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Blog | Tra palco e realtà: accrediti e requisiti tra views e qualità. Perché non saremo a Monza e perché non cambieremo modo di lavorare

di Alessandro Secchi
alexsecchi83 alexsecchi83
Pubblicato il 23 Agosto 2024 - 02:28
Tempo di lettura: 7 minuti
Blog | Tra palco e realtà: accrediti e requisiti tra views e qualità. Perché non saremo a Monza e perché non cambieremo modo di lavorare
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F1 e FIA alzano le richieste, ma provare a lavorare bene vale di più che rincorrere le visualizzazioni

Ventiquattro ore dopo il comunicato che abbiamo pubblicato sui social sul rifiuto della nostra richiesta di accredito per Monza, posso dire che certezza che lo ripubblicherei, esattamente uguale, altre cento volte.

Parto col dire che non siamo degli sprovveduti. Dopo quindici anni “in ballo” un po’ di dinamiche si conoscono: eravamo ben coscienti che, con i requisiti quasi triplicati in termini di visite da parte di FIA e F1, sarebbe stato praticamente impossibile riuscire ad essere accreditati. Due anni fa – il pass in copertina è quello di Monza 2022 – i numeri richiesti erano decisamente più alla nostra portata, molto probabilmente (anzi, ricordando chi c’era è sicuramente così) c’erano ben più posti a disposizione e, pertanto, anche per il lavoro che abbiamo sempre svolto (e per come l’abbiamo svolto) ci fu concesso un giro di valzer, onorato dalle 8 del mattino alle 21.30 in pista dal venerdì alla domenica, più il giovedì.

Non faccio mistero (non ce n’è bisogno) del fatto che i numeri di P300.it sono quelli di un sito che, oltre a non prendere in giro dagli inizi i lettori con contenuti indecenti (e ne abbiamo parlato più volte su queste pagine) non prende in giro neanche le persone che contribuiscono a portarlo avanti. Qui non ci sono promesse, ricchi premi e cotillon compensati con richieste da miniera. Facciamo il possibile con le risorse che abbiamo a disposizione, ma la cosa più importante è sempre stata il gruppo di persone. E, nonostante il nostro essere limitati, abbiamo l’onore di poter aiutare qualcuno ad ottenere il tesserino da giornalista.

Vorremmo fare di più? Certamente, io per primo, ma a condizione di farlo a modo nostro: non di certo lanciando allo sbaraglio chiunque voglia scrivere con il miraggio di un accredito, di diventare influencer o, semplicemente, di andare farsi qualche selfie nel Paddock per poi sbandierarlo come un tagliando di certificazione (il famoso “FIA Accredited”) sui social.

Le visite sono un fattore anche matematico, oltre che di qualità. Se volessimo moltiplicarle – per arrivare al numerino magico – dovremmo moltiplicare anche la produzione e, soprattutto, inserire contenuti che abbiamo sempre evitato quali clickbait, gossip, notizie sul nulla cosmico e via dicendo. Ricordo distintamente che il “Fake GP d’Australia del 2020”, un tentativo di passare con spensieratezza un momento tragico come quello del Covid, fu uno degli articoli più letti di quell’anno. Eppure, non faceva parte del nostro mestiere e della nostra etica. Abbiamo riproposto la cosa qualche altra volta, poi ci siamo fermati perché sembrava di essere dei pesci fuor d’acqua; nonostante fosse un contenuto nemmeno così facile da produrre.

Ecco, la mia / nostra arrabbiatura parte da questo principio, quello che vuole le views come metodo di valutazione preponderante. Oggi solo con numeri vicini entrano in gioco il metodo di lavoro e la considerazione di un sito web. L’esatto contrario di quello che secondo noi dovrebbe essere e vale anche per altri siti che si sbattono allo stesso modo. E questo è un cortocircuito clamoroso perché, come abbiamo scritto anche nel comunicato, il sistema di valutazione basato solo sui numeri ha portato il mondo dell’informazione e i social esattamente al punto odierno. Con giornali settoriali costretti a parlare di altri settori per raccogliere visite in più, con quotidiani che fanno i pappagalli dei social quando un tempo era il contrario. L’informazione è completamente rovinata dalla rincorsa ai numeri e dalle relative classifiche, al punto che adesso vanno di moda anche i ranking tra i giornalisti con le voci relative ai like e alle interazioni. Scherziamo?!

