BTCC 1992: la rimonta di Harvey, il finale di Silverstone e un titolo controverso

MotorsportStoria
Tempo di lettura: 16 minuti
di Federico Benedusi @federicob95
27 Dicembre 2020 - 10:00
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Il BTCC, complice anche una certa penuria di informazione da parte dei media italiani (eccezion fatta per il leggendario 1994), è sempre stato un campionato perlopiù ignorato dalle nostre parti. Eppure le storie e le battaglie che hanno caratterizzato il campionato turismo britannico, che l’anno prossimo disputerà la sua 64esima edizione, sono innumerevoli.

Un capitolo totalmente a sé lo merita la stagione 1992, la prima disputatasi interamente con le vetture Superturismo. Cinque piloti in lizza per il titolo e un finale incredibile, in quella che probabilmente è la gara più famosa e ricordata nella storia di questo campionato, in Gran Bretagna e non solo. Nel ricordare questa pagina di storia del motorsport ci siamo avvalsi anche della “voce” di uno dei principali protagonisti di quella stagione e in particolare quella dello “sconfitto”, John Cleland.

IL CONTESTO

A difendere il titolo nel 1992 è il compianto Will Hoy, passato nel frattempo da BMW a Toyota. La struttura di riferimento della Casa giapponese è guidata da Andy Rouse, che è anche compagno di squadra di Hoy. Rouse vanta già quattro titoli britannici e nel suo palmarès figurano ben 58 vittorie: in quel momento è di gran lunga il pilota più vincente nella storia del campionato considerando che il secondo in questa classifica, Frank Gardner, è fermo a quota 35 successi. La vettura è la Carina, già terza nel campionato 1991 con lo stesso Rouse.

In BMW, che pure schiera due team ufficiali, si nota una discreta incertezza. La Casa tedesca ha presentato la nuova 318is, destinata a soppiantare la gloriosa M3, ma da subito si notano alcuni problemi di gioventù che suggeriscono la probabilità di un’annata di semplice transizione per le scuderie guidate rispettivamente da Vic Lee e David Richards. La prima porta in gara Harvey, Ray Bellm e l’ufficialissimo Steve Soper, il quale tuttavia è costretto ad un programma ridotto per le concomitanze col DTM, mentre la seconda si affida a Tim Sugden e al debuttante Alain Menu.

C’è poi l’armata Vauxhall, con il team interno gestito da Dave Cook gommato Yokohama affiancato dalla storica Écurie Ecosse gommata Dunlop. Nel primo rientrano il campione 1989, Cleland appunto, e Jeff Allam, mentre la seconda schiera due rookies di belle speranze, Bobby Verdon-Roe e David Leslie. La Cavalier è già una discreta garanzia e un’arma sicura per ambire al titolo, nonostante l’incognita rappresentata dal cambio di pneumatici per il team ufficiale. Ecco cosa ci ha raccontato Cleland a proposito della Vauxhall 1992: “Sulle vetture venivano apportati molti cambiamenti ad ogni stagione ma nei primi anni del Superturismo quelli più importanti riguardavano le sospensioni, per far sì che le vetture si sollevassero di meno e potessero essere guidate meglio sui cordoli. Poi siamo passati dalle Dunlop alle Yokohama, che ai tempi erano più consistenti sulla distanza di gara. Dunlop faceva delle gomme da qualifica eccezionali ma quelle da gara perdevano grip e performance col passare dei giri”.

Il fiorire della nuova classe D2 ha portato inoltre nuove Case nel BTCC: Peugeot schiera una 405 ufficiale al 100%, pilotata dal campione 1990 Robb Gravett, mentre Mazda porta in gara una 323 gestita da Roger Dowson e guidata da Patrick Watts. A chiudere la schiera delle vetture ufficiali ci sono le Nissan Primera della Janspeed, con Kieth O’Dor e Andy Middlehurst al volante.

IL DOMINIO DI VAUXHALL E TOYOTA

Il 5 aprile, sulla versione National del circuito di Silverstone, iniziano le danze e la sfida è tra Vauxhall e Toyota. Hoy, Cleland, Rouse e Allam monopolizzano le prime due file dello schieramento di partenza e anche la gara è una questione loro. Cleland vince dopo essersi preso il comando con una staccata a ruote fumanti a Maggotts, Rouse precede Allam mentre Hoy è quarto dopo un fuoripista. La migliore delle BMW è quella di Sugden, quinta a quasi dieci secondi, mentre Harvey termina ottavo con il cofano aperto per metà.

