Il talento, lo stile di guida, il carisma e persino le gag: ingredienti perfetti per un possibile debutto di spessore in MotoGP.
L’arrivo sul traguardo di Donington Park in Gara 1, con le “bracciate a vuoto” in sella alla sua BMW, mi ha fornito l’assist perfetto per il titolo di questa bloggata dedicata a Toprak Razgatlıoğlu: un pilota che ormai sta sguazzando in uno spazio, un campionato, fin troppo stretto per uno del suo valore.
Non serviva un’altra tripletta per decretare la classe di Toprak, ma il pilota turco ha voluto comunque metterla in atto nel Round di Gran Bretagna e sbatterla in faccia a tutti i suoi avversari in SBK, con una prestazione di assoluta dominanza sul tracciato inglese a lui tanto caro.
Non è la prima volta che Toprak stupisce in pista, ma forse oggi, più che in qualsiasi altro fine settimana della sua carriera, il pupillo di Kenan Sofuoğlu ha messo in campo una differenza di cui raramente, nel motorsport a due ruote moderno, si può essere testimoni. Tre gare vinte in assoluto controllo, senza mai forzare per più di un giro sul ritmo dell’1:25; quanto bastava per seminare i suoi inseguitori.
Vincere così dà sicuramente un segnale forte sia alla propria squadra, una BMW che a oggi deve moltissimo al pilota turco sin da quando è arrivato in ROKiT Motorrad, sia agli avversari, che dovranno sperare in un completo cambio di rotta del mondiale per poter avvicinare questo Razgatlıoğlu.
Non contento, Toprak ha voluto anche “infilare il dito nella piaga”, festeggiando le vittorie di Gara 1 e Gara 2 con due simpatiche scenette a bordo pista. La prima di Valentiniana memoria, con Toprak “multato” in stile Rossi al Mugello 2002 (anche se nel suo caso per gli stoppie sul traguardo, cosa realmente avvenuta a Misano); la seconda una vera e propria frecciatina a Ducati, che si era lamentata per una sospetta irregolarità sulla sella della M1000RR e a cui il turco ha risposto con un “controllo tecnico” a bordo pista che la sua moto ha superato, con tanto di etichetta d’approvazione.
Le gag esilaranti sono solo uno dei tasselli che compongono il profilo del pilota di Alanya, sicuramente non il più importante ma allo stesso tempo utile per fare breccia nei cuori di un pubblico più ampio. “Razga” rappresenta un mix di qualità che, sulla carta, lo rendono un pilota da avere nella propria line-up a qualsiasi costo.
In primis il suo smisurato talento ed il suo modo di guidare spettacolare. Se le scenette post-gara di Donington hanno ricordato Rossi, lo stile funambolico, le staccate al limite e persino i salvataggi col gomito a moto piegata fanno venire in mente un altro fenomeno che ha fatto la storia in MotoGP, ovvero Marc Márquez. Ma rispetto al pilota di Cervera, che in certe situazioni esagera oltremodo e arriva anche al duro contatto con l’avversario di turno, l’aggressività di Razgatlıoğlu è sempre accompagnata da una precisione quasi chirurgica nei suoi sorpassi, senza mai strafare.
Stupisce (ma oramai non più, bisogna essere onesti) anche la differenza che il turco riesce a fare sistematicamente rispetto ai propri compagni di marca. Se durante il periodo Yamaha questa differenza era presente ma in misura minore, da quando è arrivato alla Casa dell’Elica il #54 ha semplicemente annichilito i compagni di marca, dimostrando coi fatti e non a parole quella che è la vera differenza tra un fenomeno come lui e dei piloti “nella media” quali van der Mark, Gerloff o Redding (in particolare quest’ultimo, uno che pensava che l’arrivo di Razgatlıoğlu non avrebbe portato nulla di buono a BMW). Per snocciolare qualche dato, Scott in Gara 2 ha rimediato 12″ di ritardo senza che Toprak forzasse; “Magic Michael” ne ha rimediati 26.
C’è poi la questione caratteriale, ma al contrario di quanto si possa pensare vedendo come guida, Razgatlıoğlu è tutto meno che un tipo irascibile. Anzi, sono decisamente di più le situazioni in cui ha mantenuto una calma da vero professionista rispetto a quelle in cui lo si è visto uscire dal seminato.
Attenzione però: sarebbe altresì sbagliato definire il ventisettenne come un tipo “noioso” o privo di mordente. La professionalità del campione SBK 2021 non va ad intaccare il suo carattere solare e spensierato, che risalta spessissimo durante i suoi allenamenti o, per l’appunto, nei suoi weekend più proficui. Razgatlıoğlu è semplicemente un ragazzo che si diverte davvero tanto a salire in moto o in auto e che farebbe stoppie per puro divertimento tutto il giorno, ecco qual è la verità.
