Blog | Su Domenicali e Liberty Media

Autore: Alessandro Secchi
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Pubblicato il 14 Ottobre 2024 - 23:57
Tempo di lettura: 4 minuti
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Una riflessione sull’attuale CEO della F1, sul suo operato e sulle voci degli ultimi giorni

Quando Stefano Domenicali è stato nominato nuovo CEO della F1 per l’inizio del 2021 ricordo di aver tirato un sospiro di sollievo. Mi ero illuso che la sua esperienza trentennale nell’ambiente – per di più in Ferrari per il periodo vissuto nel Circus – sarebbe servita come garanzia per arginare la prepotenza americana di Liberty Media in termini di rimodellamento dello sport e traslazione dello stesso verso l’intrattenimento puro; con tutti i suoi pregi (pochi) e difetti (tanti), almeno a mio modo di vedere.

Devo ammettere di essermi sbagliato. Non tanto sulla persona: non ho mai avuto niente personalmente contro Domenicali. Anzi, da schumacheriano di un’epoca sempre più lontana avrò solo ringraziamenti per lui e per chi fece parte di quel periodo ferrarista. Spiace giusto che chi è vicino a lui non abbia capito dove puntavano e puntano le mie critiche: sono stato sempre molto chiaro a riguardo, ma va bene così. L’importante è non montare casi sul nulla.

Piuttosto – ci ho messo qualche mese per capirlo – mi sono sbagliato nel pensare che Liberty avrebbe leggermente ceduto sotto il profilo della tradizione, cercando di snaturare meno lo sport rispetto a quanto fatto prima per via della presenza di Domenicali nel ruolo di CEO. In realtà, la linea di Liberty intrapresa con il volto di Chase Carey non è cambiata con chi c’è ora e non cambierà con chi arriverà dopo. È possibile, semmai, che la figura del nostro manager sia in qualche modo “servita” agli americani per far digerire meglio i colpi di spazzola dati al Circus, soprattutto ai vecchi appassionati legati alla F1 di una volta; anche se, anno dopo anno, sono sempre meno.

Perché alla fine – e non so di quanto mi stia sbagliando – non so in quante occasioni Domenicali sia stato privatamente d’accordo al 100% con tutte le scelte operate dall’azienda Liberty sotto tutti i punti di vista. Fatico a credere che uno come lui, che ha iniziato a vivere la F1 ai tempi dei test privati con la gente attaccata alle reti e dello sport come priorità assoluta, abbia appoggiato sempre e comunque tutto quello che è stato partorito nelle ultime stagioni: dalle quattro varianti di Sprint in quattro anni (e la Sprint in generale come format) alla spettacolarizzazione di ogni sguardo, dagli eventi come Las Vegas (che sono tutto tranne che un GP di F1) ai piloti trasformati in marionette per le sfilate e diventati più personaggi che drivers, eccezion fatta per Verstappen; non a caso criticato proprio dall’ambiente perché restio ad omologarsi al resto del gruppo.

Da giorni è uscita la bomba di una possibile successione di Domenicali nel ruolo di CEO. In termini puramente temporali potrebbe anche non essere una notizia, visto che la sua permanenza è già ora più lunga di quella di Carey. Almeno pubblicamente, nonostante tutti ne abbiano parlato, non sono arrivate smentite ufficiali. Smentite che – il caso Binotto in Ferrari è ancora relativamente fresco – lasciano comunque il tempo che trovano e ormai questo lo sappiamo bene.

Più che altro, che successione o meno sia, ho trovato sempre strano in questi anni il connubio tra una figura come Domenicali ed un’azienda come Liberty. Probabilmente è per via dell’immagine (positiva) che mi sono fatto io della persona sin dagli anni ’90, ma in diverse occasioni mi sono fermato ad ascoltare alcune dichiarazioni chiedendomi se credesse davvero in quello che stava affermando. È evidente che chi ha un ruolo come quello del CEO della F1 debba seguire la “linea” (ve lo immaginate criticare in diretta il proprio datore di lavoro?!). Però, in alcuni frangenti, ho avvertito una sensazione di distanza tra la dichiarazione ed il pensiero, come se si capisse che certe cose fossero da dire per forza.

Tra qualche giorno si tornerà in pista e, magari, qualche altra informazione sul caso degli ultimi giorni filtrerà dall’ambiente. Detto questo, se cambio dovesse essere, sono proprio curioso di conoscere il nome del sostituto. Sono sicuro che potrei restare, ancora una volta, sorpreso. Se in positivo o in negativo, lo lascio immaginare a voi.

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