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Blog | Montréal, il weekend (quasi) perfetto di Verstappen. La differenza (per chi la vuole vedere) la fa Max

di Alessandro Secchi
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Pubblicato il 11 Giugno 2024 - 11:05
Tempo di lettura: 4 minuti
Blog | Montréal, il weekend (quasi) perfetto di Verstappen. La differenza (per chi la vuole vedere) la fa Max

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Imola e Montréal sono i due esempi di come, anche se le cose non girano alla perfezione, l’iridato è in grado di metterci una pezza

Per valutare la differenza che è capace di fare un pilota di Formula 1 solitamente si prendono in esame le annate in cui non si dispone della monoposto certamente migliore del gruppo. Sebbene Max Verstappen avesse dato prova di poterla fare, questa differenza, in annate difficili come il 2019, il 2020 e soprattutto il 2021, le ultime due stagioni erano vissute sull’onda del “è facile con quella macchina lì”.

Effettivamente, 2022 (almeno nella seconda parte) e 2023 fanno parte di quelle stagioni in cui i numeri crescono quasi naturalmente, per via di una superiorità tecnica difficilmente ripetibile. Eppure, se anche nelle ultime stagioni il nome in cima sul gradino più alto del podio è praticamente sempre stato quello di Verstappen, l’olandese era atteso da molti ad una stagione meno roboante per dimostrare – se ce ne fosse ancora bisogno – di poter fare quello step in più sia rispetto al compagno di squadra che al resto del gruppo.

Come avevamo ampiamente premesso ad inizio anno, sarebbe stato difficile vedere una Red Bull al livello del 2023 e, infatti, così non è. Gli avversari si sono avvicinati e non è più facile come prima portare a casa Pole e vittorie. Niente più braccio fuori dal finestrino ma testa bassa, concentrazione e attenzione massima.

Ricordando che nessun pilota è infallibile per definizione – nemmeno Verstappen lo è, vedasi Miami e la qualifica di Monaco – e che comunque il campione in carica, con una pinza montata male e uno zero in Australia, ha comunque conquistato sei vittorie su nove, ha già mostrato in due occasioni quanto sia capace di gestire una gara sotto pressione.

Nello specifico parlo di Imola e Montréal. In Italia gli ultimi 15 giri – tra l’altro di un’intensità rara, alla faccia del DRS – hanno mostrato quanto l’olandese sia capace di mantenere i nervi saldi con un Norris che recuperava decimi e decimi al giro. Avrebbe vinto lo stesso con un paio di giri in più? Non lo possiamo sapere, ma l’obiettivo l’ha raggiunto, seppur per pochi decimi, senza una minima sbavatura.

A Montréal ci si è messo di tutto: due volte la pioggia, due volte le ripartenze dalla Safety Car e una Red Bull, nella prima parte di gara, non al livello – incredibile da dire – di Mercedes e McLaren, con Russell e Norris scatenati.

La sessantesima vittoria in carriera dell’olandese racchiude un po’ tutte le sue caratteristiche attuali, ben diverse da quelle degli esordi. Verstappen è maturato nella gestione di gara: sa quando attaccare, quando resistere e quando desistere se qualcuno è più veloce di lui.

Il weekend canadese era atteso con ansia dal team austriaco e, infatti, fino alla qualifica le sensazioni non erano state positive, soprattutto dopo il problema del venerdì. A metterci una pezza ancora lui, Verstappen, con una pole mancata non in termini di tempo sul giro ma in termini di cronologia. Lo stesso tempo al millesimo con Russell (da qui il weekend QUASI perfetto del titolo, ovviamente è una forzatura) è stato sia una beffa che un sospiro di sollievo dopo una prima parte di weekend difficile.

Per gran parte della gara la lotta è sembrata un affare a tre con Russell e Norris, con Max che ha gestito la gara senza strafare e aspettando il momento giusto. Una sola piccola sbavatura rispetto ai due inglesi, più fallosi di lui (soprattutto Russell) e la ripartenza dalla seconda Safety Car, ad una manciata di giri dalla fine, che rappresenta il colpo di genio, l’esempio del “sapere quando attaccare”. Quasi due secondi rifilati a Norris nel primo giro per togliersi dal rischio DRS: un giro della morte dopo aver segnalato più volte di non fidarsi a salire sui cordoli umidi con una vettura troppo ballerina.

Non sarà quindi facile togliere il titolo a Verstappen. Perché, anche con una Red Bull alla pari o inferiore, ad oggi c’è un’altra differenza da colmare nel piede del campione in carica. E non è cosa da poco.

Immagine di copertina: Media Red Bull

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