Otto giri alla conclusione della gara che potrebbe lanciarti nell’Olimpo o che invece potrebbe azzerare la prima, forse l’unica, chance per il titolo MotoGP che tu abbia mai avuto. Come avversario hai il più duro, il più tosto, il più forte del mondo sulle due ruote, e devi batterlo persino davanti al suo pubblico di casa e su una pista totalmente a favore della sua moto, la Honda. E tanto per non farti mancare nulla, il tuo simpatico compagno di squadra pagato ben più di te, che ti fa strada sulla pista, non sembra darti una mano. Ma di questo meglio parlarne in altri lidi.
Ecco che però improvvisamente si accende una luce davanti a te: il tuo rivale, quel Marc Marquez apparentemente infallibile in gara quanto falloso in prova arriva lungo. Tu, dalla tua quinta posizione, non hai visto che razza di magia ha tirato fuori dal suo cilindro, ma non hai tempo per pensare se il marziano è rimasto in piedi o no: la tua unica, minuscola chance si è appena palesata, e bisogna cercare di farla fruttare il prima possibile.
Ma è solo un’illusione: quasi per uno scherzo del destino, anche il tuo compagno cade e, in caso di ritiro di Marquez, devi “solo” recuperare due posizioni per vincere, ma il duo dei piccoletti franco-spagnolo che ti sta davanti oggi è più cattivo che mai. Due curve dopo, freni qualche metro più tardi alla 7, e un banalissimo lungo si trasforma in una tragedia: perdi grip sullo sporco, le gomme stanche ti mollano, finisci nella sabbia e tu, che non sei un uomo-gatto come l’altro contendente per il titolo, non puoi far altro che finire a terra con tutta la tua moto italiana. Game over. Titolo sfumato. Sogno onirico finito.
Avete presente la pubblicità della Mulino Bianco in cui il mitico Antonio Banderas e la sua fedele gallina Rosita fanno pane, biscotti e altre leccornie? Il motto citato dall’attore spagnolo, “c’è pane e pane” volendo lo si può applicare anche alle corse e nello specifico al Motomondiale.
State tranquilli, non si parlerà di pane, quanto piuttosto di “come fare diversamente le stesse cose”. Ovvero, come effettuare una medesima azione in maniere e risvolti totalmente diversi.
Come c’è modo e modo di vincere una gara o un titolo, ci sono anche maniere differenti di farsi notare (bene o male che sia), di mostrare le proprie capacità e anche di fare gioco di squadra (sempre per rimanere in tema Valencia 2017). Ma soprattutto, c’è modo e modo di perdere e di accettare la sconfitta.
Qual è stata, infatti, la reazione di Andrea Dovizioso e dell’intero box Ducati alla perdita del mondiale e alla possibilità di avere un campione italiano sull’italianissima Desmosedici? Forse uno dei modi più belli che io abbia mai avuto l’occasione di osservare, ascoltare e provare: applausi a scena aperta al ritorno del Dovi ai box, abbracci, sorrisi, strette di mano, anche con gli avversari con cui si è combattuto per tutto il finale di stagione. Una sportività degna di essere raccontata e menzionata, degna di un campionato senza mezzi termini fantastico.
Ma colui che più mi ha impressionato è stato proprio lui, Andrea. Dopo una gara come quella vissuta, dopo soprattutto un’annata in cui davvero il sogno è sembrato possibile in alcuni frangenti, la realtà si è mostrata più dura della sabbia in cui caduto, e lui in tutta risposta cosa fa? Si mostra davanti a tutti, persino davanti al compagno di squadra (che difende apertamente per la sua condotta) e alle telecamere, con un sorriso sincero e genuino che mostra la vera natura di Andrea Dovizioso. Forse rimarrà l’unica annata in cui avrà lottato per il mondiale, ma rimarrà comunque la sua annata, quella di, per citare Alessandro Secchi, “Andrea Meravizioso”.
Per carità, si leggeva negli occhi di tutti i meccanici e di tutti i tecnici la delusione di non esser riusciti nell’impresa, ma anche la voglia di riprovarci l’anno prossimo, magari arrivando ancora più vicini all’obiettivo. Nemmeno la questione Lorenzo è sembrata scalfire la forza della squadra di Borgo Panigale, pronta già da martedì, come anche la Honda, a tornare in pista a far faville.
E’ stato un anno fantastico, il 2017 della MotoGP, e vedere gli abbracci sportivi e cordiali tra la squadra italiana e quella giapponese è stato sinceramente commovente. Un momento di sport da ricordare e che spero, dopo tanti anni di lamentele furiose, possa cancellare con un colpo di spugna tutto ciò che è stato marcio di questa MotoGP in questi anni. Grazie Dovi, grazie Ducati, ma grazie anche a Marquez, alla Honda e a tutti coloro che ci hanno fatto emozionare così quest’anno.
Fonte immagine: andreadovizioso.com
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