Dietro al giallo della termocoperta di Leclerc a Marina Bay si nasconde un fastidioso voler nascondere fatti visibili ed udibili
Errori o problemi tecnici sono ancora parte integrante della Formula 1 supertecnologica di oggi. Quanto successo alla Ferrari a Marina Bay durante le qualifiche del GP di Singapore, lato box di Charles Leclerc, rientra probabilmente nella categoria degli eventi imprevisti che capitano al momento sbagliato.
Non si tratta di voler colpevolizzare qualcuno, perché dall’altra parte c’è gente che lavora e perché non sappiamo effettivamente cosa è successo: ma non si può nemmeno far finta che non sia successo nulla o imporre il pensiero che quello che si è visto e sentito non conti nulla.
Tre meccanici che armeggiano concitati per oltre un minuto e mezzo attorno ad una termocoperta, cambiando anche il cavo di collegamento elettrico, non sono esattamente nulla. Perché farlo, altrimenti? Charles Leclerc che, nel giro di rientro, parla di dieci gradi in meno di temperatura all’anteriore, non è esattamente nulla. Lo stesso Leclerc che, il giorno dopo, minimizza prendendosi colpe che non ha per una macchina non pronta, non è esattamente nulla.
A volte basterebbe davvero poco per risultare meno improbabili. Sappiamo tutti che nel mondo di oggi l’immagine è tutto e che sia importante fare il possibile e l’impossibile per apparire infallibili. A volte, però, si oltrepassa la linea che separa la salvaguardia dalla brutta figura. Come in questo caso.
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