Blog | Motomondiale: Pedro Acosta, David Alonso e quelle sensazioni che danno di “Next Big Thing”

Autore: Alyoska Costantino
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Pubblicato il 9 Ottobre 2024 - 16:00
Tempo di lettura: 8 minuti
Blog | Motomondiale: Pedro Acosta, David Alonso e quelle sensazioni che danno di “Next Big Thing”
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In quel di Motegi i due iberici sono stati i protagonisti indiscussi, per un motivo o per l’altro, delle categorie MotoGP e Moto3.


Anche i fan più accaniti del Motomondiale e delle due ruote, dopo essersi svegliati alle quattro del mattino di domenica scorsa, saranno stati onesti nel pensare che il GP del Giappone non sia stato tra gli eventi più esaltanti della stagione 2024. Anche la gara della MotoGP, come accennato nelle interviste dallo stesso Marc Márquez, poteva benissimo esser definita noiosa.

Eppure, durante il weekend di Motegi due nomi si sono messi incredibilmente in risalto, rispettivamente nelle categorie MotoGP e Moto3. Da una parte Pedro Acosta, il “Rookie Maravilla” che ha già incantato i più nella top class e che in Giappone è arrivato vicino come non mai al suo primo successo nella massima categoria (seppur solo nella Sprint Race); dall’altra David Alonso, laureatosi campione del mondo nella classe leggera con quattro gare d’anticipo e capace di stabilire numerosi record, come quello di esser diventato il primo iridato colombiano nel Circus del Motomondiale.

I loro risultati, durante l’ultimo fine settimana, sono quanto di più agli antipodi ci possa essere, eppure entrambi hanno colpito per le loro performance e per quel sentore di “nuovo che avanza” che hanno dato. Nel titolo della bloggata ho rispolverato un soprannome che, per gli appassionati più accaniti del wrestling dei primi anni 2000, farà tornare in mente molti ricordi e che ritengo azzeccato per i due ispanici: quello di Brock Lesnar, definito appunto “The Next Big Thing” in quanto fenomeno in rampa di lancio della “Ruthless Aggression”, quella particolare era dello sport-spettacolo marchiato WWE.

Partirei dando prima uno sguardo alla situazione del pilota GasGas. Le due cadute nelle altrettante gare della MotoGP tra sabato e domenica hanno fatto sicuramente male ai tifosi di Acosta e allo stesso Pedro, che nel post-gara si è dimostrato fortemente autocritico definendoli errori grossolani (per non dire altro). Degli sbagli che potrebbero aver tolto a “El Tiburón” la sua chance più ghiotta di aggiudicarsi i propri primi trofei da vincitore in classe regina durante l’anno di debutto.

Degli sbagli, inoltre, che hanno fatto sì che alcune critiche emergessero nei confronti del #31, come se stesse sorgendo la preoccupazione che il palcoscenico della MotoGP possa mettere in ginocchio il murciano per la troppa pressione. E’ quanto di più lontano ci sia dalla realtà, secondo me.

Era chiaro sin da subito, infatti, che il passaggio in MotoGP si sarebbe rivelato alquanto ostico per il bicampione del mondo Moto2 e Moto3 e, nonostante il talento smisurato di cui dispone, anche per lui il primo approccio non sarebbe stato semplice. Ma ciò che stiamo vedendo durante questo 2024, con le varie cadute e le occasioni sprecate (non solo a Motegi ma anche a Le Mans, al Montmelò e nelle due prove di Misano), fa parte di un normalissimo processo di crescita che anche un pilota dotato del fattore X, di quel talento in più che solo in pochi possono disporre, deve necessariamente affrontare per arrivare tra i grandi.

Senza dimenticare, inoltre, la situazione in cui Acosta si trova, anche in termini tecnici: i due errori al Mobility Resort stanno facendo passare colpevolmente sottotraccia il fatto che Pedro, su una GasGas RC16 ancora lontana dalle prestazioni delle Ducati, sia stato capace non solo di aggiudicarsi la pole (seppur tramite il cavillo dei track limits non rispettati da Marc Márquez) e di contendere la vittoria al campione Pecco Bagnaia nella Sprint, ma addirittura di essere il più veloce in pista, pur facendo comunque parte di un team non pienamente ufficiale come Tech3.

Tutto ciò che Acosta farà quest’anno, di giusto o di sbagliato, sarà comunque tutto grasso che cola per il team di Hervé Poncharal, nonché esperienza utile per le stagioni future in cui Pedro, a meno di cataclismi, sarà un protagonista. E’ lui, senza se e senza ma, il rappresentante più fulgido della nuova generazione di talenti in crescita e in arrivo in MotoGP.

KTM ha decisamente puntato sul cavallo giusto per il 2025, ora c’è da sperare che i preparativi compiuti dagli austriaci per ristrutturare la squadra (con il licenziamento di Francesco Guidotti e l’arrivo di Aki Ajo dalla sua struttura nelle propedeutiche) siano azzeccati, dato che sono stati fatti anche per mettere lo stesso Acosta nella situazione più ideale possibile.

