Campioni per sempre | Graham Hill, il gentleman driver

Campioni per Sempre
Tempo di lettura: 4 minuti
di Giacomo Maltinti
22 Dicembre 2016 - 16:00

Il triste paradosso della vita di Graham Hill è rappresentato dalla contrapposizione tra una carriera sportiva incredibilmente lunga e un’esistenza tragicamente corta che ci ha privati non solo di un padre e di un marito ma anche di un uomo estremamente intelligente, spiritoso e dal sicuro avvenire, qualsiasi carriera avesse deciso di intraprendere.

Graham Hill non è stato solo uno dei personaggi più riconoscibili della sua era, è stato anche un pilota che, pur non avendo forse la classe e la velocità pura di Clark o Stewart, è riuscito a vincere due mondiali di Formula 1, una 24 ore di Le Mans e una 500 miglia di Indianapolis, laureandosi come unico detentore del Triple Crown dell’automobilismo.

Il pilota inglese, proveniente come molti altri, soprattutto della sua epoca, dal motociclismo debutta al Gran Premio di Monaco 1958 e la sua carriera proseguirà fino al 1975, un record di partecipazione consecutiva al campionato del mondo che verrà superato solo da Rubens Barrichello in tempi recenti. Così come resisterà circa venti anni il suo record di cinque vittorie al Gran Premio di Montecarlo fino alla sesta affermazione di Ayrton Senna nel 1993.

Dopo due anni di apprendistato in Lotus, passa alla BRM che nel 1960 e 1961 gli regala le prime soddisfazioni e i primi punti. Confermato in squadra anche per il campionato successivo, questo si rivela un vero trionfo che porterà non solo la prima vittoria al debutto a Zandvoort ma addirittura il titolo iridato. La sua BRM P57 ha un’ottima affidabilità e vede sempre il traguardo mentre Jim Clark deve subire addirittura quattro ritiri su nove gare totali, al termine delle quali il pilota inglese colleziona quattro vittorie, due secondi, un quarto e un sesto posto.

Da campione del mondo non riesce a confermarsi ma la sua BRM rimane nel novero delle grandi squadre e per tre campionati è sempre vicecampione con due vittorie l’anno e curiosamente sempre a Monaco e negli Stati Uniti.

Nel 1966 la Formula 1 è avara di successi e Graham non riesce a vincere alcun gran premio ma entra nella leggenda comunque perché al volante di una Lola riesce a vincere la mitica 500 miglia di Indianapolis.

L’anno successivo torna alla Lotus con Jim Clark come compagno di squadra ma la vettura non ha l’affidabilità che serve e i suoi due alfieri devono lasciare il titolo a Hulme che vince la metà delle gare di Clark ma ha anche meno della metà dei ritiri. Hill arriva al traguardo solo tre volte con due secondi e un quarto posto, indice che la macchina è veloce ma inaffidabile.

Il 1968 si apre con una doppietta Lotus in Sudafrica ma il 7 aprile Clark muore in un incidente a Hockenheim in F.2 e Graham Hill diventa prima guida della squadra. Riesce a ottenere altre tre vittorie, due secondi e un quarto posto e soprattutto il secondo titolo iridato davanti a Stewart.

L’anno successivo Hill guida la Lotus 49B, vettura che, come molte altre progettate da Chapman, si rivelerà tanto veloce quanto pericolosa: al Gran Premio di Spagna lui e Rindt hanno due incidenti identici per il cedimento dei supporti degli alettoni posteriori mentre negli Stati Uniti Hill si rompe entrambe le gambe in uno spaventoso incidente causato da una foratura. Il baffuto pilota trova il modo di stemperare i toni e quando in ospedale qualcuno domanda se devono dire qualcosa alla moglie, lui prega di informarla che per due settimane non potrà ballare.

Da questo momento la carriera in Formula 1 sarà una costante discesa, priva di grandi soddisfazioni che lo vedrà alla guida di Brabham, Shadow e Lola. Graham però è ancora un pilota di tutto rispetto e con Henri Pescarolo alla guida di una Matra regala la prima vittoria di un’auto francese alla 24 ore di Le Mans nel 1972.

Nel 1975 Hill lascia il Circus della F.1 dopo una mancata qualifica a Montecarlo. Saluta il pubblico con un giro d’onore e si dedica alla gestione della squadra Lola. Sei mesi dopo però, il 29 novembre, mentre sta rientrando dal circuito francese del Paul Ricard con il suo pupillo Tony Brise e altri tecnici e meccanici della squadra, il suo aereo privato, a causa delle cattive condizioni metereologiche si schianta vicino a Londra, uccidendo sul colpo tutti i passeggeri.

Immagine: internet (per segnalare il copyright: info@passionea300allora.it)

Leggi anche

Tutte le ultime News di P300.it

È vietata la riproduzione, anche se parziale, dei contenuti pubblicati su P300.it senza autorizzazione scritta da richiedere a info@p300.it.

LE ULTIME DI CATEGORIA
Lascia un commento

Devi essere collegato per pubblicare un commento.

COLLABORIAMO CON

P300.it SOSTIENE

MENU UTENTE

REGISTRATI

CONDIVIDI L'ARTICOLO