A Thruxton va in scena un eccezionale duello tra Rouse e Cleland. Il pilota Toyota supera l’alfiere Vauxhall in velocità alla curva Church ma lo scozzese reagisce nelle battute finali con un sorpasso molto simile alla curva Village, peraltro analoga in quanto a velocità di percorrenza. “Correre contro Rouse è sempre stato un piacere, perché sapevi che sarebbe stato corretto anche nelle situazioni di più stretto contatto”, racconta Cleland. “Correre sul circuito più veloce d’Inghilterra è stato divertente, io e Andy ci siamo scambiati di posizione diverse volte senza alcun contatto e non siamo mai stati distanziati di più di un metro per tutta la gara”. La top 4 è la stessa di Silverstone, mentre la squadra BMW incassa un’altra giornataccia con Soper quinto davanti a Menu, seppur ancora molto distanziati dalla vetta, e Harvey nuovamente ottavo.

Il terzo round si disputa ad Oulton Park e vede il primo passo falso di Cleland. Al primo giro, a gomme fredde, la Vauxhall al comando si intraversa pericolosamente nella chicane che poi verrà intitolata a Steve Hislop; Cleland riesce in qualche modo a percorrere la variante ma questo è solo un segnale, perché pochi secondi dopo alla curva Druids la Cavalier #2 parte a pendolo e lo scozzese finisce contro le barriere, rientrando poi in pista senza controllo. Anche un pilota come Cleland può essere tradito dall’inesperienza: “Essendo al debutto con le Yokokama, stavo ancora imparando come mandare in temperatura ottimale le gomme posteriori ad inizio gara, quella volta non sono riuscito a riscaldarle a sufficienza e alla Druids sono uscito…”. Per qualche strano miracolo, tutti i piloti riescono ad evitare Cleland che può quindi proseguire, effettuando una sosta ai box. La gara diventa allora un monologo Toyota, con Rouse che resta alle calcagna di Hoy fino a quando la Carina #1 non patisce un improvviso rallentamento. Hoy non si dà per vinto e riesce anche a rimettere la sua vettura davanti a quella del compagno di squadra, che tuttavia ha gioco facile poiché la Toyota di Hoy si ammutolisce nuovamente in mezzo alla già citata chicane. Rouse resiste agli attacchi finali del compagno di squadra, vince e passa in testa alla classifica; Allam è ancora terzo davanti a Harvey, mentre Cleland non va oltre un 11° posto in rimonta.

A Snetterton è finalmente la volta di Hoy, che dalla pole conduce una gara solitaria e sul traguardo precede Cleland. Rouse e Allam restano coinvolti in un incidente e concludono rispettivamente al quarto e al sesto posto, così sul podio sale per la prima volta una BMW con Menu. Protagonista della gara nei primi giri è anche Harvey, la cui 318is monta una sospensione posteriore rivisitata, ma al decimo giro una foratura mette fine ad una giornata potenzialmente positiva. Rouse resta al comando della classifica con quattro punti su Cleland e otto su Hoy.

TOYOTA SPRECA E CLELAND TENTA LA FUGA

L’appuntamento di Brands Hatch è il primo crocevia della stagione. Le Toyota dominano le qualifiche, con Hoy e Rouse più veloci di un secondo rispetto a tutti gli avversari, e le BMW di Soper e Harvey vengono costrette a partire dal fondo per non essersi schierate in griglia nel tempo limite previsto dal regolamento. Cleland scatta bene dalla quarta casella e nel corso del primo giro approfitta del duello tra le Toyota per superare Rouse. Passa un’altra tornata e la Vauxhall si ritrova al comando quando Hoy sbaglia una marcia in uscita dalla curva Surtees; Rouse affianca Hoy e i due compagni di squadra percorrono affiancati la curva Hawthorn fino alla discesa della Westfield, nessuno dei due alza il piede dall’acceleratore e lo scontro è inevitabile. Rouse scende dalla macchina e guarda sconsolato Hoy, la gara è finita per entrambi. Sembra tutto facile per Cleland ma alle sue spalle risale nientemeno che Allam, suo compagno di squadra, partito nono. La Vauxhall #6 raggiunge la gemella ma alla fine non costituisce mai un vero pericolo per l’esito della corsa. Terzo sotto la bandiera a scacchi è un eroico Soper, che supera Sugden proprio all’ultimo giro, mentre Harvey non va oltre il sesto posto. Questa vittoria permette a Cleland di riappropriarsi della leadership con 20 lunghezze di margine su Rouse.

