Una riflessione sulla prematura scomparsa del 32enne pilota milanese
Di sicuro, come primo intervento in questa rubrica, ormai diventata uno degli appuntamenti più importanti del nostro sito, avrei preferito qualcosa di diverso. Sfortunatamente, le circostanze me l’hanno impedito, dandomi comunque modo di raccontare chi era per me Luca Salvadori. Ci tengo subito ad anticiparlo: questa breve riflessione non arriva da una persona che lo seguiva sui social assiduamente o da qualcuno che era appassionato delle sue imprese in pista. Ma questo, in realtà, poco importa.
Ho conosciuto Luca come tutti i ragazzi di questa generazione: dal web. Proprio lì, nell’aprile del 2017, l’allora venticinquenne figlio di Maurizio Salvadori, fondatore del team Trident, decise di aprire il suo canale YouTube, che ad oggi conta più di 600mila iscritti. All’epoca, di moto non ne capivo granché, forse la situazione è cambiata giusto di poco nel corso di questi ultimi sette anni, ma essendo prevalentemente quella la tematica trattata da Luca il suo canale non era certo tra le mie ricerche frequenti. Piano piano, mi sono comunque capitati alcuni suoi video, specialmente riguardanti le quattro ruote, quelle sì, assolutamente tra le mie corde. È strano, perché non c’è stato un momento preciso in cui mi sono detto: “Cavolo, questo ragazzo è veramente in gamba, varrà la pena seguirlo”.
Ciò che mi ha sconvolto della sua prematura scomparsa è stato il fatto di essermi avvicinato di più ai suoi video soprattutto nell’ultimo anno. I suoi PostGp, così nominati, erano un appuntamento fisso per i suoi numerosissimi seguaci. Mi sono iniziate ad interessare le opinioni (spesso non necessariamente condivise da molti) il modo in cui spiegava dettagliatamente ogni avvenimento delle gare motociclistiche, la passione che metteva in ogni singola frase. Ecco, questo, se penso a Luca, è il primo concetto che mi viene in mente: la passione. I suoi canali social, i suoi contenuti, trasudavano passione. E non è un caso se un Campione del Mondo come Francesco Bagnaia, questo weekend impegnato in pista con la sua Desmosedici nuovamente a Misano, abbia dedicato al collega e amico scomparso parole bellissime.
Proprio a proposito di Pecco, emblematiche sono due sue interviste realizzate proprio da Luca. La prima risale al 2022, la seconda è più recente, durante il WDW di quest’anno. Quello, vuoi il destino o qualunque altra cosa, è stato anche il suo ultimo video. L’ho guardato e mi sono meravigliato ed entusiasmato per il tremore che si poteva avvertire nella sua voce ogni volta che, in pista, incrociava i campioni delle due ruote, i suoi idoli. Sembrava un bambino ad una fiera di giocattoli, ma era in realtà un ragazzo che stava vivendo il suo sogno. Lì mi sono convinto che lui, Luca Salvadori, ce l’avesse fatta.
Purtroppo, tutto si è fermato una settimana fa. Quando ho inizialmente letto la notizia su Instagram, non potevo crederci. Luca, quel Luca. No, impossibile. E invece era tutto vero. Rimango sotto choc, per diverse ore. Mi accorgo come non importi se in passato l’avessi seguito, ammirato, idolatrato, come molti hanno fatto e continueranno a fare. Mi importa solo che non ci sia più. Avevo avuto modo di sentirlo parlare dal vivo, quando a Milano, l’anno scorso, presenziarono all’Arco della Pace alcuni dei volti più noti della MotoGP, in vista del Gran Premio d’Italia al Mugello.
E poi c’era Luca. All’epoca, lui correva in MotoE con il team Pramac. Non mancò, ovviamente, chi il giorno dopo storse il naso e non poco per il fatto che lui, volgarmente definito solo come “youtuber” fosse lì, in mezzo ai grandi. Volgarmente, perché la carriera social di Luca non può e non potrà mai scavalcare quella da pilota che la pista l’ha annusata, respirata e vissuta fino all’ultimo istante. Al contrario di tanti che non hanno esitato a bollarlo come il brutto anatroccolo, in mezzo ai cigni del Motomondiale.
Voglio ricordare così Luca Salvadori. Un ragazzo che ci ha messo l’anima, che ha perso e ha vinto, che ha portato tanti giovanissimi ad appassionarsi a questo mondo, con il suo modo di fare amichevole e passionale fino al midollo, che ha raggiunto milioni di persone e ha lasciato in loro, a chi più e a chi meno, un po’ del suo infinito amore per le corse.
Mercoledì si terranno i funerali a Milano e posso immaginare quanta gente ci sarà per l’ultimo saluto a Luca. Io e tutta P300.it rinnoviamo il nostro pensiero e le condoglianze alla famiglia Salvadori in questo tragico periodo, che certamente non se ne andrà in fretta. Ma più forte del dolore, sono certo che sarà la memoria di chi, per anni, non ha fatto altro che raccontarci, come se fosse uno di noi, il sogno che aveva il privilegio di vivere ogni giorno.
Ciao Luca, continua a correre ancora, lassù, come ci hai sempre mostrato di saper fare.
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