Blog | MotoGP, l’arrivo di Chantra in Honda e la teoria dello stufato

Autore: Alyoska Costantino
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Pubblicato il 30 Agosto 2024 - 14:00
Tempo di lettura: 6 minuti
Blog | MotoGP, l’arrivo di Chantra in Honda e la teoria dello stufato
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Chantra, dalla Moto2, andrà a sostituire l’esperto Nakagami (futuro tester). Ma quanto può davvero fruttare questa mossa?


Durante quest’ultima settimana di agosto sono state rese note alcune novità piuttosto importanti in merito al futuro della MotoGP e, tra queste, c’è stato l’annuncio per il 2025 della nuova formazione di Honda LCR.

Ad affiancare Johann Zarco (già forte di un contratto biennale firmato lo scorso anno) non sarà più Takaaki Nakagami, bensì Somkiat Chantra, pilota thailandese della Moto2 maturato nel team Asia, creato proprio dalla Casa di Tokyo per permettere la crescita dei talenti provenienti dal Continente Giallo, tramite un primo approdo nell’Asia Talent Cup a cui poi fa seguito il debutto nel Motomondiale.

Chantra avrà l’onere e l’onore di essere il primo thailandese a correre in top class dalla fondazione del Motomondiale e potrà persino guidare per la prima volta una MotoGP durante un evento agonistico nel Gran Premio di casa, quello di Buriram (dato che nel 2025 il GP di Thailandia aprirà il campionato).

La storia del #35 e del suo percorso fino ad arrivare al top del top delle due ruote è sicuramente degna di nota ed anche una piccola, grande vittoria per il continente asiatico, che il prossimo anno vedrà ben due dei propri maggiori talenti fare il salto in MotoGP (oltre a Chantra debutterà anche Ai Ogura, col team Aprilia Trackhouse). Tuttavia, la situazione che si è andata a creare con l’arrivo di Somkiat e la decisione di Honda mi ha spinto a scrivere questa bloggata.

I miei dubbi sono inerenti, soprattutto, alle difficoltà che Honda sta al momento affrontando. Non serve sottolineare l’ovvio, ovvero che al momento la Casa dell’Ala Dorata è il fanalino di coda di questa MotoGP e che, viste le prospettive, occuperà ancora questa scomoda posizione almeno fino al debutto del nuovo cambio regolamentare, in programma per il 2027.

La RC213V, oltre ad essere una moto lenta e senza punti di forza, risulta essere persino una moto pericolosa e capace di tradire il pilota che la guida quanto meno se l’aspetta, ma soprattutto un mezzo con cui nessuno, ad oggi, sembra in grado di fare la differenza.

Al momento la line-up di HRC è piuttosto variegata e presenta un ex-campione MotoGP (Joan Mir) e due ex-ducatisti, giunti alla corte giapponese al termine del 2023 (Johann Zarco e Luca Marini), di cui uno anche bicampione del mondo Moto2 e vincitore di un Gran Premio lo scorso anno.

Vedendo questa situazione appare chiaro come l’anello debole del quartetto sia Nakagami, pilota ormai trentaduenne e con poche prospettive residue di crescita, eppure il giapponese è l’hondista che è arrivato a punti in più occasioni in questa prima metà di 2024, con sette arrivi nei primi quindici in undici Gran Premi.

In sostanza, qualunque sia il livello del pilota, che si tratti di un ex-iridato o di un onesto comprimario, la RC213V al momento non permette di fare più di un tot. Ed è qui che sorge la mia domanda inerente all’arrivo di un nuovo pilota: qual è l’obiettivo di Honda nel far debuttare Somkiat Chantra in MotoGP in questo momento?

Questa sostituzione Nakagami-Chantra mi fa venire in mente una battuta del film “The Hateful Eight”, di Quentin Tarantino. In una delle scene della famosa pellicola, il Maggiore Marquis Warren (interpretato da Samuel Jackson) racconta che lo stufato preparato dalla locandiera Minnie, indipendentemente dagli ingredienti o dal tipo di carne che lei usava, ha sempre lo stesso, identico sapore.

Il paragone che voglio fare è questo: al momento la differenza prestazionale tra i quattro piloti già presenti nei due team Honda in MotoGP è piuttosto irrisoria, dunque far salire Chantra dalla Moto2 per sostituire Nakagami (ma poteva essere qualunque altro dei tre “superstiti”) risulta superflua, non determinante per quello che è lo scopo primario di HRC in questo momento, ovvero tornare in vetta. In sostanza la situazione, per quanto riguarda i risultati, cambierà ben poco da quest’anno al prossimo.

Quando si parla del thailandese, inoltre, si parla di un pilota né giovanissimo né tantomeno con le premesse del grande talento generazionale dal futuro radioso: il pilota di Chonburi ha venticinque anni e ne compirà ventisei a dicembre di quest’anno (per fare un paragone, Bagnaia ha appena un anno d’età in più di Somkiat e Pedro Acosta ne ha da poco compiuti venti) e, sul piano delle performance, vanta due vittorie a Mandalika 2022 e a Motegi 2023, a cui vanno aggiunti altri quattro podi in sei anni di Moto2. Nulla che possa far gridare al pilota imperdibile, insomma.

Di contro, il contraccolpo che la carriera di Chantra può subire in caso di debutto fallimentare sulla Honda potrebbe essere brutale e far terminare in tempo zero la sua avventura in MotoGP; l’esempio di Augusto Fernández, un ex-campione Moto2 addirittura già costretto a fare le valigie dopo appena due anni, è sotto gli occhi di tutti.

Può darsi che questa mossa di Honda sia stata anche un po’ frutto della disperazione, o una semplice promozione per Chantra volta a dimostrare che il percorso di crescita per i piloti asiatici sia davvero fondamentale ai fini del progetto motoGP. Non dimentichiamoci, però, che “Kong” era la seconda scelta della squadra LCR: doveva essere Ai Ogura (altro pilota del junior team Honda) a prendere il posto del suo connazionale, ma alla fine il nipponico ha voltato le spalle ad HRC per accasarsi altrove.

Una visione ancor più drastica potrebbe essere legata alla mancanza di alternative per Honda: l’addio anticipato di Marc Márquez dal team Repsol per andare in Ducati è stata una pessima pubblicità per HRC; una bocciatura in tronco dal pilota considerato ancora oggi come il più forte in griglia. E’ una situazione da cui è passata anche Ducati quando Valentino Rossi mollò la squadra dopo le due stagioni deludenti in sella alla “Rossa” e, se vogliamo andare ancora più indietro in ambito storico, è ciò che ha affrontato anche la Cagiva ad inizio anni ’90, quando nemmeno il quattro volte iridato Eddie Lawson riuscì a tirar fuori granché dalla C592.

In sostanza, quella di Chantra risulta, ai miei occhi almeno, una scelta poco ponderata, in un momento in cui Honda dovrebbe puntare, almeno su alcuni ambiti come quello dei piloti, sulla stabilità del progetto più che sul completo stravolgimento delle carte in tavola. Uno stravolgimento che, per le abilità buone ma non fenomenali del #35, probabilmente non andrà a migliorare lo stufato.

Fonte immagine: X / Honda Team Asia

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