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Blog | Leclerc, gli anni migliori dedicati alla Ferrari. Ma la Ferrari vuole ancora vincere con lui?

di Alessandro Secchi
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Pubblicato il 10 Luglio 2024 - 14:15
Tempo di lettura: 5 minuti
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Alla sesta stagione di Leclerc in Ferrari i problemi sono sempre gli stessi e l’ombra di Hamilton si fa sempre più grande

La risposta alla domanda del titolo me la sono fatta il giorno dell’annuncio di Lewis Hamilton. No. Non vedo come possa essere diversamente. Lasciamo stare per un attimo il politically correct, le dichiarazioni di facciata e i comunicati stampa letti al microfono. Cerchiamo di essere un attimo pragmatici.

Mettiamoci un attimo nei panni di Charles Leclerc. Viene allevato dalla Ferrari, passando dalla FDA. Vince, anzi stravince GP3 e F2, sale in F1 in apprendistato nel 2018 con Sauber e poi viene promosso a pilota titolare al fianco di Sebastian Vettel nel 2019. Ne causerà – indirettamente – l’uscita dalla Ferrari, appoggiato da una delle spinte mediatiche più grosse che ci siano state per un pilota del Cavallino sotto qualsiasi punto di vista. Al punto da giustificare ordini non rispettati perché tanto “va bene così”.

Alla fine del 2019, nel quale conquista le sue prime vittorie, è pronto ad una delle cavalcate più storiche di sempre ma, dal 2020, qualcosa si inceppa. La monoposto del 2020, la SF1000, prende evidentemente il nome dalla cilindrata montata (e qui evitiamo di riaprire il discorso PU 2019…). Nel 2021 cambia compagno, arriva Carlos Sainz. La SF21 deve riscattare l’annata precedente ma non è all’altezza. Per di più lo spagnolo, al contrario del credo generale, è un bel manico (e gli finisce davanti, di poco, a fine campionato). Anno di transizione.

Il 2022 inizia col botto e sembra finalmente poter essere l’anno del riscatto: ma, dopo metà stagione, tutto crolla inesorabilmente e il mondiale va ancora a Verstappen dopo lo scontro generazionale con Hamilton del 2021. A fine anno l’illusione di inizio anno viene pagata cara. Binotto salta, arriva Vasseur per ristrutturare (per l’ennesima volta, per chi ha memoria storica) la Scuderia. Era il TP della Sauber nell’anno da rookie: l’uomo giusto per Leclerc, si dice. Gli darà sicurezza, autorità, quello che gli serve (o manca) per tentare l’assalto all’iride.

Il 2023 inizia con due ritiri in tre gare: la SF-23, che si diceva essere un missile rispetto alla F1-75, in realtà va più piano. L’unica gara non Red Bull viene vinta sì dalla Ferrari ma è quella di Sainz. La macchina, dopo metà stagione, risale la china e fa ben sperare per il 2024.

Arriviamo ai giorni nostri: come sono andate queste prime 12 gare lo sappiamo bene. Un buon inizio, una vittoria in Australia con Sainz, Charles che sblocca finalmente il livello Montecarlo e poi buio pesto fino a Silverstone, dove appare direttamente la parola “incubo”. Sullo sfondo, Lewis Hamilton di nuovo vincente, con tutto il suo carico da 90 (sportivo, carismatico, mediatico) pronto a sbarcare a Maranello. E, probabilmente, ci arriverà carico a pallettoni adesso che la Mercedes funziona e gli darà modo di essere combattivo fino a fine stagione, dopo due anni e mezzo di magra.

In una F1 in cui si vive alla giornata, al massimo alla settimana, dimenticando in fretta il passato perché le gare scorrono veloci, forse è il caso di fare un passo indietro e riguardare a tutto il percorso del Leclerc ferrarista, contraddistinto anche da tanti piccoli malesseri temporanei, da team radio sconsolati e momenti di frustrazione da fame di vittoria.

E allora la domanda è: premesso che Leclerc adora la Ferrari e le sta dedicando gli anni migliori ad occhi chiusi, la Ferrari crede ancora in Charles Leclerc? Perché se la risposta è nell’ingaggio di Hamilton, allora non ci siamo. Ho sentito da più parti dire che Lewis sarà uno stimolo per Charles e gli farà sicuramente bene avere a fianco un campionissimo.

Sarei d’accordo con queste affermazioni se fossimo ancora nel 2019 e Hamilton fosse al posto di Vettel. Ma, dopo sei anni di permanenza, se si crede che Leclerc sia l’uomo con cui puntare al mondiale, certe cose non si possono dire, perché equivale a delegittimarlo sotto qualsiasi punto di vista. Se si crede che Charles abbia bisogno un compagno forte per elevarsi significa rispondere implicitamente a quella domanda.

Ecco perché credo, a questo punto, che la risposta sia no. Se si è convinti di avere in casa l’asso alla Hamilton, Alonso, Verstappen o altri del passato, una mossa di mercato del genere non si fa e, anzi, al posto di un arcigno Sainz (che in questi quattro anni non è stato certo a guardare) si ripiega su un vero secondo pilota di supporto.

Ripensando a questi questi cinque anni e mezzo nella loro interezza, emerge poi la sensazione che Leclerc sia stato ritenuto meno leader all’interno della squadra di quanto meritasse o di quanto sia stato rappresentato all’esterno. Ovvero, che sia mancata quella componente di autorevolezza necessaria per guidare il team sotto tutti i punti di vista, anche con un “garante” come Vasseur al comando dopo gli screzi con Binotto – ricordate il dito alzato dopo Silverstone 2022. Se fosse così, la scelta di Hamilton sarebbe certamente logica, ma significherebbe un netto punto di rottura nelle ambizioni e nella considerazione di Charles.

Non credo, onestamente, che al ragazzo sia piaciuta più di tanto la scelta di affiancargli un sette volte iridato. Dopo sei anni a tirare la carretta e dopo i vari screzi con Sainz di queste stagioni, al suo posto mi sarei aspettato qualcosa di diverso in ottica 2026. Ecco perché dopo tutto questo tempo siamo arrivati ad un punto cruciale: perché, se ciclicamente ci troviamo qui a parlare dei suoi malesseri, forse a quel punto di rottura ci stiamo arrivando davvero. E sarebbe un fallimento clamoroso, per Charles ma soprattutto per la Ferrari. Ancora una volta.

Immagine di copertina: Media Ferrari

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