I primi due giorni del GP del Canada tutto tranne che esaltanti per la Rossa
Manca ancora la domenica che, a meno di ribaltoni imprevedibili, proseguirà sulla scia di venerdì e sabato, ma al momento la trasferta canadese della Ferrari è tutto tranne che esaltante. Le voci del fuori pista e quanto successo al suo interno delineano una situazione ancora difficile a Maranello, condizionata da distrazioni, dichiarazioni inaspettate ed altre diventate, invece, la norma.
Vasseur è arrivato a Montréal carico a pallettoni e sono tre giorni che, più di pensare a stare al muretto, parla di quanto siano brutti e cattivi alcuni giornalisti italiani; dimenticandosi che il ruolo del giornalista, tendenzialmente, non è quello di lisciare il pelo ma di fare informazione, possibilmente non compiacente. Fatico nel ricordare a memoria un weekend nel quale il capo di una scuderia è così impegnato nel mettersi contro ancor di più chi l’ha criticato e anche chi non lo aveva ancora fatto, mostrandosi rancoroso ed evidentemente in netta difficoltà. Da qui è chiaramente comprensibile come i tentativi di difesa dei suoi piloti siano molto aziendalisti.
Hamilton ha rappresentato la SF-25 come il tentativo disperato di far ballare qualcuno che non ne è capace, un modo come un altro per dare del catorcio ad una monoposto che (lui) non riesce a far andare come vorrebbe e, viste le aspettative, dovrebbe. Non siamo molto distanti da quanto fece Prost nel 1991, in soldoni. Sono ormai settimane che si ripropone la situazione per cui Lewis parla in questi termini della sua monoposto, soprattutto ai media stranieri. Cosa che, prima o poi, potrebbe diventare non gradita soprattutto se, dall’altro lato del box, arriva qualche podio.
Leclerc, dopo essersi giocato il venerdì con il botto in FP1, si è ripresentato al sabato volenteroso (almeno lui) di metterci una pezza. E ci sarebbe forse riuscito senza l’errore del secondo giro della Q3, del quale ci resta il miglior tempo nel T1 che lo avrebbe messo in linea per lottare con Russell e Verstappen. Il nervoso a fine qualifiche è palpabile ma, almeno nel suo caso, è un nervoso positivo; quello di chi ancora ci crede un po’ e non si lascia andare ad una situazione per lui ancora difficile, dopo sette anni a tirare il carro. Difficile dire quanto Hadjar abbia disturbato, ma quello che resta è la sensazione che in Ferrari l’unico ad impegnarsi è il pilota che stava per essere messo da parte.
Nota di demerito va, in condivisione con McLaren, alla scelta di non provare in Q3, almeno con un pilota, con le gomme medie che, così come ad Imola, hanno dimostrato di averne di più. Ma quello che succede al muretto, in questo momento, sembra davvero il minore dei mali.
Immagine di copertina: Media Ferrari
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