Per i requisiti attuali e per il nostro status è molto difficile pensare di poter essere accreditati per la F1 da qui in avanti. Era difficile due anni fa, figuriamoci adesso. Se non avessimo (più) passione per questo sport, in questo momento potremmo anche evitare di raccontarlo e dedicarci a quelle categorie per le quali, invece, problemi non ce ne sono praticamente mai stati. Formula E, WEC (quest’anno con la 24 ore di Le Mans), Superbike, Motocross, Aci Racing Weekend e via discorrendo: tante altre categorie ci hanno accolto e ci accolgono senza problemi: sarà così anche per la MotoGP a Misano tra poche settimane.

Fermarsi con la F1 sarebbe, però, una mancanza di rispetto nei confronti di chi ci ha seguiti fino ad ora e per la considerazione che abbiamo guadagnato nonostante il nostro essere “piccoli”. E devo ammettere che, nelle ultime 24 ore, il riscontro che abbiamo avuto è stato semplicemente fantastico. Abbiamo pubblicato il comunicato anche con un po’ di coraggio (qualcuno mi ha dato anche del pazzo), perché non siamo stati sicuramente teneri anche se questo fa parte della nostra linea editoriale. Ma mai pensavamo che sarebbero arrivate tante reazioni e così positive. Abbiamo ricevuto tantissimi messaggi, pubblici e in privato, che ci hanno fatto immensamente piacere. Ne abbiamo ricevuti molti anche da colleghi che capiscono cosa c’è dietro un mestiere come questo. E, tengo a ribadirlo, P300.it è un prodotto al 100% home-made. Gestiamo tutto noi: dai server, alla grafica, alla pubblicazione dell’articolo.

Devo essere onesto. Per quanto fossi preparato, vedere un “no” fa sempre male. Vedere riconosciuto il valore del proprio progetto è importante e questo, fortunatamente, succede spesso, ma quando si vede che non è comunque una condizione sufficiente per andare avanti non è facile mandare giù il boccone. Avevamo in programma la possibilità di fare alcuni incontri, perché il Paddock non è solo stare in sala stampa a scrivere. Saltato tutto, ancora.

Lo sconforto iniziale, per tutti gli sforzi fatti in questi anni, mi aveva portato ad un totale rifiuto di coprire il weekend di Monza. Col passare delle ore e grazie a tutti i messaggi ricevuti ho capito che sarebbe solo un torto verso i lettori che, in questa situazione, sono gli unici a non c’entrare assolutamente nulla e che ci hanno dimostrato un affetto clamoroso. Non abbiamo ancora deciso effettivamente come tratteremo Monza, ma lo faremo. Da casa, ma come se fossimo in autodromo. Forse anche un po’ più comodi…

Non sarà un accredito rifiutato a fermarci e fermarmi dallo scrivere di Formula 1 come ho sempre fatto. Avevo otto anni quando ho iniziato a seguire questo sport e non potrei smettere nonostante l’attuale gestione, che non approvo in gran parte e che mi prendo tutto il diritto di criticare; perché questo sport mi ha accompagnato per così tanto tempo e gli ho dedicato così tanto del mio tempo che non ce la farei mai.

Così come non saranno dei requisiti per noi altissimi a spingerci a lavorare in modo diverso, diventando qualcosa che non siamo e sconfessandoci per allinearci ad un certo tipo di linea. Abbiamo sempre avuto a cuore l’etica, il rispetto dei lettori, dei protagonisti e così continuerà ad essere. Sarà molto difficile, perché difficile è trovare partnership in un mondo dove le views sono tutto, ma ci si proverà. Ma svendersi e rinnegare la propria identità per migliaia di like non fa per me e per noi, ci spiace. Insomma, per quanto siamo amanti degli animali, Roscoe e Leo non saranno mai i protagonisti di approfondimenti particolari su queste pagine.

Usciamo da queste ultime ore con la consapevolezza di avere tra le mani un prodotto di valore, perché di valore sono le persone che lo compongono e quelle che lo seguono, capendo il nostro modo di fare. Un ringraziamento enorme va a tutti quelli che, sin dal 2012, ci hanno dato una mano, a quelli che contribuiscono tuttora, ai partner che collaborano con noi e a chi, ogni giorno, passa a trovare un sito forse anacronistico, fuori dalle logiche “che vendono” ma al quale dedichiamo tutto e anche di più.

Personalmente ringrazio quegli addetti ai lavori – anche di notevole caratura – con cui mi sono confrontato in queste ore, alcuni dei quali sono diventati amici nel corso degli anni e che ci hanno sempre spronato ad andare avanti senza mai uscire dalla nostra linea, apprezzandola per quello che è sempre stata. È il complimento più bello che possiamo ricevere, nonostante tutto.

Lo diciamo con assoluta certezza: preferiamo essere considerati per il nostro valore che per il PDF di Google Analytics. Pertanto, nulla cambierà da qui in avanti da queste parti.

Un saluto a tutti.

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