Cara Sky, così non va bene

di Alessandro Secchi
alexsecchi83 alexsecchi83
Pubblicato il 2 Ottobre 2016 - 13:50
Tempo di lettura: 4 minuti
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Cara Sky, così non va bene
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Cercherò di essere il più cordiale possibile nell’affrontare un argomento che, da tempo, suscita parecchi dubbi soprattutto in ambito social, ovvero il commento dei weekend di F1 ad opera del team di Sky.

Personalmente, quello appena trascorso è il peggior fine settimana visto da quando il satellite è tornato a trasmettere le gare del Mondiale nel 2013, per tutta una serie di motivi che esulano dal discorso tecnico e dalla competenza necessaria per mandare in onda le immagini. Nulla da dire sul lavoro di chi opera dietro le quinte e non, che immagino (forse no, anzi) essere mostruoso. La mia non è una critica al punto di vista tecnico. Quello a cui mi riferisco è, diciamo, la linea editoriale.

È vero, siamo in Italia, patria della Ferrari, ma per risollevare l’interesse del pubblico verso un mondiale lontano da Maranello non si possono mostrare ogni 10 minuti le immagini della prima vittoria rossa targata Vettel, nel 2015 proprio a Sepang. O meglio, tutto si può fare, ma con un attimo di accortezza. In tre giorni si sono viste più repliche dell’arrivo di Seb un anno e mezzo fa che altro. E questo non fa morale né aiuta fisicamente l’attuale Ferrari. Tanto che, come spesso capita, il Karma ha fatto il possibile affinché il traguardo, oggi, la Ferrari numero 5 non lo vedesse nemmeno dopo un giro, con la colpevole complicità proprio dello stesso Vettel.

Non si può, a mio modo di vedere, impostare un weekend basandosi su ricordi felici, oltretutto dell’anno precedente, cercando così di illudere lo spettatore di un possibile replay. Perché altrimenti basterebbe mandare in continuazione repliche delle gare di 10/15 anni fa e saremmo tutti a posto.

Soprattutto, non si può ribaltare la realtà: io capisco la posizione del buon Marc Gené, che commenta in cabina in divisa rossa e non può evidentemente fare il tifo per la Mercedes, ma non si può sentir dire che se non ci fosse stato Rosberg il sorpasso su Verstappen in partenza sarebbe andato a buon fine, perché non si corre da soli e non si può giustificare un erroraccio come quello di un irriconoscibile Vettel. Tornando indietro di poco più di un mese, stessa cosa a Spa, quando live si è data la colpa del botto in partenza a Verstappen mentre poi le immagini hanno diramato i dubbi sulle responsabilità (anche in quell’occasione) di Vettel.

Non si può, inoltre, chiudere la prima giornata di prove libere di ogni appuntamento con il sistematico sogno che la Ferrari abbia lo stesso passo gara della Mercedes, quando poi sappiamo bene quale realtà ci presenti il conto alla domenica. Tanto che ormai, a furia di elogiare i tempi al venerdì della Rossa, la Red Bull si è issata comoda al secondo posto nel campionato costruttori e anche Ricciardo è ormai tranquillo alle spalle delle Mercedes in quello piloti.

All’interno di una visibile (e giustificata, ripeto, fino ad un certo punto) promozione della Ferrari durante i weekend di gara, l’impressione è anche che ci sia una discreta disparità di trattamento mediatico tra i piloti, che da due anni a questa parte non sono sulla carta una prima ed una seconda guida (come succedeva ai tempi di Schumi con Barrichello e di Alonso con Massa), ma due campioni del mondo di cui uno, Raikkonen, ultimo a porre il suo nome nell’albo d’oro a fianco a quello della Ferrari. Kimi è stato devastato nel 2014, depredato idealmente del suo sedile a favore di chiunque, per poi migliorare progressivamente l’anno scorso fino ad essere, oggi, il pilota del Cavallino con più punti in classifica. A Sepang è stato in lotta per il podio fino a pochi giri dal termine, eppure il suo lavoro non viene considerato abbastanza nonostante il finlandese sia notoriamente a fine carriera. I riflettori sono per Vettel, punto: e dico questo con tutta la stima che provo nei confronti del tedesco anche se, in questa stagione, si stia mostrando una copia sbiadita di se stesso.

Insomma, tanti sono i dettagli che non mi convincono in generale e che, in questo weekend, mi hanno lasciato interdetto. Qualcuno chiama in causa gli anni d’oro con Gianfranco Mazzoni al commento, ma sinceramente non ricordo una propensione così forte al ferrarismo. Magari il tempo mi fa difetto…

Tutto questo senza considerare i continui scivoloni di chi gestisce l’area social, tra un Piquet francese o uno Schumi vincitore a Sepang nel 1999. Ripeto ancora una volta: nulla da dire sull’area tecnica, sulla possibilità di vedere tutte le sessioni (per quanto spesso siano soporifere, ma questa non è colpa di chi trasmette) e sulla qualità delle immagini, evidentemente altissima e goduriosa.

Basterebbe poco per essere meno criticati. Un po’ più di attenzione ai dettagli (sui Social soprattutto) e un po’ meno enfasi solo in una direzione. Mi viene da citare la frase più bella recitata dai professori nelle scuole riguardo gli alunni: “È intelligente, ma non si applica”.

That’s my 2 cents, ovviamente.

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