L’inglese mostra costantemente timore reverenziale nei confronti di Max. E non è così che si può combattere alla pari
Charles Leclerc è, ad oggi, l’unico pilota in grado di combattere con Max Verstappen. Per combattere intendo duellare, misurarsi allo stesso livello di aggressività e anche capacità di stargli davanti.
La caratura del monegasco si vede ogni volta che Lando Norris tenta di prevalere sull’olandese e domenica, ad Austin, è successa la stessa cosa. Perché Leclerc, di timore reverenziale nei confronti di Verstappen, non ne ha. Si è visto, chiaramente, in tutte le occasioni in cui i due sono arrivati ai ferri corti.
Dal 2019 almeno è successo diverse volte, con l’uno o l’altro a prevalere senza una netta supremazia. Mentre Leclerc gioca allo stesso livello mentale di Max, Norris va in crisi. Mentre Leclerc sa come difendersi, attaccare e ribattere colpo su colpo, Norris subisce. Non ho dubbio alcuno che, al posto dell’inglese, il monegasco domenica non si sarebbe fatto prendere dalla frenesia e avrebbe portato a casa il sorpasso senza rischiare una penalità.
Aggiungo: Norris, per prevalere nella lotta corpo a corpo, ha bisogno di un vantaggio tecnico in quel momento indiscutibile. L’abbiamo visto a Silverstone e Zandvoort, ad esempio. Quando il livello è simile tra le due vetture, le cose si fanno molto più difficili: in alcuni casi, anche se c’è un vantaggio, Norris non riesce addrittura a spuntarla. Ad Austin è stato ridicolizzato per quasi un quarto d’ora, in vantaggio tecnico e di gomme, dal tre volte iridato, capace di posizionare la RB20 dove e quando serviva senza la minima sbavatura. Abile a farsi avvicinare dove sapeva di non poter essere attaccato per, poi, staccarsi il più possibile per difendersi dove il rischio era più alto.
È inutile appellarsi ai regolamenti ogni qual volta l’inglese ci rimette nei confronti di Verstappen: semplicemente, non è capace di attestarsi allo stesso livello di aggressività di Max così come di conoscenza delle regole alla lettera, punto non compreso tra l’altro da molti. Lo si vede nelle innumerevoli partenze sbagliate e nei portoni spalancati all’avversario (curva 1 di Austin compresa) quando dovrebbe ben sapere di che pasta è fatto l’altro.
Oltretutto, quando ci prova a mettersi a quel livello, riesce poi ad esagerare pur senza essere mai notato, come nella partenza di Barcellona (quando mise mezza Red Bull sull’erba a 250 all’ora), a Spielberg e (ultima questa) ad Austin con due moving under braking che in altre situazioni sarebbero sicuramente stati rivisti.
Semplicemente, l’attuale Lando Norris non ha le carte in tavola per essere allo stesso livello di Verstappen. A 25 anni, alla sesta stagione in F1, inizia a diventare un problema. Perché non ci può essere garanzia di avere sempre la macchina migliore del lotto (come ad Austin, dove McLaren era dietro a Ferrari) e perché con l’olandese bisogna imparare a lottare e mettersi allo stesso livello, se si vogliono avere possibilità.
Da Miami in poi, ovvero da quando Red Bull ha iniziato a perdere colpi, Max Verstappen è il pilota che ha ottenuto comunque più punti di tutti, 244 contro i 239 di Norris. Uno così, se non ti metti allo stesso livello, non lo batti mai. E se c’è uno in grado di farlo, mi spiace per la schiettezza, non è l’inglese della McLaren: risiede comunque a Montecarlo ma guida una monoposto rossa e ha il numero 16 sul muso.
Immagine di copertina: Media Red Bull
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