Nessuno se lo aspetta nonostante sia lui. Eppure la Pole di Suzuka se la prende lui, Max Verstappen, contro ogni pronostico
La Pole di Max Verstappen a Suzuka è il motivo per cui vale ancora la pena di seguire la Formula 1. Non tanto perché l’ha fatta lui ma per ciò che simboleggia il gesto tecnico, ovvero la capacità di sovvertire le previsioni e le attese.
Con questa McLaren, ancora una volta, nessuno credeva che la Red Bull e l’olandese potessero essere della partita per la Pole, soprattutto dopo la FP3 del mattino in cui si veleggiava attorno al mezzo secondo di ritardo. Eppure – ed è per questo che la F1 merita ancora – a volte succede ciò che non è ponderabile. E, sia chiaro, questo “non ponderabile” non ha niente a che fare con quello della Sprint cinese, osannata e presa a riferimento come resurrezione della Ferrari tra mille asterischi. Qui parliamo di una Pole vera, dopo tre sessioni di prove libere vere (incendi a parte), in un weekend dallo svolgimento normale e non pro Netflix come quello della Sprint; e con le McLaren che il giro l’hanno completato senza errori evidenti.
Ecco perché sono queste le Pole da esaltare se si vuole raccontare ancora la F1 come sport e non come propaganda nazional popolare. Il giro di Verstappen fa il paio con la gara del Brasile dell’anno scorso: parliamo di due Gioconde, di una delle migliori Pole della carriera, forse una delle top tre tra le 41 portate a segno. Il tutto mentre, dall’altra parte del box, continuano i problemi con Tsunoda che ha resistito strenuamente fino al Q1 per poi collassare in Q2 e farsi fregare anche da Lawson. Quando c’era da mettere le carte sul tavolo, il giapponese ha cannato la mano dando ancora maggior risalto, indirettamente, alla meraviglia del compagno. “Credo che nessun altro pilota possa guidare una macchina e metterla così in alto, oltre le sue possibilità. Credo sia stato un momento magico per tutti quanti”. La sentenza arriva da Fernando Alonso.
In condizioni normali il passo della McLaren è difficilmente replicabile. In gara le MCL39 macinano a convenienza e non dovrebbe essere difficile per Norris e Piastri mettersi davanti, di forza o di strategia. Ma il sabato, quando conta (ancora) il piede e fare ancora la differenza senza dover pensare al consumo delle gomme, ha messo in chiaro che il #1, oltre che sulla RB21, è ancora di pertinenza dell’olandese volante; seguito a stretto giro da Charles Leclerc che, con una Ferrari lontana da quella che ci viene venduta da febbraio, ha fatto un mezzo miracolo a restare nei tre decimi dalla Pole. Chissà se quella vera, di SF-25, a questo punto la vedremo in Bahrain.
Immagine di copertina: Media Red Bull
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