Campioni per sempre | James Hunt, spirito libero

Campioni per Sempre
Tempo di lettura: 4 minuti
di Giacomo Maltinti
31 Marzo 2017 - 14:30

L’immagine più emblematica per descrivere James Hunt è quella che lo ritrae seduto sulla propria monoposto accanto ad una bella ragazza mentre, reggendo una lattina di birra, fuma una sigaretta. Raramente le immagini descrivono così bene una personalità, un carattere, uno stile di vita. E quella di Hunt sarà una vita vissuta pienamente, sempre al limite, senza mai risparmiarsi niente, spesso in netta contrapposizione con le formalità, molto diversa dalle vite degli altri piloti.

Dotato di buona velocità di base nonchè di una certa predisposizione all’incidente, da cui il soprannome “Hunt, the shunt” (Hunt lo schianto), l’inglese, appassionatosi quasi per caso all’automobilismo, si mette in luce nelle categorie minori e approda nel 1973 in Formula 1. Un uomo così, un personaggio così però non può debuttare in un team qualsiasi e infatti guida per tre anni per Thomas Alexander Fermor Hesketh, Terzo Barone di Hesketh. Lord Hesketh, prima di diventare un politico di primo piano in Gran Bretagna, è solo il rampollo di una famiglia nobiliare che per divertirsi ha fondato una scuderia automobilistica, inizialmente nelle serie minori, successivamente in Formula 1. Il divertimento è lo scopo dichiarato del team che si differenzia per un approccio scanzonato e godereccio al mondo delle corse che porta tutto il team a viaggiare in prima classe, a soggiornare in hotel a cinque stelle, ad arrivare sui circuiti su lussuose macchine, a bere champagne, ad avere un catering personalizzato quando le squadre tradizionali si arrangiano con panini consumati in fretta nei garage. Hunt, pilota giusto nella squadra giusta, debutta nella massima serie a Monaco nel 1973 guidando una March per il team Hesketh.

Nei tre campionati disputati in questa scuderia, Hunt e il suo nobile titolare si godono la vita ma fanno anche sul serio, mettendosi in luce con nove podi totali, tra cui spicca la vittoria di Zandvoort ’75, la prima assoluta, ottenuta con una grande prova di freddezza davanti a Lauda.

La Formula 1 però è tremendamente costosa e alla fine del 1975 Hesketh annuncia il proprio disimpegno, lasciando libero il suo pilota di sostituire Fittipaldi alla McLaren. Nella nuova scuderia non inizia male, vince in Spagna e Francia e ottiene qualche buon piazzamento; nonostante qualche incidente e problemi di affidabilità, si comporta bene ma Lauda sembra imbattibile e, con la vittoria a Brands Hatch e la contemporanea squalifica di Hunt, la lotta per il titolo sembra chiusa. Ma al Nurburgring Lauda ha il suo terribile incidente, sembra in pericolo di vita, anche quando è dichiarato fuori pericolo permangono dubbi su se e quando potrà mai guidare di nuovo una vettura da corsa. Niki torna a Monza e lotta ma James con quattro vittorie, un terzo e un quarto posto nelle ultime sette gare si laurea, anche fortunosamente, campione del mondo per un solo punto. L’epilogo è in Giappone al Fuji sotto un diluvio che crea divisione tra chi pensa che sia giusto correre e chi lo reputa eccessivamente pericoloso. Lauda rinuncia alla contesa mentre il pilota inglese prosegue in una gara emozionante che vede tanti ritiri, uscite di pista e cambi gomme; alla fine chiude terzo ma soprattutto chiude da campione del mondo.

Ottenuto l’obbiettivo che aveva sognato a inizio carriera, Hunt mentalmente perde stimoli, pur rimanendo altri due anni e mezzo nella massima serie. Riesce ad ottenere altre tre vittorie nel 1977 con la McLaren ma non riesce a difendere con successo il suo titolo che torna a Niki Lauda.
L’anno successivo vede un solo podio all’attivo ed è l’ultimo con la McLaren nonché l’ultimo campionato che James porta a termine perché nel 1979, passato al team Wolf, decide di ritirarsi dalla Formula 1 dopo il Gran Premio di Monaco a causa della scarsa competitività della macchina.

Nei successivi quattordici anni, fino alla sua morte nel giugno 1993, accetta il ruolo di commentatore televisivo accanto a Murray Walker per la BBC e dai microfoni non lesinerà pesanti critiche e commenti coloriti verso i suoi ex colleghi, comportandosi fino all’ultimo in modo spontaneo e diretto, in linea con tutta la sua esistenza.

Immagine: internet (per segnalare il copyright, info@passionea300allora.it)

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