Perchè con Pecco si sta ripetendo quanto fatto a suo tempo (e sbagliando) con Rossi dal punto di vista mediatico
Nel 2003, la Formula 1 fece esordire un nuovo punteggio che dimezzò la distanza tra vincitore e secondo classificato, passando da dieci punti contro sei ai dieci contro otto. Proprio in quell’anno, Kimi Raikkonen rischiò di vincere il mondiale con una sola vittoria contro le sei di Michael Schumacher (su 16 gare, bei tempi). Se Iceman ci fosse riuscito, il punteggio appena rivisto sarebbe stato sicuramente indicato come elemento decisivo nella conquista del titolo poiché appena entrato in vigore.
La MotoGP non cambia punteggio da decenni e, nel mondo del motorsport (valeva anche per la F1 del 2003), ad oggi vince chi fa più punti indipendentemente dai risultati, alla domenica così come al sabato nelle Sprint. Che restano una stortura pro spettacolo – lo andiamo dicendo da sempre – ma purtroppo esistono e bisogna farci i conti.
Questo per dire che non è necessario chiamare in causa punteggi o sminuire in qualche modo Jorge Martín per elevare quello che sta passando come una specie di mondiale morale per Pecco Bagnaia. In realtà – e questo è un parere assolutamente personale – sebbene i due siano stati un gradino sopra tutti gli altri spesso e volentieri, il mondiale del 2024 mi è sembrato in alcuni momenti quello del “ciapa no”, ovvero un campionato giocato a chi non lo voleva vincere tra errori e cadute.
Ovviamente perdere il mondiale con 11 vittorie contro 3 non è bello, ci mancherebbe. Ma, appunto, il conteggio si fa sui punti e non sulle vittorie e nei campionati ci vuole costanza, inutile girarci attorno. Detto questo, sarebbe bello se con Bagnaia non si ripetesse mediaticamente lo stesso errore fatto ripetutamente con Valentino Rossi, la cui ombra continua ad aleggiare sempre e comunque nel Paddock. Ovvero quello di elevare forzatamente il “nostro” di turno mettendo in ombra gli altri.
Certo, non mancano gli appigli legati al passato come le accuse ai fratelli Marquez di aver fatto così e cosà durante la stagione. Sarebbe però il caso di mettere una pietra sopra sulle scorie del 2015: se c’è una cosa di cui Bagnaia non ha bisogno è essere sfruttato mediaticamente come strumento di vendetta contro Marquez (che da oggi sarà al suo fianco…) per quanto successo dieci anni fa, solo e soltanto perché pupillo dell’Academy.
La cosa interessante è che spesso Pecco mi è sembrato più onesto con se stesso di chi lo ha raccontato, un po’ come succede con Leclerc in F1. Quando è il pilota il primo ad ammettere degli errori (Bagnaia sa benissimo di averne fatti troppi) e c’è gli glieli giustifica significa che c’è qualcosa che non va; ma non lo scopriamo di certo adesso.
Neanche il tempo di chiudere che oggi si volta già pagina. Con la speranza che il 2025 ci regali un bel mondiale, possibilmente con qualche polemica in meno e magari qualche sorpresa in più.
Immagine: Media Ducati
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