Blog | Quattro Sprint diverse in quattro anni. Così la gara corta ha perso valore nel tempo (ed è giusto così)

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di Alessandro Secchi @alexsecchi83
20 Febbraio 2024 - 12:17
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Ennesimo cambio per il format Sprint. E, al quarto tentativo, sembra iniziare ad avere un senso

Il 2024 segna l’arrivo del quarto cambio di format Sprint in quattro anni in Formula 1. Mai nel Circus si era visto cambiare così tante volte, anno dopo anno, lo stesso dettaglio. Il DRS aveva avuto vita simile all’inizio della sia avventura, ma solo per la scelta di poterlo usare in qualifica per tutto il giro e non solo nelle DRS Zone.

Detto questo, siamo al quarto cambio di fila e questo certifica definitivamente il fatto che nei primi tre anni qualcosa non abbia funzionato, al netto delle belle parole e degli apprezzamenti di facciata che si sono sentiti tra 2021 e 2023. Nel 2024 il format dei sei weekend Sprint (Cina, Miami, Austria, Austin, Qatar, Brasile) è il primo ad avere un senso quanto meno minimamente logico, che gli toglie importanza riportando ad esempio al sabato pomeriggio le vere qualifiche per la gara della domenica, strapazzate negli anni in utilità e collocazione.

Quando dico che questo format toglie importanza alla Sprint intendo dire che, in un modo o nell’altro, la F1 sta facendo progressivamente passi indietro sulla sua idea iniziale. Nel 2021, anno della sua introduzione, quella denominata allora Sprint Qualifying (collocata al sabato pomeriggio) rappresentava di fatto la fine delle vecchie qualifiche, collocate al venerdì al posto della FP2 e valevoli per lo schieramento di partenza della Sprint stessa. Questa, oltre ad assegnare la pole statistica (una bestemmia, sostanzialmente), andava a delineare con il suo risultato la griglia di partenza della gara della domenica assegnando punti ai primi tre al traguardo, rispettivamente tre, due e uno a vincitore, secondo e terzo.

È bastato un anno (e tre Sprint) per capire che c’era qualcosa che non funzionava come il nome, passato da “Sprint Qualifying” a semplice “Sprint” e l’assegnazione della Pole al vincitore di una gara e non a chi è stato più veloce in qualifica. Questi sono stati i primi passi indietro del 2022. Contemporaneamente, mantenendo la spinta dello spettacolo e per dare più valore alla Sprint, è stato aumentato il punteggio includendo i primi otto al traguardo, da otto punti in giù dal vincitore all’ottavo al traguardo.

Nel 2023 un altro passo indietro concettuale di grossa portata. A fronte dell’aumento degli appuntamenti da tre a sei weekend, il format è stato completamente rivisto scollegando Sprint e Gara vera, con l’introduzione della Sprint Shootout al posto della FP3, una replica della qualifica (rimasta al venerdì pomeriggio) che però definisce la griglia della Sprint. In buona sostanza, i due eventi all’interno dello stesso weekend sono stati separati, con la qualifica del venerdì tornata a definire la griglia per la domenica e la Shootout che provvede a quella per la Sprint. Insomma, una bocciatura dell’idea originale, in cui il “flow” del weekend includeva pesantemente la gara corta del sabato.

Il 2024 vede un cambio di format che, televisivamente, toglie ancora più importanza alla Sprint, relegata al sabato mattina con la sua Shootout anticipata al venerdì, mentre la vera qualifica torna alla sua originale collocazione al sabato pomeriggio. In buona sostanza, per non avere più confusione tra gli appassionati, il format Sprint del 2024 non è altro che un format normale nel quale FP2 e FP3 sono sostituite dalla parte Sprint, Shootout e gara corta.

Il quarto cambiamento risulta essere il primo ad avere un minimo senso logico, con la Sprint che non intacca il weekend di gara e con le sue sessioni che non incidono negli orari negli appuntamenti importanti, con la qualifica vera riportata al suo sacrosanto orario.

Se ripensiamo alla Sprint del 2021 e a quella del 2024 è indubbio il fatto che sia stata progressivamente sconfessata e smontata l’idea iniziale con la quale è stata introdotta, evidentemente sotto la spinta di critiche e risultati “veri” ben lontani da quelli che sono stati raccontati nei primi anni. Ad oggi la Sprint non è più una componente determinante del weekend ma un processo indipendente, che serve più che altro alle televisioni per vendere due sessioni combattute al posto di due prove libere. La criticità attuale, come abbiamo visto ad Austin l’anno scorso, è rappresentata dal fatto che i piloti abbiano ancora una sola ora di libere a disposizione ed è stato ampiamente dimostrato come sia insufficiente e rischiosa per tutta una serie di motivi.

Al momento, il format così come sarà usato nel 2024 è il migliore visto fino ad ora sia dal punto di vista tecnico che di collocazione all’interno del weekend. Per arrivarci si è dovuto fare più di un passo indietro sul concetto originario: questo certifica come le critiche portate costantemente a questo sistema su queste pagine, sin dal 2021, non siano state buttate a caso per essere a prescindere contrari, ma con un criterio logico. Resta evidente che, se non fosse per le televisioni e la smania dello spettacolo a tutti i costi, della Sprint non ci sarebbe assolutamente bisogno, ma quanto meno i risultati hanno portato a rivedere lo schema iniziale. E, nonostante le critiche e le pressioni che ci sono piovute contro nel recente passato, possiamo dire con discreto orgoglio che avevamo ragione noi.

Immagine di copertina: Media Red Bull

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