Adesso è il giapponese a faticare, mentre Verstappen è sempre lassù
La domanda è abbastanza semplice. Ora, Red Bull, cosa farà? Perché dopo sette gare Tsunoda è affranto e depresso come lo era Lawson dopo due e la situazione, a Milton Keynes, è esattamente la stessa di inizio stagione.
Il giapponese voleva con forza la Red Bull, si era lamentato di non essere stato scelto per il dopo Pérez ma forse, a questo punto, gli era stato un favore. Il debutto tremendo di Lawson sembrava tutta colpa sua ma l’esperienza del messicano, le sue parole e quelle di Verstappen avrebbero dovuto suonare come un campanello di allarme. Invece si è deciso di massacrare, anche psicologicamente, il neozelandese dopo soli due appuntamenti convinti che l’esperienza di Tsunoda gli sarebbe servita a stare più vicino a Max.
La questione è che l’esperienza in più si vede ma le prestazioni no, con tanto di incidenti come a Jeddah e Imola. Nel mentre, Verstappen si tiene appeso al mondiale non si sa come: in otto gare solo ad Imola la Red Bull è apparsa oggettivamente superiore al resto del gruppo, per il resto ci ha messo lui il contributo in termini di piede e palle; chiedere al Tamburello per conferma.
Un anno fa l’olandese diceva che il problema non era il secondo sedile. Ad alcuni sembrava chiaro, ad altri evidentemente no. A questo punto la questione deve essere certificata e, se si vuole fare una prova, si può sempre provare a mettere Hadjar al posto del campione in carica a fianco a Tsunoda per capire il valore della RB21 senza Max.
A parte gli scherzi mi auguro che, se Tsunoda dovesse continuare così, a qualcuno non venga in mente di fare un nuovo cambio, magari inserendo proprio il francese che sta facendo benissimo in Racing Bulls. Sarebbe l’ennesimo errore di una gestione piuttosto scellerata e la conferma che, a Milton Keynes, non hanno ancora capito chi sta guidando la monoposto #1.
Immagine di copertina: Media Red Bull
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