A Donington, in occasione del primo dei tre double header stagionali, Hoy conquista la sua quarta pole consecutiva e vince gara-1. Cleland conclude al secondo posto sorprendendo Rouse all’ultima curva, mentre Harvey batte Allam per il quarto posto. Dopo un’accesissima battaglia nei primi giri, finalmente Harvey riesce ad avere la meglio su tutti gli avversari in gara-2, dando a BMW il suo primo successo stagionale. Hoy termina secondo mentre Soper, partito 17° a causa di un problema al motore patito in gara-1, soffia il terzo posto a Cleland proprio all’ultima curva, esattamente come lo scozzese aveva beffato Rouse pochi minuti prima. Zero pesante sia per lo stesso Rouse che per Allam, coinvolti in un incidente al primo giro, mentre Cleland conserva 21 punti di vantaggio su Hoy in campionato.

Si va dunque a Silverstone, nel weekend del Gran Premio di Gran Bretagna di F1 dominato da Nigel Mansell, e stavolta è Allam ad imporsi dalla sesta piazza in griglia. Cleland perde il duello col compagno di squadra e successivamente viene sfilato anche da Hoy proprio in vista del traguardo. Harvey chiude quarto dopo uno snervante duello con Leslie, mentre Rouse incassa un altro zero con il motore kappaò al primo giro.

HARVEY ALLA RISCOSSA

Giunge il turno del round casalingo del capoclassifica Cleland, quello di Knockhill in Scozia. Un altro appuntamento in due manche che vede protagonista anche un ospite d’eccezione, Colin McRae, il quale si era fatto conoscere al mondo pochi mesi prima con il secondo posto nel Rally di Svezia, suo primo podio nel WRC: McRae gareggia ovviamente con il team Prodrive, su una BMW, e la sua unica esperienza nel BTCC si conclude con un ottavo posto in gara-1 e una squalifica in gara-2, per avere spinto fuori pista Matthew Neal.

Da questo round inizia a tutti gli effetti la riscossa di Harvey. La prima manche viene dominata dal poleman Leslie finché una foratura non spiana la strada ad Allam; Harvey gestisce Rouse e Soper chiudendo secondo, mentre Cleland ignora una bandiera nero-arancio per lo splitter posteriore danneggiato e viene squalificato. Un episodio che al pilota di casa non è mai andato giù: “Qualcuno, non ricordo bene chi, mi ha colpito nel posteriore sufficientemente forte da staccare una parte del parafango, ma questo era fissato talmente bene che non si sarebbe mai staccato del tutto. Invece la Direzione Gara ha pensato bene di richiamarmi ai box, cosa che ho ignorato e che mi è costata una squalifica. Il terzo posto di gara-2 non mi ha impedito di andare dai commissari a dire come la pensavo, ero tutt’altro che felice!”. La seconda frazione è quella che ribadisce definitivamente come il campionato non sia finito per BMW. Al primo giro Leslie, partito 17°, si mette per cappello la sua Vauxhall costringendo la Direzione Gara ad esporre la bandiera rossa; tempo di risistemare le “barriere” (una semplice fila di gomme) e si scatena il finimondo: un acquazzone si abbatte su Knockhill e tutti tornano in griglia su gomme da bagnato. Condizioni che Harvey adora, infatti la BMW #8 si porta subito al comando delle operazioni scavalcando Allam. Hoy, dalla quinta casella, inizia invece a lamentare problemi alla frizione che lo costringono poi al ritiro. Cleland, partito dai box, riesce invece a prodursi in una clamorosa rimonta concludendo terzo alle spalle di Allam. A questo punto del campionato, Cleland conduce con 122 punti contro i 109 di Allam, i 105 di Hoy e gli 87 di Rouse; Harvey è risalito a quota 70 grazie agli ottimi risultati di Knockhill.