Fa specie che KTM, pur considerando la propria nomea ben poco lusinghiera di marchio “trita-piloti”, possa disporre in Moto3 di un altro talento immenso come David Alonso. L’ispano-colombiano, dopo un 2023 già di per sé da applausi, a Motegi ha messo a segno la propria decima vittoria della stagione 2024, eguagliando nomi di un certo peso quali Valentino Rossi, Marc Márquez e Joan Mir per numero di successi in una singola annata nella categoria leggera.

Insieme alla vittoria, Alonso si è aggiudicato anche il tanto agognato titolo mondiale, per il coronamento di un sogno che, per sua ammissione, aveva sin da bambino ai tempi delle minimoto. Ora quel sogno non solo è realtà, ma potrebbe continuare nelle due categorie superiori. A cominciare dalla Moto2 in cui correrà l’anno prossimo, sempre col team Aspar e con Daniel Holgado come compagno.

Fa specie che proprio Dani sarà l’uomo che affiancherà Alonso dopo che, quest’anno, ha fatto parte della schiera di rivali che hanno cercato di soffiargli la corona Moto3. Eppure, nonostante la concorrenza parecchio ostica (forse ancor più di quella che ha affrontato proprio Pedro Acosta tre anni fa nella stessa categoria), il ragazzo di Madrid si è dimostrato un autentico schiacciasassi, aggiudicandosi l’alloro con ben quattro gare ancora da disputare (solo Brad Binder, nel 2016, è riuscito ad avere la certezza matematica con così largo anticipo).

Il paragone col titolo 2021 di Acosta viene chiaramente naturale, proprio perché i due fanno parte della stessa generazione ed il murciano è stato giustamente posto come primo metro di paragone con cui tutti i talenti promettenti del Motomondiale dovranno misurarsi, un po’ come lo è stato Verstappen in F1 nell’ultimo decennio. E, come accennato in precedenza, per certi versi il mondiale del madrileno risulta esser ancor più impressionante rispetto a quello di Pedro, per la dominanza con cui è stato raggiunto, per la concorrenza più agguerrita e per le prove di forza di cui Alonso è stato capace in certe situazioni (anche grazie alle gomme Pirelli, che hanno messo maggiormente in evidenza il gap tra i piloti più veloci e gli altri).

Vedendo le singole prestazioni forse quello di Acosta rimane ancora più iconico (ci si ricorda, ad esempio, della vittoria dalla pitlane del GP di Doha), specie considerando che l’attuale alfiere Tech3 era un debuttante, ma in linea di massima le performance dei due in Moto3 restano paragonabili, segno di come anche Alonso possa avere quel fattore X che in pochi possiedono.

Resta, però, ancora un nodo da risolvere per David prima di poter dire che il resto della sua carriera sarà tutta in discesa fino alla MotoGP: lo scoglio della Moto2. Il crollo quasi inspiegabile di Izan Guevara in seguito al titolo conquistato due anni fa è ancora fresco nella memoria di tutti e la magra che sta affrontando nella classe di mezzo, nonostante anche qui ci sia stato un passaggio alle Pirelli, pare ancora lungi dal finire.

La paura che ciò possa accadere anche ad Alonso c’è, anche perché la Moto2, negli ultimi anni, è stata capace di far vincere i nomi più insospettabili (Remy Gardner ed Augusto Fernández ad esempio), mentre alcuni talenti promettenti delle classi leggere sono rimasti alla finestra senza poter brillare degnamente (il già citato Guevara, ma anche Fermín Aldeguer che salterà in MotoGP senza un titolo in tasca, nonostante il dominio ai tempi del CEV/JuniorGP).

Per certi versi la Moto2 soffre un po’ del problema che ha la F2 nei confronti della F1, ovvero l’essere una serie che rappresenta l’ultimo gradino per il passaggio alla massima categoria, ma incapace di far comprendere a pieno chi siano davvero i piloti più forti (anche se non si raggiungono i livelli di completa casualità che la F2 tocca in certe situazioni). Questa prima stagione con le Pirelli ha rimescolato drasticamente le carte nella prima parte di stagione, ma col passare delle gare i valori in campo sono tornati più o meno quelli del 2023.

Vedremo se nel 2025 la differenza di prestazioni in pista tra i piloti migliori e quelli di rincalzo sarà più netta dell’attuale o meno e, nel caso specifico di Alonso, se il pilota colombiano riuscirà a dimostrare le proprie doti sin da subito. Potrà contare su un team di primo livello e con cui ha già un rapporto consolidato, ma allo stesso tempo non godrà di un compagno esperto su cui fare riferimento e da cui estrapolare dati utili (l’uomo perfetto sarebbe stato Jake Dixon, ma l’inglese partirà in direzione Marc VDS).

Comunque, al contrario di altri, io rimango fiducioso su David Alonso, così come rimango pienamente convinto di ciò che sa fare Pedro Acosta. Sono loro il futuro che avanza e che oramai scalpita per spodestare il presente.

Sono loro i “Next Big Thing” del Motomondiale.

Fonti immagini: tech3racing.fr, teamaspar.com, ajo.fi

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