Ricciardo fenomeno (2014), Ricciardo in crisi (2015), Vettel in crisi (2014), Vettel fenomeno (2015). Massa finito (2013), Massa rinato (2014), Kvyat da sostituire (inizio 2015), Kvyat bravissimo (Silverstone 2015).
Quante ne abbiamo sentite su piloti bolliti ed esaltati, e quante ne sentiamo ad ogni weekend? Come sapete, mi sono sempre posto a difesa di piloti per le loro azioni in pista, almeno quando ho voluto parlarne seriamente. La fame di risultati immediati ha portato la Formula 1 degli ultimi tempi ad essere la trasposizione sportiva dei Queen quando cantavano “I want it all, and I want it now”. Tutto e subito.
Se non fosse pratica troppo sfacciata, sono quasi convinto che alcune squadre cambierebbero piloti in corsa più volte durante l’anno. Non c’è più la minima attesa, non esistono attenuanti, non esiste più nulla che possa far valutare con buon senso quello che i piloti fanno in pista. Sono sempre stato convinto che ogni stagione, per ogni pilota, faccia storia a sé. E quello che succede soprattutto in questi ultimi anni mi conforta e avvalora la mia tesi.
Prendiamo Daniel Ricciardo. Promosso dalla Toro Rosso in Red Bull nel 2014, si è permesso il lusso di mettere sotto il quattro volte campione Vettel e di vincere le uniche tre gare non portate a casa dalla Mercedes. E tutti a inneggiare al nuovo fenomeno della Formula 1, che ha smascherato le vittorie agiate del tedesco sulle vetture volanti di Adrian Newey. Sono passati 12 mesi. Cosa dovrei pensare, io, a questo punto? Che Daniil Kvyat, che la stessa Red Bull stava per sostituire dopo i test invernali con Verstappen, è forte quanto l’australiano? O che lo stesso Daniel si è completamente rincitrullito? E di Vettel? Che sceso dalla Red Bull è salito alla Ferrari vincendo alla seconda gara? Cosa dovrei pensare? Che l’anno scorso giocava a carte? No. Semplicemente, MOLTO semplicemente, ogni stagione è diversa e i piloti sono prima di tutto uomini.
E poi Massa…negli ultimi due anni in Ferrari mancavano i referendum per spedirlo fuori da Maranello a stagione in corso. Bollito, pensionato, inutile, un ectoplasma. Felipe cambia casacca, trova una Williams che gli dà fiducia, e due anni dopo si ritrova a infilare in partenza le due Williams e a tenere botta su…Bottas, il giovane del momento che già tutti vedono in Ferrari al posto dell’ultimo campione del mondo in rosso. Quello che in Bahrain tutti pensavano di aver ritrovato per poi tornare a criticarlo come e più di prima.
Vedete, non si può continuare con questo ritmo. Io capisco (forse anche no) la necessità di far notizia e di dare in pasto al pubblico qualcosa di cui parlare, ma questo non è il mio modo di ragionare. I conti si fanno sempre alla fine. Ogni gara è diversa, ogni stagione anche, ogni pilota pure, ogni vettura a sua volta.
Quindi basta con questo gioco al massacro di questo o quel pilota ogni domenica. Basta con questo mitragliamento mediatico. Diamo tempo al tempo, ricordandoci che è sempre galantuomo. Analizziamo le gare per quello che sono: gare. E impariamo che una gara non fa una carriera, così come una rondine non fa primavera.
Anche se capisco che, spesso, un titolone fa incasso. Anche se si tratta solo di parole al vento.
Leggi anche
Partecipa al sondaggio su P300.it
Il calendario completo del mondiale 2024
Tutte le ultime News di P300.it
È vietata la riproduzione, anche se parziale, dei contenuti pubblicati su P300.it senza autorizzazione scritta da richiedere a info@p300.it.