Le due vittorie (più due Sprint) del #93 nei primi due round del motomondiale fanno già parlare. Forse troppo
I primi due GP del mondiale 2025 della MotoGP sono l’equivalente di un gancio alla Tyson per chi non ha mai apprezzato e ancora oggi, passati ormai 10 anni dai fatti del 2015, non può vedere Marc Marquez neanche in cartolina.
Sebbene su quanto successo nel 2015 ci si possano scrivere dei libri, è inutile girarci attorno. Tutto l’asset mediatico che ruota attorno a Francesco Bagnaia, che siano televisioni, giornali o siti web, non ha mai digerito il fatto che Ducati abbia deciso di affiancare al due volte iridato l’innominabile Marquez. Lo si è capito da subito, sin da quando il #93 è stato accasato in Gresini con il chiaro obiettivo di portarlo nel team ufficiale. Il timore che il salto potesse avvenire si è percepito sin dagli inizi della storia di Marquez con la casa italiana e la conferma, ai danni del poi iridato Jorge Martin, del passaggio in rosso hanno accentuato i mal di stomaco.
Il fatto è sostanzialmente uno. Pur con qualche anno in più, pur reduce da un infortunio che avrebbe fermato molta gente e, probabilmente, pur non essendo più al 100% il Marc Marquez che ha dominato con la Honda, l’otto volte iridato è il più forte pilota in circolazione da quando ha messo piede in MotoGP, testimone di una generazione di fenomeni ormai archiviata nei libri di storia del motociclismo.
Basterebbe questo a far spegnere sul nascere qualsiasi fiammella di complottismo ai danni di Bagnaia: per quanto Marquez possa essere non apprezzato, le sue qualità sono sempre state obiettivamente inarrivabili quasi per tutti ed era facile che, una volta piazzato sulla moto migliore, i risultati sarebbero subito arrivati. Anche se, chi lo sa, tutto potrebbe cambiare in fretta, d’altronde siamo solo alla seconda gara.
Proprio perché siamo solo all’inizio del campionato non è quindi molto salutare, come si ascolta e legge in questi giorni, cercare in modo un po’ subdolo il pelo nell’uovo sul perché Bagnaia sta faticando così tanto; arrivare dietro a Marc Marquez ci sta – è successo letteralmente a tutti – ma anche ad Alex Marquez e Franco Morbidelli è un po’ troppo; una ricerca estenuante del perché e per come, quasi per insinuare il dubbio che i due piloti di casa Ducati guidino moto diverse, con “diverse” inteso come “La Ducati è più adatta a Marquez”. Davide Tardozzi e Gigi dall’Igna hanno subito smorzato qualsiasi tipo di speculazione a riguardo, ribadendo che la moto 2025 (che 2025 non è, è per capirci) ha solo qualche dettaglio diverso rispetto alla 2024 con cui Bagnaia ha vinto 11 volte l’anno scorso. Ma le copertine (ne prendo una a caso, “Strapotere Marquez. Bagnaia, disagio Ducati” di Tuttosport) ed anche quello che chi è bravo chiama “il sentiment” social sembrano riprendere quel filone del complottismo mezzo mascherato.
Insomma, quale sarebbe il disagio? Il fatto che Bagnaia non si trovi davanti a Marquez sempre e comunque? E, immaginadoci i ruoli invertiti, si sentirebbero e leggerebbero le stesse cose? Probabilmente no e, aggiungo, con Pecco davanti si inneggerebbe al supercampione piemontese come capace di piegare anche il fenomeno spagnolo.
La realtà, forse un po’ difficile da digerire, è che Marc Marquez ha segnato un’era della MotoGP in modo indelebile e chiunque, al suo cospetto, ha faticato. A partire da Valentino Rossi passando per Jorge Lorenzo e Daniel Pedrosa, gente di un certo livello. Cercare di instillare, tra il detto e il non detto, il dubbio che ci sia qualcosa che non va, qualifica un po’ chi si presta a questo genere di narrazioni. E non basta poi, una volta ogni tanto, lodare le prestazioni di Marquez come per dare un contentino ai suoi tifosi, cosa che per altro si fa anche con Verstappen in F1.
L’importante, poi, è non lamentarsi dell’odio sui social. Perché la prima responsabilità nei confronti di fan e appassionati è degli addetti ai lavori che devono raccontare gesta, gare e mondiali.
Immagine: Media Ducati
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