Bottas lascia Mercedes dopo un’esperienza lunga e condita da momenti psicologicamente snervanti
Valtteri Bottas alla fine ha svelato il suo futuro e, dal 2022, sarà un pilota Alfa Romeo, salendo sul sedile che gli terrà in caldo il caro Kimi Raikkonen prima di ritirarsi.
La sua esperienza in Mercedes si chiuderà, dopo cinque anni con i campioni del mondo, con almeno 9 vittorie, 17 pole position, 54 podi ed un contributo ad almeno quattro titoli costruttori. Numeri che avrebbero fatto e farebbero gola a qualsiasi pilota del passato, del presente e del futuro, se non fosse che si parla del numero 2 della squadra più vincente di sempre.
Quello del numero 2, appunto, è un ruolo non facile, mentalmente e fisicamente. Perché, a meno di essere un rookie che deve farsi le ossa, certifica in qualche modo che in te si vede giusto un buon aiuto e niente di più. Il contrasto tra il tuo voler spaccare il mondo ed essere considerato come “quello che può dare una mano a…” è alla base delle dinamiche a cui tutti abbiamo assistito negli anni.
Al di là di quelli che sono gli accordi, i contratti e via dicendo, ci sono episodi che vanno un po’ oltre e spostano l’equilibrio di questo ruolo dall’essere un semplice numero 2 ad un pilota sacrificato palesemente per la causa. Il caso più eclatante dell’utilizzo di Bottas a servizio di Hamilton fu quello di Sochi nel 2018, quando il finlandese rallentò palesemente, quasi fermandosi, per lasciare strada al compagno di squadra, ormai lanciato già di suo verso il titolo numero cinque.
Ieri Mercedes ha disposto di Bottas in tutti i modi possibili ed immaginabili pur di tentare di rallentare Verstappen e non farlo vincere a Zandvoort. Ha sfruttato con la seconda W12 una strategia alternativa al fine di creare un “panino” nel quale includere la Red Bull dell’olandese, con la speranza che Hamilton potesse trovare lo spunto per passare. Il piano, però, non è andato a buon fine un po’ come era successo al Paul Ricard, dove una piccola sbavatura di Bottas ha dato il là all’olandese per passare.
Non è tanto l’uso a convenienza della seconda macchina ad essere poco elegante. La Ferrari, con Barrichello, era arrivata alla scena “indimenticabile” di Austria 2002; Coulthard, in McLaren, quando vedeva Schumacher si metteva di traverso per aiutare Hakkinen, a volte anche in traiettoria sotto l’acqua, da doppiato, alzando il piede… Gli interessi in ballo sono troppi per fare del moralismo spiccio, soprattutto quando i campionati rischiano di decidersi all’ultimo.
I team di Formula 1 sono delle aziende e quello che conta è portare a casa il risultato. In un campionato tirato, insomma, non deve scandalizzare più di tanto la gestione materiale del secondo pilota, ma il modo in cui questa viene messa in atto. Che Rubens dovesse dare una mano a Michael lo sapevamo tutti ed anche lui.
L’episodio austriaco fu la punta più bassa di un rapporto nel quale il brasiliano non fu comunque trattato male e, quando possibile, ha potuto prendersi le sue soddisfazioni a fronte di aiuti importanti riconosciuti da tutti. Coulthard era un soldato a difesa della patria, aveva consapevolezza del suo ruolo e lo svolgeva cinicamente, prendendosi le peggiori parole da parte dei ferraristi, senza però essere bistrattato.
A fronte di una necessità aziendale, il lato umano non va comunque dimenticato totalmente. Con Bottas, invece, c’è la sensazione che in questi anni si sia andati un po’ oltre. La pantomima di ieri degli ultimi passaggi, con il giro più veloce in ballo, mi ha lasciato un attimo interdetto.
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Apro parentesi: la regola del punto per il giro più veloce, se all’inizio mi lasciava indifferente, ora inizia a preoccuparmi: il giro veloce in sé ha perso qualsiasi importanza e le classifiche di gara vengono stravolte negli ultimi passaggi, con i vari pit stop operati solo per tentare di agguantare un punticino. Credo si stesse meglio prima.
Dicevo: hai già “usato” il tuo secondo pilota per rallentare il leader impostandogli una strategia focalizzata su quell’obiettivo. Lo richiami al box per un cambio di sicurezza e poi ti svegli chiedendogli di non fare il giro più veloce dopo due settori migliori? Perché allora non montare una media usata o una dura nuova (entrambe erano a disposizione), seppur per pochi giri, invece di una soft? Mistero: ma ieri siamo arrivati ai limiti dell’umiliazione pubblica via radio ed è in queste situazioni che la psicologia del pilota ne risente.
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In questo modo, però, si scontentano tutti. I tifosi di Hamilton si lamentano perché Bottas si è fatto passare troppo presto da Verstappen, mentre quelli di Bottas reclamano che il loro pilota è stato sfruttato ad uso e consumo di Hamilton, senza una concreta chance per dimostrare il suo potenziale; che quest’anno, comunque, non è stato sempre al top.
Alla fine tutti sono insoddisfatti, ma nessuno si chiede come poi la viva il pilota, tutta la questione. E come può viverla un Bottas, secondo voi? Rimanendo concentrato, motivato, carico al 100%, quando sul tuo sedile girano nomi per mesi e la stagione è iniziata con un pit stop di 11 secondi in Bahrain, una tuonata di Russell ad Imola e una ruota che non esce dal mozzo a Monaco, una volta tanto che sei secondo con Hamilton lontano? Non vuole essere una giustificazione, più un’attenuante. Però, da persona che tiene conto della psicologia, credo che questi dettagli siano importanti.
Insomma, che questa potesse essere l’ultima stagione del finlandese a Brackley un po’ si era capito. Il dubbio, semmai. rimane relativamente a Russell: se sarà lui il prescelto, cosa che ormai sembra certa (si parla di ufficialità domani), non credo che Mercedes possa pensare di usare l’inglesino a servizio di Sir Lewis. Perché, come già successo con Rosberg, potrebbe trovarsi una grana importante da gestire. Ma se ne parlerà nel caso.
Sicuramente Bottas potrà ritrovare se stesso in un ambiente con meno pressione come quello di Alfa Romeo, dove approderà con l’investitura di uomo al quale affidare la risalita della squadra di Hinwil. E chissà mai che, libero da un’esperienza importante quanto complicata, non possa dare davvero una mano alla compagine svizzera.
Un’ultima nota: il giorno dell’annuncio di Bottas in Mercedes scrissi: “Darà fastidio a Lewis o la sua scelta è sintomatica del non voler far saltare altre coronarie nel team Campione? Lo scopriremo vivendo”. Credo che questi cinque anni, sebbene 17 pole e 9 vittorie non siano assolutamente da buttare e, anzi, in alcuni frangenti il finlandese abbia corso davvero bene, diano ancora più lustro al titolo del 2016. In attesa di vedere Russell.
Immagine: Twitter / Mercedes
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