Caro Carlo ti scrivo…

Autore: Alessandro Secchi
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Pubblicato il 22 Novembre 2015 - 19:00
Tempo di lettura: 8 minuti
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Caro Carlo ti scrivo…
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Bene, io oggi avrei voluto scrivere le Pillole del Brasile, con sola una settimana di ritardo, ma evidentemente non s’hanno da fare… Mai rinunciare comunque, ce la posso fare. Abbiate pazienza. Magari per questa sera un miracolo si abbatte in zona (dopo la tempesta di ieri sera) e per il dopo cena sono pronte.

Detto questo, il Carlo del titolo è Vanzini, la voce di Sky per la F1. Non ho volutamente inserito il cognome nel titolo dell’articolo per non cercare visibilità (come qualcuno sostiene) ma ho citato il suo account nel post di Twitter che conterrà il link a questo articolo. Così che, dato che per sua ammissione mi legge, possa sapere che questo post è diretto a lui.

Ora, evitando a piè pari la polemica scaturita su Twitter in queste ore, e appurato che il social dell’uccellino non permette (almeno a me) di rispondere nei modi utili a spiegarmi, preferisco utilizzare il blog per replicare ai due tweet di Carlo riguardo l’articolo sul Wec di questa mattina.

https://twitter.com/Gas_113/status/668397490350268420

https://twitter.com/Gas_113/status/668433274914676736

Prima di tutto. Scrivere quell’articolo, ieri notte, mi è costato tantissimo. Perché non avrei mai voluto ammettere che lo sport al quale tengo di più ha perso così tanti colpi, negli ultimi anni, da essere superato in termini di emozioni da categorie che io stesso, fino a poco tempo fa, non prendevo lontanamente in considerazione. Il lato curioso della questione, è che tutte queste categorie (Indycar, GP2, GP3, Porsche, F. Renault, WEC, WTCC) ho iniziato ad apprezzarle con l’avvento del satellite in casa, necessario a seguire la F1 sempre in diretta. Per tutti gli altri che leggono, non mi si dica che sto facendo pubblicità a Sky, si tratta unicamente di un dato di fatto.

Carlo, capisco che per evidenti motivi professionali sia necessario difendere il prodotto. Lo farei anche io. Ma non ci si può nascondere dietro un dito. Io ho espresso una mia opinione, del tutto opinabile, su una tendenza che non sono però l’unico a notare. Basta guardarsi intorno, leggere i social, i forum, parlare con amici che seguono le corse, per capire che la F1 (e ripeto, lo dico mordendomi le labbra) si è terribilmente involuta negli ultimi anni. Io non voglio credere che gli addetti ai lavori apprezzino l’attuale corso di quella che, una volta, era considerata la categoria regina del motorsport. Il problema è che quel “era considerata” si allontana sempre di più nel tempo. Appunto, a quel finale ad Interlagos del 2008 con le lacrime di Felipe sul podio.

I piloti sono una prova del cambio di tendenza. Quanti sono migrati o stanno pensando di migrare verso l’Endurance? Se scorriamo l’elenco, vediamo un sacco di ex piloti di F1 che ora corrono con i prototipi. Tu potrai obiettare che, infatti, si tratta di “ex”. Però, dettaglio ancora più importante, è che anche attuali piloti di F1 vorrebbero cimentarsi nell’esperienza della 24 ore di Le Mans, come ha fatto Webber nel 2014 (che ieri è diventato Campione, le rivincite della vita) e come ha fatto Hulkenberg quest’anno, andando anche a vincerla con Porsche. E’ da tempo che anche Alonso vorrebbe provarci, perché il fascino di Le Mans è ineguagliabile. Però…perché c’è un però…ecco che la FIA, così come impone un mese di stop estivo alla F1, allo stesso tempo riesce a programmare il nuovo GP dell’Azerbaijan proprio nello stesso weekend della 24 ore. Pensaci bene, non un Gran Premio qualunque, ma una novità che chiamerà l’attenzione del pubblico poiché all’esordio: nonostante Baku, diciamocelo, non sia sinonimo di tutta questa tradizione motoristica, anzi. Perché quindi una programmazione del genere, se non per mettere i bastoni tra le ruote delle LMP1? Non credo alle coincidenze, quando ci sono certi interessi in ballo.

Tu dici: “non riesco a capire perché non vi godete le passioni senza considerarle figli di un dio minore”. Ed io ti chiedo: “come fai a goderti una passione quando vedi che la stanno ammazzando?”. Ripeto: capisco il tuo punto di vista, ma non lo condivido. Non possiamo mettere il paraocchi, chiuderci nel nostro mondo e guardare solo la F1 dicendo che è meravigliosa, emozionante e divertente. Perché mentiremmo a noi stessi. La Formula 1, allo stato attuale delle cose, non funziona. Autoconvincersi del contrario non serve a nulla. E sono sicuro che anche voi, in fondo, sappiate come stanno realmente le cose, con la differenza che voi non potete dirlo. Chiedete ai piloti cosa pensano del DRS, del BBW, dei test sempre più limitati, del dover fare la gavetta al simulatore. Io posso aspettarmi che le tribune del WEC, della GP2 o della GP3 siano vuote, ma vogliamo parlare della F1? Tranne in rarissimi casi, (che coincidono con i tracciati storici), si vedono buchi enormi ovunque. E tralascio le cattedrali nel deserto, in cui la tribuna principale è piena solo alla prima edizione. La F1 è la matrioska più grande e bella dello scaffale, ma al suo interno ormai è tristemente vuota. E qui tu potresti chiedermi: “ma allora cosa la guardi a fare?”. La guardo (ancora) perché è facile salire sul carro del vincitore quando si vince e scendere quando le cose non vanno bene. Non ho smesso di seguire il Milan dopo essere diventato una squadra da metà classifica (e anche questo mi duole parecchio…). Non ho smesso e non smetterò di seguire la Formula 1 nonostante me l’abbiano deturpata. Ma non per questo non mi sentirò in diritto di criticare chi l’ha resa quello che è.

