules, lo sappiamo, non è più con noi da oltre tre anni. Era il suo fratellone maggiore: in rete si trovano spesso foto di loro due in pista, con Charles ancora piccolo a bordo dei suoi primi kart. Lo ricorda spesso, lo tiene vivo in sé e lo mostra fiero.

Con queste due mancanze, il cui peso non è per noi immaginabile, Charles a 21 anni sarà il prossimo titolare della Ferrari. Chissà, magari sarebbe diventato compagno proprio di Jules se quel giorno d’ottobre il destino, al quale io credo poco, non avesse scelto una strada diversa per la sua esistenza. Come lui, anche Charles la Rossa l’ha già provata, seguendo gli stessi step. Sapevamo tutti, più o meno, quale sarebbe stata la sua destinazione futura. Forse non ne potevamo immaginare la tempistica, ma sin dalla GP3 era chiaro che ci si trovava di fronte ad un predestinato, un pilota di un’altra categoria. Grazie al sito ho imparato a seguire anche ciò che non è F1, partendo proprio dalla serie dei più giovani che accompagna il carrozzone del Circus. In due anni, prima con ART e poi con Prema, Charles ha fatto piazza pulita degli avversari con una facilità disarmante. Al di là della militanza nei migliori team che le serie proponevano non c’è stata storia nemmeno con i compagni di squadra che, come sappiamo, rappresentano sempre il primo ostacolo all’interno di un team.

Me lo ricordo dal viso ancora da ragazzino (non che sia molto più grande ora…) con la piccola Dallara GP3 ed in un baleno me lo ritrovo pronto ad indossare la tuta che tutti i piloti, un giorno, vorrebbero fare propria e con la quale vorrebbero vincere. Sembra un sogno: anzi, lo è sicuramente. Ma già da ora Charles sa che a partire dalla prossima stagione avrà una grande, enorme responsabilità sulle spalle, quella di dimostrare di valere quel sedile. Non è cosa da poco. Perché per quanto se ne dica la Ferrari non è come gli altri team, è un’altra cosa. Certo, da lui almeno nel 2019 non si dovranno pretendere i miracoli perché, a meno di ribaltoni clamorosi, la gerarchia è chiara. Dal 2020 in poi, però, ci sarà da farsi valere eccome. Ed il rovescio della medaglia nell’essere un pilota della Ferrari è che le critiche non tardano ad arrivare quando le cose non vanno per il verso giusto. Succede ovunque, ma con la Rossa è tutto amplificato: l’emozione di correrci, viverla, le reazioni della gente, gli elogi ed i dubbi. Basta chiedere, ad esempio, al suo futuro compagno col numero 5.

Eppure, nonostante la giovane età e la scommessa che la Ferrari ha intrapreso promuovendolo, sono convinto che farà bene. Perché ha un piede pesantissimo: l’ha dimostrato e lo sta dimostrando in questa prima stagione nel Circus. Perché è un personaggio positivo, educato, disponibile. E perchè, questo lo aggiungo io, c’è bisogno tra le altre cose di storie come questa da raccontare. Quella di un ragazzino che ha realizzato il suo sogno e che, nel suo sogno, porta con sé due persone che non ci sono più fisicamente ma lo sorregono spingendolo giro dopo giro, curva dopo curva. Un papà ed un amico che sono sempre nei suoi pensieri, che non fa mai a meno di ricordare e che, dall’alto, lo accompagneranno in una carriera che non potrà che essere vincente. 

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