La FIA intende investigare sul discorso ali flessibili per poter inasprire i regolamenti. Ci prova da 15 anni. Perché non lasciare stare?
Certo, la mia è una provocazione, ma il senso più o meno è quello. La FIA ha intenzione di inasprire controlli e regolamenti sulle ali flessibili. Una storia che dura da almeno quindici anni, quando fu la Red Bull la prima ad essere beccata con l’ala anteriore che fletteva, ai tempi di Sebastian Vettel.
Ciclicamente questa storia è tornata in auge, con accuse a questo o quel team di aggirare i controlli e riuscire a controllare la flessione delle ali. In realtà, il tutto in conformità dei test esistenti, che vengono svolti evidentemente a monoposto ferme. Nel tempo sono aumentati i carichi statici usati per i controlli, ma i vari ingegneri sono sempre riusciti a trovare la soluzione a loro vantaggio, fino ai giorni nostri.
Ora la FIA vuole vederci chiaro e, come abbiamo scritto ieri, dal Belgio inizierà con telecamere dedicate a verificare le flessioni durante le prove libere, su team scelti random.
Ho una domanda: nel momento in cui ogni volta c’è qualcuno che riesce a trovare una soluzione, perché continuare ad incaponirsi? Non varrebbe la pena lasciare stare e lasciare un po’ di libertà progettuale, o bisogna per forza standardizzare tutto? Tanto varrebbe, ironicamente, fornire ali anteriori standard e in ghisa, pesanti 50kg, che così non flettono più nella vita. Certo, è un’esagerazione, però sembra una perdita di tempo continuare a rincorrere un sistema per fermare questa dinamica.
Tra l’altro, si parla tanto di voler vietare i dispositivi aerodinamici mobili e poi la F1 del 2026 sarà la prima a sfruttare le ali posteriori e anteriori con i flap mobili per migliorare l’efficienza sul dritto. E, quindi, come si integrerà la questione ali flessibili se poi le monoposto avranno una specie di DRS all’anteriore?
Insomma, mi sembra un po’ una battaglia persa in partenza. Una delle tante tra l’altro. Vedremo cosa succederà.
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