Blog | Ricciardo: ultimo GP o meno, alla fine conta sempre la pista. I pro e contro del personaggio (e del suo contorno) prima del pilota

Autore: Alessandro Secchi
alexsecchi83 alexsecchi83
Pubblicato il 23 Settembre 2024 - 15:00
Tempo di lettura: 4 minuti
Blog | Ricciardo: ultimo GP o meno, alla fine conta sempre la pista. I pro e contro del personaggio (e del suo contorno) prima del pilota
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Attorno a Daniel Ricciardo si è detto tutto ed il contrario di tutto. Ma chi ci ha perso più di tutti è proprio lui

Tutto lascia pensare che quella, quella di Daniel Ricciardo a Singapore, sia stata l’ultima gara in F1 della carriera. Un minuto buono per scendere dalla sua macchina in Parco Chiuso, le lacrime durante le interviste, il saluto al ritorno in hospitality, l’essere andato via per ultimo dal Paddock e il “congedo” dei colleghi sono tutti indizi che puntano nella stessa direzione. Per l’australiano, presenza più o meno stabile dal 2011 in poi, l’avventura sembra arrivata al capolinea.

Su Ricciardo si è detto tutto ed il contrario di tutto in questo ultimo periodo. Facendo un passo indietro e parlando specificamente di prestazioni, credo sia abbastanza oggettivo dire che raramente abbiamo rivisto il Ricciardo della Red Bull una volta che, a fine 2018, l’australiano ha deciso di andare via da Milton Keynes.

I due podi con la Renault del 2020 hanno fatto clamore e la vittoria di Monza 2021 con McLaren anche, ma è stato poco rispetto allo standard a cui ci aveva abituati. Ecco, dal punto di vista tecnico Ricciardo mi sembra si sia “fermato” con l’introduzione della nuova generazione di monoposto nel 2022, come dimostrato dal biennio McLaren a cavallo tra i due cicli tecnici. Nel 2021, Daniel aveva chiuso a 45 punti da Norris, un risultato magari non positivissimo ma nemmeno da buttare completamente, visto il primo anno in un nuovo team. Nel 2022, invece, il tracollo: 85 punti di differenza e solo un paio di volte davanti all’inglese.

Il ritorno all’ovile in Red Bull nella veste di terzo pilota, ad inizio 2023, ha rappresentato l’unica alternativa all’uscita dal mondo della F1. Da quel momento la figura di Ricciardo, mediaticamente parlando, è stata utilizzata completamente a sproposito e le ultime settimane ne sono state una prova lampante. Dopo essere stato usato mediaticamente per quasi un anno e mezzo come leva per mettere pressione a Pérez, da possibile rimpiazzo del messicano in un paio di mesi l’australiano è praticamente fuori dalla F1. Dal paradiso all’inferno senza ritorno per un pilota che, tra pausa estiva ed inizio autunno, è passato dall’essere affiancato (nuovamente) a Max Verstappen al dover molto probabilmente guardare le ultime gare dalla TV.

Un’esagerazione dietro l’altra, con Daniel paragonato ad un campionissimo a piedi quasi per sbaglio, come se fosse un’ingiustizia il fatto che lui fosse a piedi e Pérez in macchina a faticare. Il tutto senza minimamente ricordare gli ultimi tre anni e le relative prestazioni. Tutto questo non è normale.

Un anno fa mi chiedevo di quale Ricciardo avessimo bisogno, se del pilota o del personaggio. Ecco, non vorrei che in realtà il mondo della F1 abbia in qualche modo spinto per riportare in pista il Daniel personaggio, quello che mediaticamente attira, curandosi meno della questione prettamente pistaiola. Come avevo purtroppo previsto, del Ricciardo dei bei tempi abbiamo poi visto ben poco. Non poteva bastare un buon test in Red Bull per riabilitare un pilota che faticava da tempo e, alla fine, il confronto con Tsunoda non ha pagato.

La sensazione è che la sua seconda parentesi sia stata aiutata o propiziata, a tutti i livelli ed anche a sproposito, anche dal suo essere Ricciardo fuori dalla pista sopra tutto il resto. Il che non è una cosa negativa in sé, per carità. Ho sempre ritenuto Daniel un ragazzo per bene, un personaggio tutto sommato positivo all’interno della F1. Ma non vorrei che questo aspetto sia stato in qualche modo preferito a ciò che avrebbe potuto dare in pista.

Un po’ com’è successo con Logan Sargeant: pilota americano, per uno sport ormai americano che, sul pubblico americano punta tanto (ma non raccoglie molto); ma che, per un anno e mezzo, ha difatto lasciato Williams con un solo pilota in pista.

Alla fine spiace soprattutto per il Ricciardo persona. Non è mai bello vedere un pilota, o per meglio dire un ragazzo, in lacrime quando sa che i titoli di coda stanno per partire sulla sua carriera. Alla fine non è neanche troppo colpa sua: chiunque avrebbe accettato il posto in AlphaTauri al posto di De Vries. Semmai, il grosso problema è stato quello di appiedare l’olandese dopo mezza stagione per non ottenere, comunque, i risultati sperati. Ma qui bisogna citofonare ad Helmut Marko.

Cosa mancherà di Ricciardo, alla fine? Sicuramente il pilota fortissimo in Red Bull ed una personalità positiva fuori pista. Cosa non mancherà? Tutto il baraonda che lo ha sempre avvolto, specialmente negli ultimi tempi. Di quello se ne fa sempre, volentieri, a meno.

Immagine di copertina: Media Visa Cash App RB

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