Tutto quest’insieme di cose, unita alla certezza che al momento nessuno sia in grado d’eguagliarlo in SBK come valore a pari condizioni, ci fa arrivare alla domanda fulcro di quest’articolo: l’ambiente delle derivate di serie sta ora stretto a Razgatlıoğlu?
Pur parlando da sostenitore del mondiale SBK (pur enunciandone i tanti difetti), credo che la risposta sia sì. Lo stesso Razgatlıoğlu l’ha messo in evidenza in questi anni, tentando a più riprese un passaggio verso l’altro ambitissimo lido, la MotoGP, da cui però è sempre stato allontanato (anche forzatamente).
Lo scorso anno il caso del test farlocco a Jerez con Yamaha ha persino rischiato di mettere in cattiva luce Razgatlıoğlu agli occhi del pubblico dei prototipi (della serie “pure il più forte della SBK sarebbe nelle retrovie tra i grandi della MotoGP”), mentre per quest’anno il contratto in essere con BMW non permetterà a Toprak di fare il grande salto. Il suo manager Kenan l’ha ipotizzato, ma alla fine il pluricampione della SSP ha consigliato saggiamente al suo pupillo di onorare il biennale.
Una decisione, quella di rispettare l’accordo in essere, fatta anche nella speranza che BMW offra a “Razga” il trampolino perfetto per il passaggio in MotoGP. Dopo l’annuncio del nuovo regolamento che verrà varato dal 2027 per la classe regina, la voce di un debutto del marchio tedesco nel Motomondiale si è fatta sempre più pressante e l’uomo perfetto per questo lavoro di sviluppo non può che essere il loro attuale riferimento in Superbike.
Tuttavia, questo piano rischia di avere qualche piccola, grande crepa. Non tanto dal lato di BMW, quanto da quello di Razgatlıoğlu: intanto mancano ancora tre anni al tanto atteso 2027 e per Toprak potrebbe essere un’attesa eccessiva questa, anche perché il pilota di Alanya non è giovanissimo (compirà 28 anni a ottobre di quest’anno) e debuttare in MotoGP oltre le trenta primavere significherebbe non essere più al top della forma fisica che sta ora mettendo in mostra.
Inoltre, per quanto insistenti, tutto ciò che abbiamo in merito ad un debutto di BMW in MotoGP non sono altro che voci al momento. Non c’è nulla di concreto in mano e difficilmente Toprak e Kenan, nonostante i contatti extrapista, potrebbero avere molto di più tra le mani, vista la lunga attesa che separa l’ipotetico debutto della Casa in MotoGP.
Questo problema potrebbe essere ovviato in caso di debutto anticipato al 2026 da parte di BMW, ma in termini di risorse impiegate non avrebbe senso, per il marchio europeo, spendere milioni sullo sviluppo di una MotoGP che poi, tempo un anno, verrebbe già messa in un museo perché inadatta al regolamento nuovo. Perciò è lecito suppore che, se si sta svolgendo del lavoro a Monaco di Baviera per debuttare tra i prototipi, tale lavoro sia concentrato completamente sul 2027 in avanti.
Tornando a Razgatlıoğlu, una cosa rimane certa: “El Turco” sarà costretto a nuotare nella minuscola boccia della SBK ancora per un anno e mezzo almeno. Per un pilota del suo livello, dotato del suo carisma e forte anche della spinta mediatica, un ambiente come quello delle derivate potrebbe stargli già stretto.
Allo stesso tempo, inoltre, la SBK risulterebbe comunque il “porto sicuro” in cui rientrare in caso di fallimento: se davvero le qualità di “Razga” non dovessero essere sufficienti per brillare in MotoGP, il paddock delle derivate sarebbe comunque il luogo ideale dove tornare a correre e presumibilmente a vincere, come già tanti altri nomi del passato, anche di alto spessore quali Max Biaggi o Marco Melandri, hanno fatto.
In ogni caso, non credo di essere in errore nel pensare che, in questo momento, gli appassionati di due ruote che conoscono Toprak siano desiderosi come non mai di vederlo all’opera in MotoGP contro i vari Márquez, Martín, Bagnaia ed Acosta, anche per metterlo davvero alla prova. Nella speranza che sia solo una questione di tempo prima che questo desiderio diventi realtà.
Fonte immagine: press.bmwgroup.com
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