Brembo

Caro Lewis, così non si fa

di Alessandro Secchi
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Pubblicato il 8 Luglio 2018 - 18:44
Tempo di lettura: 3 minuti
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Caro Lewis, così non si fa

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Ho già criticato parecchie volte in passato gli atteggiamenti di Lewis Hamilton volti spesso al complottismo, al vittimismo, all’insinuazione dell’esistenza di un agente estraneo penalizzante nel momento in cui le cose per lui non girano nel modo giusto.

D’altronde è così sin dagli esordi con il famosissimo, quanto triste, “Because I’m black”. Un paio d’anni fa, quando la lotta imperversava con Rosberg, era tutto un “qualcuno non vuole che io vinca questo mondiale”. 

Ecco, oggi abbiamo da aggiungere un nuovo mattoncino a questa tendenza che, personalmente, inizia ad essere rivedibile per un pilota quattro volte campione del mondo. Perché non puoi, sul podio, uscirtene con un “Interessante strategia, direi, dalla loro parte” insinuando una specie di volontarietà di Raikkonen nel buttarti fuori strada dopo poche curve. Era assurdo sentire lamentele dopo il Paul Ricard, è assurdo sentirle adesso al netto di due errori, chiari, di Vettel e Raikkonen sia in Francia che in Gran Bretagna, che sono valsi le relative penalità.

Ed è francamente inutile ed anche un po’ paraculo, da parte di Lewis, andare in giro per il mondo a dire ad ogni gara che “non ho mai visto un pubblico così”, se poi quando la ruota gira a favore di altri sono tutti brutti e cattivi e lui è la vittima della situazione. Perché ormai Hamilton di anni ne ha compiuti 33 e non è più il 2007 in cui, da debuttante, puoi anche permetterti qualche uscita di troppo; soprattutto se hai un palmares tale per cui certe insinuazioni dovrebbero essere quanto meno moderate. 

Scappare dall’intervista post gara davanti al pubblico è un’altra scena poco carina e molto televisiva, ed è poco utile tornare dopo un’ora a farti vedere fuori dai box; perché è sul momento che si vede quanto uno è sincero. E la sincerità di Hamilton, spesso, è quella di chi pensa di aver diritto di vincere più degli altri e spesso non è capace di accettare la sconfitta in modo lucido. Per questo apprezzo di più chi si incazza, magari sbagliando e sbraitando, a chi la mette sul politico recitando la parte della vittima.

Hamilton in questo weekend si è reso protagonista di due azioni fantastiche: il giro della pole, semplicemente strabiliante tanto da lasciarlo quasi in lacrime, ed il recupero in gara dopo essere partito dal fondo. Avrebbe potuto accettare la sconfitta con signorilità ed invece, atteggiandosi da vittima di un disegno malefico, ha rovinato la magia di un appuntamento in cui ha dato il meglio di sé davanti ai suoi tifosi.

Io queste cose proprio non le sopporto e credo che in questo abbia influito e non poco l’aver esordito in Formula 1 a bordo di una Mclaren-Mercedes, con il rischio di diventare Campione al primo anno. Un paio d’anni a centro gruppo con una monoposto di medio livello lo avrebbero formato di più, abituandolo alla lotta, a vincere e perdere a forza di sgomitate prima di diventare, giustamente e risultati alla mano, un’icona di questo decennio. Ormai però va così e difficilmente potrà cambiare qualcosa.

Ed è un peccato, per quanto mi riguarda.

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