Campioni per sempre | Rudolf Caracciola, il primo asso tedesco

Campioni per Sempre
Tempo di lettura: 5 minuti
di Giacomo Maltinti
27 Ottobre 2016 - 16:00

Il più grande interprete dell’automobilismo degli anni che precedono la nascita del campionato del mondo come lo conosciamo è forse Rudolf Caracciola. Questo riconoscimento non proviene da una gloriosa morte in corsa ma dalla lucida analisi di una carriera quasi trentennale che lo ha visto avversario dei più coraggiosi piloti di quegli anni. Pilota completo e verace, univa le migliori caratteristiche dei suoi avversari tra il coraggio disperato di Nuvolari, la freddezza di Varzi, l’audacia di Rosemeyer e la completezza di Fangio; era inoltre abile su ogni tipo di circuito, di competizione, in ogni condizione di corsa.

Questa sintesi gli permetterà di vincere tre Campionati europei (oltre a tre Campionati Europei della montagna e numerose altre gare come la Mille Miglia) e di essere ricordato come il migliore tra molti addetti ai lavori, anche anni dopo il suo ritiro.

Di lontanissime origine italiane, Rudolf è figlio di un albergatore e comincia la sua carriera come corridore con un traghetto sul fiume su cui si affaccia l’albergo dei genitori. Avviene però quasi subito il passaggio alla Mercedes con cui nei primi anni Venti si afferma soprattutto nelle gare in salita, meno come venditore d’auto per la stessa casa tedesca. Da qui in poi la carriera esplode definitivamente e il primo grande successo è la vittoria nel primo Gran Premio di Germania all’Avus. Vince sotto una pioggia torrenziale il primo dei suoi sei gran premi di casa e ottiene il titolo di “Maestro della pioggia”, titolo che dimostrerà più volte di meritare. Potrebbe vincere anche il primo Gran Premio di Monaco nel 1929 ma viene attardato da un pit stop di quattro minuti e mezzo e cede a Grover Williams.

Vince invece l’edizione del 1931 delle Mille Miglia, la prima edizione vinta da un pilota non italiano.

L’anno successivo la Mercedes decide di abbandonare le competizioni e Rudi passa all’Alfa Romeo con cui vince un’altra edizione della gara di casa ma è solo terzo nel Campionato Europeo. L’esperienza dura solo un anno così nel 1933 lui e Chiron formano una scuderia privata acquistando delle Alfa Romeo con cui partecipare al Gran Premio di Monaco. In prova però si rompono i freni alla curva del Tabaccaio e Caracciola si polverizza il femore: convalescenza di un anno e zoppìa che lo accompagnerà sempre.

Torna nel 1934 quando si rende conto di essere ancora un pilota valido. Valido ma solo perché una valanga ha ucciso sua moglie. Viene spinto in pista da chi gli vuole bene e Caracciola, concentratissimo, vince nella stagione sei gare, più di tutti, tre delle quali costituiscono le prove del Campionato Europeo (Belgio, Svizzera e Spagna) che riesce a ottenere grazie anche al terzo posto in Germania, sconfiggendo Fagioli, seconda guida sulla carta ma avversario indomabile nella realtà .

L’anno dopo la Mercedes non è competitiva e si deve accontentare di due sole vittorie, una delle quali è però il prestigioso Grand Prix di Monaco dove ricorda a tutti le sue qualità di argonauta.

Nel 1937 con la nuova macchina Caracciola torna a dare spettacolo: partecipa a quattro delle cinque gare in programma per il Campionato Europeo e ottiene tre vittorie e un secondo posto, oltre al titolo.

Il 1938 ha un gusto inizialmente amaro per lui che ottiene il record di velocità della classe B su strade pubbliche, record tuttora imbattuto, a oltre 430 Km orari sull’autostrada da Francoforte a Darmstadt. Purtroppo la giornata vede la scomparsa nello stesso tentativo di record del suo avversario, il giovane e promettente Rosemeyer che a causa di un colpo di vento, perde la macchina e rimane ucciso. Rudolf è molto scosso dalla scomparsa di un avversario che rispettava. àˆ comunque l’anno del terzo e ultimo titolo europeo con la vittoria a Berna, i secondi posti a Reims e al ‘Ring e il terzo a Monza.

L’anno successivo non riesce a cogliere un magico e irripetibile tris consecutivo del Campionato Europeo, nonostante la sesta vittoria nella gara di casa, a causa dei colleghi Lang e Muller, che rendono vano il suo successo in casa e il suo secondo posto in Svizzera, ma soprattutto dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale che interrompe ogni attività .

Nel 1946 riprendono le gare e Caracciola, che ha trascorso il periodo bellico nella tranquilla e neutrale Svizzera, torna in pista. Viene invitato, insieme ad altri colleghi europei, a Indianapolis e in prova subisce un drammatico incidente che lo costringe all’ospedale in coma. Sopravvive e ritorna per l’ennesima volta in pista anche se è conscio che i giorni migliori sono passati e astri come Ascari e Fangio si stanno affacciando prepotentemente per sostituirlo, anche se riesce a cogliere un quarto posto alla Mille Miglia del 1952. In una corsa a Berna nello stesso anno, per il bloccaggio di una ruota, esce di pista e subisce un incidente che chiude definitivamente la sua carriera, costringendolo per quasi un anno alla pressochè totale infermità .

Muore nel 1959 per un’infezione al fegato.

Immagine: internet (per segnalare il copyright: info@passionea300allora.it)

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