Il quarto titolo dell’olandese chiude le questione sulla macchina migliore, in un anno in cui RB ha sofferto per gran parte di stagione
Il primo titolo del 2021 resterà inarrivabile per tutta una serie di motivi, ma quello del 2024 appena conquistato da Max Verstappen si pone appena sotto come importanza e peso. Il campionato appena messo in cascina, che piazza l’olandese momentaneamente al fianco di Sebastian Vettel ed Alain Prost con quattro allori, sfata tutta una serie di miti riguardanti la capacità di vincere solo con la monoposto migliore.
Una teoria fallace, in realtà già smontata dal Verstappen pre 2021 quando, in condizioni tecniche nettamente inferiori alla Mercedes stellare, aveva già dimostrato di essere al top. Dopo il 2022 e, soprattutto, il 2023, forse serviva un anno come questo per dimostrare di essere il migliore anche senza un materiale dello stesso livello del suo piede.
Questa stagione è stata lunghissima, caratterizzata da polemiche di ogni tipo partendo dai problemi interni con lo scandalo Horner, per poi passare alle uscite eccellenti in casa Red Bull e ad un team che si è progressivamente sbriciolato, perdendo quasi tutte le pedine che lo hanno messo in piedi vent’anni fa. Come se non bastasse, a risentirne sono state le prestazioni in pista, con la RB20 che a partire da maggio ha lasciato lo scettro di monoposto migliore, principalmente a McLaren per poi vedere anche Ferrari e Mercedes (come oggi) alternarsi al comando.
L’inizio di mondiale, con le prime vittorie, è stato in parte la salvezza della stagione. Ma è quando la macchina è mancata che Verstappen ha fatto tesoro di tutta l’esperienza acquisita negli anni precedenti per mettere in scena una seconda e terza parte di stagione da manuale. Basti pensare che l’olandese è uscito da Miami con 53 punti di vantaggio su Norris e, da lì in poi, è riuscito a mantenere il distacco pur non avendo più in mano – e questo è stato chiaro e lampante in più riprese – la monoposto migliore.
Verstappen ha saputo massimizzare ogni minima occasione: limitando i danni quando era necessario, spingendo quando serviva, stringendo i denti quando conveniva ed essendo aggressivo, anche al limite, quando era il caso di mostrare gli artigli. Gli episodi controversi della stagione non sono altro che la cartina di tornasole di un pilota che non lascia nulla al caso e che ha sfruttato le regole a proprio favore sempre e comunque, zone grigie incluse. Solo in Messico Max ha perso le staffe esagerando con Norris e venendo giustamente penalizzato.
Nonostante stesse ripetutamente dimostrando di essere il migliore sulla piazza, tenendo a galla sé e la squadra, diversi media non gli hanno risparmiato delle critiche, soprattutto nei momenti più intensi della stagione. Comprensibile fino ad un certo punto se si parla di media inglesi con un Norris in lizza per il titolo. Per mettere definitivamente un punto a chiusura del titolo, Verstappen ha dovuto produrre la magia di Interlagos. Una gara partita con le peggiori premesse e trasformatasi in un’impresa.
A quel punto il mondiale è diventato una formalità, con Norris battuto su tutti i fronti e costretto ad ammettere la sconfitta. L’inglese e la McLaren, quest’anno, hanno imparato una lezione importante: la Red Bull può essere battuta (e infatti arriverà terza nel mondiale) ma poi c’è da battere anche Verstappen e qui le cose si complicano.
Ad oggi Max ha vinto quattro titoli in tre modi diversi: lottando ad armi pari contro una corazzata come Mercedes nel 2021, in scioltezza come per metà 2022 e tutto il 2023, stringendo i denti con una monoposto inferiore per gran parte di stagione nel 2024. Il pacchetto è quindi completo e va a chiudere le discussioni sulle capacità dell’olandese di incassare e resistere in condizioni non favorevoli.
Quello del 2024 è un mondiale strameritato che, senza il cedimento al freno dell’Australia, si sarebbe chiuso con il trionfo di Interlagos. Ma, tutto sommato, va bene anche così per un pilota che, con questa stagione, ha raggiunto la completa maturazione. Con ancora, teoricamente, un lungo futuro davanti. Ammesso che il richiamo dell’endurance non diventi sempre più forte rispetto a un mondo, quello della F1, con cui Verstappen ha dovuto lottare non solo in pista ma anche a parole negli ultimi mesi. Intanto, che si goda il trionfo: quello non può toglierglielo proprio nessuno.
Immagine di copertina: Media Red Bull
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