Le verdi praterie gallesi di Pembrey ospitano il nono round, un assolo targato BMW. Harvey parte dalla pole e domina la gara, Soper gli copre le spalle e le 318is di Sugden e Kris Nissen, sostituto di Menu che si è fratturato una gamba cadendo da un quad a Knockhill, completano il filotto. Hoy e Allam recuperano qualche punto chiudendo alle spalle del poker bavarese, Cleland è costretto al ritiro per un problema al motore mentre Rouse termina 13° e doppiato dopo una sosta ai box dando addio alle chance titolate.

Mentre BMW e Toyota hanno un cavallo ben definito su cui puntare, Vauxhall comanda la classifica con Cleland e Allam distanziati da sette punti e ovviamente non ha alcuna intenzione di fare preferenze. La cosa non sembra dare molta tranquillità a Cleland, in vista del double header sulla versione Indy del circuito di Brands Hatch. Ecco cosa ci dice a distanza di 28 anni: “Harvey ha avuto il supporto di Soper per tutto l’anno e anche Rouse ha aiutato Hoy quando ha capito che Will era in una posizione migliore per vincere il titolo. Jeff è un ottimo ragazzo ed è stato un ottimo compagno di squadra, è rimasto in corsa per il titolo fino alle ultime gare e quindi non è stato applicato alcun ordine di squadra. Brands Hatch Indy è sempre stato un circuito complicato per noi, quindi uscire da lì con dei buoni punti è stato un bel bonus”. La prima manche tra i saliscendi del Kent è una battaglia tra i sei attori principali di questo campionato. Soper comanda per gran parte della distanza prima di un problema alla trasmissione: vedendo che la sua BMW inizia a dare segni di cedimento, lascia campo libero a Harvey e ostruisce il passaggio degli avversari, creando un gap che il pilota londinese riesce a gestire fino al termine; dopo lo stop di Soper, Hoy chiude secondo mentre Rouse fa buon gioco di squadra respingendo gli assalti di Cleland e Allam. Leggermente più comoda è la vittoria di gara-2, per Harvey, poiché Hoy combatte con Cleland e Rouse per diversi giri e quando riesce ad averne definitivamente ragione è ormai tardi per riprendere la verdognola BMW al comando. Harvey, Hoy e Cleland formano il podio della seconda manche e, alla luce del nono posto di Allam, lo scozzese si guadagna finalmente i definitivi galloni di capitano del team Vauxhall.

Il ritorno a Donington è un’autentica prova di forza delle BMW. Partito 11° dopo due sessioni di qualifica quasi random, Harvey risale tutto il gruppo conquistando la vittoria seguito da Soper, secondo dalla quinta casella in griglia. Cleland chiude terzo precedendo Hoy, a sua volta in grande recupero dal 17° posto. L’11 luglio Harvey aveva lasciato Silverstone con 67 punti di ritardo su Cleland, il 4 ottobre ci ritorna con una sola lunghezza da recuperare sullo scozzese, dopo cinque vittorie consecutive. In lizza per il titolo 1992 all’ultimo round c’è anche Hoy, distante quattro punti. Con 24 punti assegnati al vincitore e 18 al secondo, chi vince l’ultima sfida nel Northamptonshire si prende tutto.

SILVERSTONE: UN GRANDE E CONTROVERSO FINALE

L’appuntamento finale di Silverstone è la storia del BTCC, la gara che prima di tutte si associa al campionato turismo britannico. La pioggia battente riduce le qualifiche ad una sola sessione dominata dalla Toyota di Rouse davanti ad Allam, alla terza Carina ufficiale di Julian Bailey e alla BMW di Soper. Cleland parte settimo, Hoy nono e Harvey addirittura 12°. La partenza è ovviamente confusa e la vittima principale è Soper, che viene a contatto con Leslie, finisce in testacoda e viene centrato dalla Peugeot di Gravett. La 318is del pilota del Surrey è un mezzo rottame, ma è ancora funzionante e riesce a riprendere la corsa. Mentre un terzetto composto da Rouse, Allam e Leslie comanda la gara, i tre pretendenti al titolo risalgono il gruppo. Hoy è il primo inseguitore mentre Cleland e Harvey si producono in un duello senza esclusione di colpi: dopo un paio di sorpassi e controsorpassi, la BMW ha ragione della Vauxhall grazie ad una staccata stratosferica alla curva Copse. Mentre Hoy recupera di gran carriera, i primi tre iniziano a darsi battaglia disturbandosi a vicenda. A poche tornate dalla fine viene dunque a crearsi un pericoloso sestetto, ma non finisce qui.