“Trovo riduttivo paragonare sempre tutto alla F1”. Non è riduttivo, è essenziale, per quanto mi riguarda, per capire da che parte si sta andando. Guai se non lo si facesse. Il problema sai qual è? Che il paragone con la F1 lo fanno tutti ricordandola come il top del motorsport. E poi si rimane delusi. Non solo il WEC, aggiungo, ma anche l’Indycar quest’anno mi ha lasciato qualcosa di più. Perché mi è sembrata più sincera, nonostante sia molto più caotica (e spesso casuale) che veritiera. Caution per nulla, continui rimescolamenti. Ma non ci sono gomme imprevedibili (volute dalla Federazione, immagino), c’è sì il “Push to Pass” ma lo può utilizzare anche chi si vuole difendere, non è una soluzione ad handicap come il DRS. E la Indy costa, ai team, infinitamente meno della F1. Che sbandiera ai quattri venti la riduzione dei costi e poi permette ai team (colpevoli, perché d’accordo) di costruire gallerie del vento e simulatori da milioni di Euro. Una contraddizione dietro l’altra. E poi dai, Carlo, i paragoni li fanno anche i media, voi inclusi. Parliamo di Hamilton – Senna e Vettel – Schumacher? Quante se ne sentono dall’inizio dell’anno? “41 vittorie come Senna”, “tre titoli come Senna”, “tre vittorie come nel primo anno di Schumacher in Ferrari”, “Il tedesco cresciuto nel mito di Schumi” e via dicendo. I paragoni ci sono e ci saranno sempre: tra piloti, tra categorie. Sempre.

Quindi, sinceramente, non mi pare di aver scritto qualcosa di completamente fuori luogo. Perché, purtroppo, siamo in moltissimi a pensarla così. L’esercito del Web non è composto, fortunatamente, solo di estremisti da tastiera, leoni da monitor o dittatori da post. Tanto meno dai tanti che cercano (veramente) i dieci secondi di celebrità con post deliranti sui social o i vari “Salutatemi in diretta”. Umberto Eco ha ragione, per carità, ma non si può mai fare di tutta l’erba un fascio. Di certo, comunque, non pensavo di meritarmi un “bla bla bla”. Nel mio articolo non ho mancato di rispetto nei confronti di nessuno. Ma apprezzo il successivo e parziale passo indietro. Non so se “Alessandro tu scrivi bene è un piacere leggerti” è identificabile come una subliminalissima ammissione di colpa per quanto sopra ma, nel caso, mi lascia stranito. Perché noi siamo molto, molto piccoli, sebbene ci mettiamo l’anima: sapere di essere letti dai piani alti è comunque buona e inaspettata nuova, sebbene per scoprirlo sia stato necessario un discreto macello.

Comprendo, come detto prima, l’interesse di difendere il prodotto F1, per il quale si è investito tanto. Ma appurato lo stato di fatto delle cose colgo l’attimo e mi permetto, dal mio piccolo angolo di utente del divano, di chiederti e chiedervi una cortesia, da appassionato scrittore a tempo perso a giornalista professionista. Oltre agli esibizionisti del social che tanto vanno di moda ci sono anche tanti, tantissimi appassionati con competenze immense, di fronte alle quali io mi nascondo volentieri, che non si riconoscono più in questa F1 e so per certo che stanno perdendo la voglia. C’è tantissima gente che vorrebbe vedere una F1 diversa. Invece di chiudervi nel recinto, raccontando a chi sta fuori quanto è bella, ponete all’attenzione di chi ha più voce in capitolo, voi che ne avete la possibilità, che la pelle d’oca non ce l’ha più nessuno, che all’inizio dell’anno è talmente tutto bloccato che si sa già chi vincerà i titoli e che, per avere dei titoli sui media, dobbiamo aspettare che Lewis spari qualche frase grossa o vada a cozzare a Montecarlo. Per quanto se ne dica, questa non è più la F1. Noi continuiamo a dirlo ma non può ascoltarci nessuno. Voi potete almeno farvi sentire. Per il resto, noi continueremo a dire la nostra come abbiamo sempre fatto, qualunque sarà il nostro futuro da semplici blogger.

Non so se vorrai rispondermi o meno (nel caso puoi chiedere il mio contatto a quel bell’uomo dell’Ettori), in ogni caso grazie per l’attenzione, e buon lavoro per Abu Dhabi.

Alessandro

ps: la foto a Lewis l’ho scattata io a Monza. Ogni tanto mi alzo anch’io dal divano…

 

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