Blog | T-Tray, ali flessibili e affini. Perché la FIA sarà sempre un passo indietro rispetto alle furbate e perché arginarle è controproducente

Autore: Alessandro Secchi
alexsecchi83 alexsecchi83
Pubblicato il 17 Ottobre 2024 - 22:50
Tempo di lettura: 3 minuti
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Le alternative nella gestione di questi casi, che si ripetono ciclicamente, sono tre

È almeno da che ho memoria che, ciclicamente, salta fuori in F1 la furbata di turno. Evidentemente è sempre successo e, sistematicamente, le genialate per aggirare le regole sono state scoperte dopo e mai ancitipate.

Quella della T-Tray regolabile della Red Bull, durante il Parco Chiuso o meno chi lo saprà mai (e credo sia meglio evitare i social da stasera e fino a fine weekend) è l’ennesima polemica che scoppia in uno sport nel quale si continua a non voler capire un concetto fondamentale. La FIA sarà sempre un passo indietro rispetto alle soluzioni borderline. Solo quest’anno abbiamo quattro casi, almeno a noi noti: quello delle ali anteriori (soprattutto dei top team), quello dell’ipotetica ripartizione asimmetrica dei freni della Red Bull, quello del mini DRS della McLaren e adesso abbiamo la T-Tray della RB20.

Ora, io credo che sia inutile girarci troppo attorno. Qui la FIA ha davanti a sé tre soluzioni:

1) Non fare nulla e continuare a rincorrere. Ovvero quello che sta facendo da secoli: cascare dal pero quando le soluzioni ormai sono già installate e dover mettere una pezza, quando possibile.

2) Lasciare libertà progettuale adeguando il regolamento. Le ali flettono? Si lasciassero flettere. La T-Tray è regolabile? Si lasciasse così e si adeguassero gli altri. Ad un certo punto qual è il problema? Da anni c’è un sistema di budget cap che limita gli investimenti. Chi è più bravo a gestirsi il budget trovando soluzioni innovative meriterà di vincere.

3) Fornire ancora più componenti standard per un monomarca mascherato. Ali anteriori e posteriori fornite direttamente dalla FIA, così come tante altre componenti già predefinite. Così, però, si sa già dove si può andare a finire, ovvero ad una IndyCar che costa 15 volte tanto.

È normale, palese che continuando a limitare, contingentare, standardizzare qualcuno tenti la furbata, in senso positivo o negativo che sia. È l’aver castrato progressivamente la libertà progettuale negli ultimi vent’anni almeno che ha portato alla “disperazione” di tentare l’impossibile per ottenere un vantaggio.

È anche evidente che le polemiche portano reazioni ed interazioni. In un’annata come questa, partita con gli scandali privati di Horner per arrivare a questi giorni, sicuramente il giro della F1 ne ha beneficiato dal punto di vista della visibilità.

La Federazione, però, così non ne esce benissimo. È chiaro che, lasciando tutto inalterato, l’organo che deve verificare la compliance alle regole sarà sempre un passo indietro rispetto a tecnici ed ingegneri. Quindi le soluzioni sono quelle sopra. O si lascia tutto così, o si forniscono le macchine già fatte oppure si decide di liberalizzare e chi è più bravo vince a parità di soldi. Ed io sono per quest’ultima, senza alcun dubbio.

Immagine: P300.it

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