Blog | Oltre al “caso Lawson”: forse il problema è nel primo pilota Red Bull

Autore: Alessandro Secchi
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Pubblicato il 21 Marzo 2025 - 18:30
Tempo di lettura: 5 minuti
Blog | Oltre al “caso Lawson”: forse il problema è nel primo pilota Red Bull
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Dopo una gara e una qualifica Sprint sembra di essere tornati al punto di partenza, ma com’è possibile?

Se fossi Yuki Tsunoda, onestamente, sarei felice di non essere stato scelto al fianco di Max Verstappen come nuovo compagno in Red Bull. Le lamentele post Australia sulla decisione del main team di affidarsi a Liam Lawson credo siano abbastanza miopi sulla questione generale. Al di là del fatto che per Tsunoda, “uomo” Honda, questo potrebbe essere l’ultimo anno nella grande famiglia Red Bull prima del passaggio della PU giapponese ad Aston Martin, penso che il disegno sia molto più ampio e lo riassumo con una sola frase.

Il destino di pressoché chiunque, al fianco di Verstappen, è segnato già dall’inizio. Ovviamente non possiamo avere la riprova con uno dei piloti della prima fascia, quella a cui appartiene anche Max, ma forse bisognerebbe iniziare a capire che il vero problema della Red Bull non è tanto chi si mette sul secondo sedile ma chi occupa il primo, ovvero l’olandese.

Ricordo una dichiarazione di Waché sull’involuzione della RB20 che, l’anno scorso, ha permesso a McLaren di tornare su. Waché disse che, in realtà, i problemi della monoposto 2024 derivavano addirittura da uno sviluppo dell’imprendibile RB19 del 2023 partito dal GP della Spagna. E qual era la motivazione principale? Che Verstappen, capace di guidare in qualche modo sopra i problemi, aveva di fatto “nascosto” lacune che poi si sono palesate quando ormai non c’era più niente da fare. Questo anche a spiegazione delle due involuzioni di Sergio Pérez iniziate a mondiali già iniziati, sia nel 2023 che nel 2024.

Ora, è altamente possibile che io sia un cretino, ma non ho mai ritenuto Checo un pilota appartenente alla sfera degli scarsi. Ho sempre avuto una buona considerazione di lui per tutto quello che ha fatto prima di arrivare in Red Bull. Però ho sempre ritenuto strano il fatto che il messicano partisse bene per poi andare in picchiata. Ricordo l’anno scorso Verstappen parlare a sua difesa, dicendo che il problema non era il suo compagno ma la macchina e, nel momento in cui anche l’olandese ha iniziato a faticare, Pérez dire “Adesso i problemi che trovo io li vede anche lui”.

Si tratta ovviamente di un argomento molto complesso, ma credo che le difficoltà per chiunque si ponga al fianco dell’iridato siano di quattro tipi: il primo è quello di trovarsi in un ambiente ancora (e giustamente) totalmente dedito all’olandese, che riceve il 100% delle attenzioni; non potrebbe essere altrimenti, soprattutto dopo aver vinto un mondiale come quello dello scorso anno. Il secondo motivo è il fatto che parliamo di un talento straordinario, a fianco del quale in questo momento faticherebbero anche quelli della prima fascia, figuriamoci piloti di media classifica o, in questo caso, un mezzo rookie come Lawson. Il terzo motivo è una specie di rovescio della medaglia del secondo. La capacità di guidare sopra i problemi di Verstappen diventa, indirettamente, un impedimento aggiuntivo per chi gli sta a fianco. Il quarto, non di poco conto, è la presenza di Helmut Marko, pronto a distruggerti moralmente al primo errore. Questo non fa di certo bene e lo sanno tutti quelli che sono passati per la sua tagliola.

Non può essere un caso che, dall’arrivo di Verstappen in Red Bull, tutti i compagni a fianco a lui abbiano faticato. Dopo l’uscita di Ricciardo, spinto a lasciare il team dalla competizione interna, sono passati per Milton Keynes Gasly ed Albon, di certo non due scarsi, e Pérez. Ora abbiamo Lawson, un giovane che comunque ha fatto vedere buone cose nel team junior. Se il francese e il thailandese erano ancora dei giovani promettenti e forse sono stati lanciati nella mischia troppo presto, il messicano, il compagno più esperto oltre che quello rimasto più a lungo, è entrato in una spirale dalla quale non è stato più capace di uscire.

Con il neozelandese, dopo una gara e una qualifica Sprint, siamo già messi peggio che con Pérez mentre Verstappen si trova ancora in coda ai primi. Possibile che anche Lawson si sia magicamente svegliato scarso? E, ovviamente, non aiuta il fatto di avere avuto un weekend australiano con una sessione persa (la FP3, cruciale per le qualifiche), poca possibilità di girare e prendere confidenza e, infine, una gara bagnata; mentre la sola ora di libere in Cina, visto il format Sprint, ha rappresentato sicuramente un altro ostacolo.

Forse sarebbe il caso di andare anche un po’ oltre la semplice distruzione del malcapitato di turno e fare, da parte di Red Bull, qualcosa di diverso: a Milton Keynes (e non solo) va capito prima di tutto che il primo pilota fa un altro mestiere e che il secondo va supportato con un altro approccio dal punto di vista tecnico, oltre che protetto dalle critiche che già piovono copiose dopo una settimana e mezzo. Altrimenti si fa dura e, ormai, di giovani da raschiare dal fondo ogni sei mesi non ne sono rimasti tanti.

Yuki, goditi la Racing Bulls che forse è meglio, almeno per ora.

Immagine di copertina: Media Red Bull

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