Con i se e con i ma non si va da nessuna parte, ma è inutile nascondere che il Gran Premio del Brasile ha visto il suo punto di svolta non tanto in gara quanto a pochi minuti dall’inizio delle qualifiche, con Lewis Hamilton che ha fotografato la sua Mercedes sulle barriere autoeliminandosi dalla lotta per la pole position. Errore, se così si può chiamare, che rappresenta l’unica, ininfluente (tra l’altro), nota storta di una stagione suonata al meglio dall’inglese.
Da qui è partito un altro Gran Premio del Brasile. Bottas ha scippato la pole sul finale a Vettel prendendosi gli applausi (e le pacche dello stesso Lewis, delle quali ho già avuto modo di parlare), e in gara la vittoria della Ferrari ha fatto rialzare la testa ai tifosi rossi dopo mesi di digiuno, una trasferta asiatica suicida e un mondiale sfumato nel peggiore dei modi. C’è chi ha parlato di primi tasselli di 2018, chi come al solito ha esaltato a dismisura la vittoria di Vettel senza considerare la portata della rimonta di Hamilton e, soprattutto, della Mercedes. Con Bottas battuto di pochi secondi e Lewis tornato su dal fondo fino ad arrivare negli scarichi di Raikkonen è facile capire che con una gara lineare, ancora una volta, sarebbe stato difficile per la Rossa portare a casa una vittoria di tappa.
Ovviamente in questa situazione ci si è messo Hamilton, ma prima di parlare di Ferrari ritrovata quando ormai i giochi sono ben che fatti bisogna vedere le gare nella loro totalità. Vero è che la Mercedes ha preparato a puntino la W08 in ottica gara, vero è che la PU Mercedes e il DRS hanno dato due mani, due gambe e qualcosa in più a Lewis, ma il ritmo sostenuto è stato decisamente furioso.
Vincere una gara fa sempre bene al morale, ma occhio sempre alle prospettive e al contestualizzare i risultati. Il Bottas di questa seconda parte di stagione non ha niente a che vedere con quello della prima: arrivargli dietro ad Interlagos con Hamilton fuori dai giochi sarebbe stato uno smacco mica da ridere.
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