Charles Leclerc è nel momento forse più buio da quando è arrivato in Ferrari. Cosa fare ora?
Due ritiri in tre gare e un inizio di mondiale 2023 diametralmente opposto alle sensazioni e alle speranze della presentazione. L’inizio di stagione di Charles Leclerc è un incubo forse inaspettato, al punto da tramortire. Ritiro in Bahrain dove aveva vinto 12 mesi fa, ritiro in Australia… dove aveva vinto sempre l’anno scorso.
Sembra quasi uno scherzo del destino, ma le due gare che nel 2022 avevano definito il momento più alto della Ferrari e di Leclerc sono le stesse che ora lo affossano psicologicamente, dietro quei sei miseri punti rimediati a Jeddah che fanno venire il torcicollo guardando là in alto, quota 69, dove siede Max Verstappen dopo appena tre gare.
Charles è alla quinta stagione con la Ferrari, con un contratto in scadenza a fine 2024. È arrivato nel 2019 a Maranello dopo il debutto/prestito in Alfa Romeo, con l’etichetta del Predestinato dopo aver stravinto GP3 e F2 da pilota Junior del Cavallino. Dopo cinque anni e cinque vittorie, Charles è sotto la media attesa: intendo dire che il suo talento indiscutibile non è supportato dai successi che ha ottenuto fino ad ora e, in larga parte, per colpe non sue. Nell’unico semestre in cui ha avuto una macchina capace di vincere, Charles ha fatto vedere di esserne in grado e di non temere lo scontro con Verstappen.
I problemi sono due: il primo è tutto quello che ha intorno, che ancora una volta non gira come deve. Si credeva (forse lo pensava anche lui, non possiamo saperlo) che il cambio al vertice avrebbe avuto l’effetto di una bacchetta magica, ma chi mastica un po’ di Formula 1 sa che non basta cambiare un Team Principal per vedere effetti in tre mesi. A volte ci vogliono anni.
Il secondo problema è l’insofferenza che Charles sta mostrando da tempo. È l’insofferenza di chi capisce che non ha il mezzo e gli strumenti adatti a lottare e questa sensazione si è accentuata dopo il fantastico inizio del 2022. Quasi come se l’illusione di poter lottare per il titolo si fosse trasformata nella rabbia di vedere l’obiettivo allontanarsi.
Charles, ad oggi, non ha alternative alla Ferrari. O meglio, potrebbe averne ma a quale costo? Red Bull è blindata, Mercedes attende di capire cosa farà Lewis Hamilton ma la sua punta di diamante nuova ce l’ha in George Russell. Aston Martin è rifiorita ma un sedile è occupato in casa da Lance Stroll e l’altro imbullonato al suo proprietario, con un Alonso che non si schioderà da lì facilmente. Ogni altra opzione significa abbandonare i sogni di gloria a prescindere.
Il rischio di diventare Precestinato, termine che avevo associato ai tempi a Sebastian Vettel (e pienamente azzeccato, tra l’altro, visto poi il 2020), è dietro l’angolo. L’uscita di pista di Melbourne dopo il contatto con Stroll ha portato timide critiche a quello che è risultato essere più un errore di Charles; in una curva che, per dirla tutta, non è mai stata semplice da affrontare in gruppo sin dal 1996.
Da eroe a scarso il passo, soprattutto con i media, è sempre breve. Ecco perché spiace vedere Leclerc in questa situazione, che ricorda quella del suo predecessore in diversi aspetti tra errori, insofferenze e critiche in arrivo. Difficile dire cosa si può fare ora, perché ognuno reagisce in modo diverso alle situazioni. La mancanza di alternative suggerisce di fare buon viso a cattivo gioco con le difficoltà e proporsi come vero leader, sia in pista che negli atteggiamenti. Le sfuriate via radio non sono mai positive, soprattutto quando vengono ascoltate da tutti.
Di sicuro serve uno switch, un evento positivo che possa invertire la tendenza, altrimenti sarà dura sia in pista che fuori. Con l’ombra di un’altra grande missione incompiuta ad alzarsi sopra Maranello, dopo quelle di Alonso e Vettel.
Immagine: Media Ferrari
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