Antonelli ha iniziato bene la sua stagione di esordio ma bisogna trattenere l’entusiasmo. Soprattutto per il suo bene
Il ragazzo c’è, è vigile. Sopporta una pressione importante come quella di esordire in Formula 1 con il team che ha dominato lo scorso decennio. Eppure bisogna darsi una calmata, tra chi gli sta attorno e lo racconta.
L’esordio di Kimi Antonelli nel mondo dei grandi è in linea con quello che il nostro 18enne ha mostrato nelle scorse stagioni. Concretezza, velocità. In qualifica manca ancora qualcosa – arriverà – ma in gara non va tanto lontano dal più esperto Russell in termini di passo. Domenica a Suzuka, a pista libera (è bene ricordarlo) è stato il più veloce in pista nella parte finale di gara, recuperando quasi 10 secondi al compagno ed arrivandogli alle spalle.
Eppure… ci vuole calma. Kimi è un potenziale crack in pista e, mediaticamente, una potenziale gallina delle uova d’oro che si sta già cercando di spremere. Titoloni, accostamenti improbabili con gente che ha fatto la storia di questo sport; il paragone con Senna ha già ampiamente stufato e sarebbe il caso di non scomodare Magic ogni settimana.
La narrazione del semidio diciottenne, insomma, racconta molto più di chi la porta avanti che del protagonista. Abbiamo la fortuna, dopo anni, di avere un ragazzo italiano in pista con possibilità serie di andare a podio e, chissà, magari bagnare il suo anno d’esordio anche con una vittoria. Guida una Mercedes, la seconda macchina del lotto e, con ancora 21 weekend a disposizione, non si può mai sapere.
Ma evitiamo di appellarlo ed accostarlo ai mostri sacri ancora prima che i risultati arrivino. Se si vuole il suo bene (e non il proprio in forma di cantastorie) bisogna lasciarlo tranquillo, esaltandone sì le prestazioni quando serve ma senza lanciarsi in racconti da metaverso e sottolineare ogni minima azione come se fosse il tocco da re Mida. Così come non sarà utile bacchettarlo alla prima prestazione negativa, come si stava già facendo per le qualifiche australiane.
Parliamo sempre e comunque di un ragazzo di 18 anni che saprà sì gestire la pressione, ma non ha bisogno di sentirsi Alice nel mondo delle meraviglie. Toto Wolff l’aveva detto l’anno scorso, non serve pressione dai media, specialmente italiani. E, invece, eccoci qui dopo tre GP ad accostamenti improbabili con grandi campioni italiani del passato e del presente, quando ancora manca tutta la ciccia che serve.
Insomma, siamo incorreggibili. Spero che la scorza di Kimi sia bella spessa, perché qui ne serve ogni decimo di millimetro.
Immagine di copertina: Media Mercedes
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