All’orizzonte, infatti, si scorge un’ulteriore sagoma e si tratta nientemeno che della BMW #4 di Soper, che con il bagagliaio completamente ammaccato e senza paraurti posteriore è riuscito a recuperare dall’ultima posizione fino alla settima girando fino ad un secondo più veloce dei battistrada. “Sono arrivato al punto di dover calcolare i punti del campionato ad ogni cambio di posizione, per capire cosa dovevo fare per vincere. Tutto quello che dovevo fare era seguire Tim e quindi Will, a prescindere dalle posizioni il titolo sarebbe stato mio”, racconta Cleland, il quale si ritrova improvvisamente in un sandwich color verde acqua. Il primo a pagare le conseguenze della battaglia è però Hoy, che all’inizio del penultimo giro viene gentilmente accompagnato da Harvey all’esterno della Copse e perde secondi preziosi. Cleland e Soper sfilano a loro volta Harvey e il copione è drammaticamente già scritto. Soper affonda la staccata su Cleland alla variante Club e lo supera in maniera molto aggressiva; Cleland, storicamente “caldo” all’interno dell’abitacolo, rivolge un sonoro dito medio (che Murray Walker in telecronaca traduce sarcasticamente con: “I’m going for first”) allo scudiero di Harvey, che dal canto suo invece piomba su Cleland e Soper alla discesa della curva Bridge prendendosi il quarto posto.

Cleland, vedendo il campionato sfuggirgli di mano, prende l’interno di Soper alla Brooklands, decolla sul cordolo con la parte sinistra della sua Vauxhall e spinge la BMW verso l’esterno; Soper tuttavia non alza il piede dall’acceleratore e alla successiva piega della Luffield lo scontro è inevitabile (e quasi sicuramente voluto). Soper e Cleland sono fuori gara, lo scozzese scende dalla sua Cavalier imbestialito e le persone ad accerchiarlo per far sì che non strangoli Soper a mani nude sono davvero tante; il pilota BMW è costretto a rimanere nell’abitacolo della sua vettura finché lo sconfitto del campionato non viene posto a distanza di sicurezza. “Soper doveva svolgere un lavoro ben preciso per BMW e lo fece al meglio, vincere il BTCC a quei tempi dava grande prestigio al costruttore”, ci dice Cleland.

Ai microfoni della TV britannica, a caldo, Cleland definisce Soper “un animale”. Rouse vince per la 60esima e ultima volta una gara del BTCC, Harvey conclude al quarto posto e si aggiudica un campionato incredibile con tre punti di vantaggio su Hoy e sette su Cleland. L’episodio tra Soper e Cleland è stato comunque superato, come ci racconta lo scozzese: “Io e Steve andiamo molto d’accordo oggi e anche Harvey riconosce che senza l’aiuto di Steve non avrebbe vinto il titolo”.

Per Harvey è l’unico titolo BTCC della carriera, perché nel 1993 il team di Vic Lee viene sciolto per i problemi di narcotraffico del proprietario e il londinese, snervato dall’incertezza dei programmi BMW, sceglie l’improbabile strada della debuttante Renault 19. Non riesce più a giocarsi un campionato fino in fondo, ritirandosi al termine della stagione 2002. Per Cleland, sempre fedele al marchio Vauxhall, la gioia del secondo titolo arriva invece nel 1995 (“Ci sono diverse cose che sarebbero potute andare diversamente in quel 1992, col senno di poi, ma il risultato resta questo… ho continuato a combattere e sono riuscito a vincere un altro titolo”), ma il forte legame con la casa del Gruppo General Motors lo porta a guidare macchine poco competitive nelle annate subito successive, fino al termine della sua carriera alla fine del 1999. Hoy è invece pilota ufficiale di Renault e Ford tra il 1995 e il 1998 ma anche in questo caso il titolo resta una chimera; ritiratosi ufficialmente nel 1999, nel 2002 viene sconfitto da un male incurabile.

Immagini: 1990sBTCC Twitter, Flickr, WTF1

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