I fischi continuano ancora dopo 10 anni in quella che è una storia difficilmente destinata a chiudersi, per colpa un po’ di tutti
Il GP d’Italia al Mugello porta con sé l’ennesimo capitolo della storia infinita tra i tifosi di Valentino Rossi e Marc Márquez. Una storia che risale ormai al 2015 e sulla quale, parere personale, difficilmente (anzi, è quasi impossibile) si riuscirà a porre la parola fine. È impossibile perché i primi a non volerlo sono probabilmente i diretti interessati e chi sta attorno a loro: ma andiamo con ordine, perché la storia è intricata.
Prima di tutto vanno inquadrati i tifosi che, soprattutto sabato dopo la vittoria Sprint, hanno inondato Márquez di fischi una volta sceso dalla sua moto, con tanto di Tardozzi impegnato a richiamare chi era in tribuna; sottolineando, inutilmente, che lo spagnolo oggi sia un pilota della Ducati. Iniziamo quindi dal dirimere la questione principale: parlare genericamente di tifosi italiani è errato, perché di gente che supporta Márquez in Italia ce n’è eccome.
L’odio (perché questo è) nei confronti dell’otto volte iridato deriva soprattutto dalla frangia di tifosi di Valentino Rossi (non tutti, sia chiaro) che non perdona allo spagnolo quanto successo nel 2015 e non perdona a Ducati la scelta di metterlo nel box al fianco di Bagnaia, pilota molto vicino a Valentino. E va ricordato che, storicamente, i tifosi più incalliti del campione di Tavullia non hanno mai risparmiato il farsi sentire contro l’avversario di turno, che fosse Biaggi, Gibernau, Stoner, Lorenzo o appunto Márquez.
La panoramica attuale è poi esasperata dal fatto che proprio Márquez sta dominando indiscutibilmente e meritata il mondiale 2025 mentre Pecco è in netta difficoltà, il che apre il fronte ad altre storie e supposizioni – infondate – di complottismi in favore dello spagnolo. Se la storia fosse stata opposta, al posto degli insulti ci sarebbe il più spietato scherno.
Sulla situazione attuale una delle teorie più appoggiate, almeno leggendo i social, è quella del tradimento di Ducati nei confronti di Bagnaia, colui che ha riportato il titolo a Borgo Panigale con il pilota che, più di tutti, non avrebbe meritato il posto al suo fianco per quanto successo dieci anni fa. Insomma, la combinazione di Márquez in quanto… Márquez e Bagnaia in difficoltà dopo l’arrivo del #93 è un mix letale, per chi ha ancora negli occhi i favoritismi verso il connazionale Lorenzo (su un’altra moto) nella sfida iridata di dieci anni fa.
Ora: da tifoso di Rossi, che ha avuto la fortuna di vederlo per tutta la carriera, credo ci siano dei momenti in cui sarebbe salutare fare un passo indietro, per quanto possa essere difficile. Ricordiamo tutti bene il 2015 e credo – opinione personale, da blog appunto – che quanto fatto dallo spagnolo, soprattutto nelle ultimissime uscite di quella stagione, sia stato subdolamente e magistralmente diabolico per usare un eufemismo. E, forse, anche altri al posto di Rossi avrebbero reagito. Probabilmente anche io, conoscendomi.
Al contrario di molti sono però convinto che anche Valentino non sia stato esente da errori, in quell’occasione come anche in passato. Con la differenza che, per tutta la carriera, Rossi è stato accompagnato – e non ne aveva il bisogno in certi termini, vista la grandezza – da stampa e media compiacenti fino al punto di renderlo ciecamente un dio per la sua fanbase e, contemporaneamente, antipatico a chi tifava altro con tutto il diritto di farlo, contribuendo a creare un vero e proprio movimento “anti”, ancora oggi esistente a quattro anni dal ritiro.
Possibile che nel 2025 si viva ancora del “Con Rossi o contro Rossi” (piloti dell’Academy, suoi protetti, inclusi)? Significherà pur qualcosa e credo che, a contribuire a questa netta divisione, sia stato anche il tentativo maldestro di non sottolineare in modo oggettivo, durante il suo lunghissimo percorso, anche gli inciampi, le sportellate, quelle piccole cose negative che fanno comunque parte del pacchetto completo, quando si parla di gente che corre e vive al limite.
Ora ci troviamo in una situazione nella quale Bagnaia, coccolato specialmente dai tifosi più integralisti di Rossi come una specie di protetto per osmosi, risulta il sacrificato di una specie di cospirazione ducatista nei suoi confronti dopo due titoli mondiali. Non ci sono valutazioni basate su prestazioni (passate e presenti) né alternative di livello oggettivo. E questo, almeno a mio modo di vedere, non è altro che il conto presentato dal passato.
Sarebbe molto facile ammettere che Márquez, sin da quando è salito sulla GP23, ha dimostrato di poter essere un serio candidato al titolo almeno per metà stagione. Vista l’attuale condizione, lo sarebbe stato anche se fosse rimasto in Gresini con in mano la GP24, considerate le prestazioni del fratello Alex. E chissà se i fischi sarebbero gli stessi o meno. Eppure, la realtà delle cose è che lo spagnolo è tornato in forma quasi come ai tempi del dominio con Honda. E, sebbene io non sia sicuro che sia tornato al 100% dopo l’infortunio, anche quel 95% basta per fare una netta differenza. Non concederglielo denota una certa miopia, ma il tifo è anche questo.
Il primo passo avanti sarebbe quello di capire che non ci sono complotti e concedere a Márquez il fatto di essere ancora il numero 1 assoluto, indipendentemente dalle antipatie. Il secondo quello di porre la parola fine ad una storia che dura da dieci lunghi anni. Ma, qui, la vedo ben più dura. Perché a volerlo dovrebbero essere non uno ma tre soggetti.
Il primo è Márquez e non so quanto sia disposto, anche se qualche chance in più da parte sua potrebbe esserci: ne abbiamo avuta qualche prova tangibile, ad esempio avergli offerto la stretta di mano a Misano nel 2018 in una conferenza stampa. Il secondo è Rossi e qui non c’è trippa per gatti: mentre con Stoner c’è stata una sorta di riappacificazione con tanto di invito al Ranch e con Biaggi sono (forse ingenuamente) convinto che, prima o poi, la foto davanti ad un bicchiere insieme arriverà, con Márquez credo che sarà praticamente impossibile vedere anche solo un timido riavvicinamento. Troppo l’astio per quanto successo al tempo, rimarcato in ogni occasione, podcast, intervista alla quale Rossi è intervenuto anche nel recente passato.
In parte è un peccato, perché credo che solo una parola da parte sua potrebbe far partire qualcosa per calmare le acque (anche lato social) sia nei confronti dello spagnolo che dei media (il terzo soggetto) ancora troppo pendenti da una parte. Lo si capisce nei tentativi di giustificare a tutti i costi i risultati di Bagnaia, nelle pagelle (non solo sue), in tutto il racconto dei weekend di gara.
Non si possono, però, chiedere miracoli. Alcuni, il Vale, li ha già fatti in pista. Chiederne anche da ritirato forse è un pelo troppo.
Immagine di copertina: Media Ducati
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