Campioni per sempre | Niki Lauda, il computer

Campioni per Sempre
Tempo di lettura: 5 minuti
di Giacomo Maltinti
4 Marzo 2017 - 20:10

Figlio dell’alta borghesia viennese, uno dei piloti più conosciuti e apprezzati di sempre è Niki Lauda.
Non certo favorito dalla sua famiglia, che vedeva come poco dignitoso il mestiere di pilota, Lauda ha dovuto faticare non poco per emergere economicamente nelle categorie minori dell’automobilismo, ricorrendo al prestito per iniziare a correre e raggiungere i suoi obiettivi. Razionale, metodico, calcolatore, Lauda non ha mai avuto uno stile appariscente o spettacolare, in grado di coinvolgere ed emozionare il pubblico, ma è riuscito con la sua guida redditizia ad entrare nel prestigioso club dei tre volte campioni del mondo.

Dopo il debutto in Formula 1 in casa dell’anno precedente, il 1972 è il primo campionato cui Lauda partecipa per intero alla guida della March. A fianco del velocissimo Ronnie Peterson non riesce a ottenere grandi risultati o ottenere punti mondiali mentre Ronnie ne conquista dodici.
L’anno successivo passa alla BRM da pilota pagante al fianco dello svizzero Clay Regazzoni, in “esilio” dalla Ferrari dove tornerà dopo un anno. Aldilà dei primi punti mondiali, ottenuti col quinto posto in Belgio, l’anno è importante perché Regazzoni, tornato a Maranello a fine campionato, suggerisce ai dirigenti del Cavallino di prendere il giovane austriaco. Enzo Ferrari, scorgendone le doti e sempre pronto a formare in casa un giovane campione per dimostrare che sono le sue macchine più del singolo a vincere, accetta e Lauda approda alla Ferrari, dopo una battaglia legale coi vertici BRM.

L’apprendistato in rosso è molto positivo perché Niki stringe ottimi rapporti con Regazzoni e continua ad evidenziare ottime doti di collaudatore, lavorando a stretto contatto con l’ingegner Forghieri. Dopo un ottimo secondo posto in Argentina, arriva la prima vittoria in Spagna cui seguirà quella in Olanda. Giungono anche altri due secondi e un quinto posto oltre a ben nove pole position: è un buon bottino ma troppi ritiri, anche in momenti focali, hanno impedito a Niki sia di competere per il titolo che di aiutare Regazzoni, sconfitto da Fittipaldi nella lotta al mondiale.
Nel 1975 inizia l’era Lauda: dopo aver dimostrato l’anno precedente di essere più veloce del compagno di squadra, Niki si conferma costantemente e dal Gran Premio del Sudafrica guida la sua nuova macchina la 312 T al titolo. Nove pole position, cinque vittorie, un secondo e due terzi posti, un giro veloce consegnano all’austriaco il primo titolo, vinto matematicamente a Monza undici anni dopo Surtees, nel giorno della vittoria di Regazzoni.

L’anno successivo Lauda riesce addirittura a migliorare inizialmente i propri risultati con cinque vittorie, due secondi e un terzo posto nelle prime nove gare; alla fine della gara di Brands Hatch ha sessantuno punti, più del doppio di Scheckter secondo e trentacinque più di Hunt. In una giornata piovosa arriva però l’incidente del Nurburgring: Niki viene sfigurato dal fuoco, va in coma e riceve l’estrema unzione. Lotta per la vita fino al 5 agosto, quando viene dichiarato fuori pericolo mentre Hunt vince in Austria e Olanda. Niki torna eroicamente dopo soli 42 giorni dall’incidente, ricevendo il via libera dei medici alla vigilia di un Gran Premio d’Italia dove giungerà quarto. La matematica tiene in gioco Hunt e alla gara finale al Fuji questi si presenta con tre punti di svantaggio dall’austriaco.
In Giappone diluvia e si vocifera addirittura di uno sciopero per motivi di sicurezza. Con un’ora e mezzo di ritardo la gara parte, ma al secondo giro Lauda si ferma, ritenendo le condizioni troppo pericolose per poter continuare, mentre Hunt con un provvidenziale terzo posto vince incredibilmente il mondiale.

Quanto successo al Fuji incrina un po’ i rapporti con la Ferrari e il suo fondatore e Niki matura l’idea di lasciare la Scuderia. Nel 1977 dimostra tutta la sua classe, vincendo il suo secondo titolo iridato con tre vittorie ma soprattutto sei secondi e un terzo posto che gli consentono di tenere a distanza Scheckter e Andretti con la veloce Lotus a effetto suolo. Niki, che aveva già annunciato il divorzio a fine anno dalla Ferrari, abbandona la Rossa a due gare dalla fine per provare a vincere con la Brabham.

Il biennio in Brabham gli regala solo due vittorie e qualche piazzamento, tanto da fargli annunciare il ritiro dalla Formula 1 dopo le prove libere del Gran Premio del Canada 1979 per impegnarsi come fondatore della sua compagnia aerea “Lauda Air”.

Tornerà nel 1982 convinto dal progetto Project 4 della McLaren. Al primo anno vince due gare, di cui la prima alla terza corsa dopo il rientro mentre nel secondo anno i risultati sono molto negativi fino al debutto del nuovo motore Porsche, che dopo i collaudi si dimostra competitivo.

Nel 1984 Niki vince il suo terzo mondiale dopo una battaglia tanto dura quanto leale con il suo compagno di squadra Alain Prost. I due dividono gioie e dolori nella prima parte del Mondiale, ma dalla gara di Brands Hatch in poi Niki arriva sempre a punti e riesce con una gara tutta all’attacco e in rimonta all’Estoril a precedere il francese per solo mezzo punto.

Rimane in squadra anche l’anno successivo vincendo a Zandvoort ma è battuto nettamente da Prost e limitato da molti ritiri, per cui annuncia il secondo e definitivo ritiro dalle corse.

Immagine di copertina da Formula1.com             

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