Blog | Il Wannamarchismo

Autore: Alessandro Secchi
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Pubblicato il 16 Marzo 2025 - 23:30
Tempo di lettura: 6 minuti
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Quando, dopo 17 anni di delusioni, si cerca ancora di vincere le gare con le parole, il blasone, le aspettative e le feste in piazza

Sono moderatamente sicuro che nemmeno questo esordio – disastroso – della Ferrari in Australia servirà da esempio per capire che le gare non si vincono con le copertine patinate, gli articoli compiacenti, settimane di propaganda al limite della Corea del Nord, feste in piazza, il blasone e quelle aspettative classicamente pompate da chi non ha alternative che appigliarsi alla Rossa per avere del seguito.

Il risultato di Melbourne, sicuramente peggiore nelle posizioni di quello che può essere il vero valore della Rossa, altro non è che la cartina di tornasole di come la squadra nostrana viene percepita e raccontata in questo paese. È dal giorno dopo la disfatta del Brasile nel 2008, ad opera proprio di Lewis Hamilton, che si attende la stagione della riscossa. Tanti fan attuali della F1 non erano ancora nati.

Ci si è andati vicinissimi due volte con Fernando Alonso, con Sebastian Vettel sono state grandi illusioni miste a grandi dimostrazioni di lungimiranza (“In Red Bull facevamo cos씓Noi siamo la Ferrari”, si è visto) mentre la grande storia d’amore di Leclerc col Cavallino vive di un grande equivoco dal momento in cui, al suo fianco, gli è stato messo un personaggio leggermente scomodo come Hamilton. Una scelta totalmente senza senso sportivamente parlando, ma tanto si ripaga col merchandising e gli sponsor come Cristiano Ronaldo con la Juve…

In mezzo, tra 2008 e 2024, tantissime stagioni all’insegna “dell’anno buono”, di “monoposto dalle prestazioni senza precedenti” che non erano ancora scese in pista, di “assalto mondiale” di illusioni mediatiche e incitamento della folla che si sono sciolti come neve al sole dopo poche apparizioni. E, francamente, non se ne può più. Un esordio così disastroso non si vedeva da tempo e fa impallidire pensare che, lo scorso dicembre, la Ferrari si stava giocando il titolo costruttori con la McLaren che, questa mattina, avrebbe rifilato distacchi enormi a tutti in condizioni normali.

Nello stint tra l’8° ed il 32° giro di gara, ovvero tra le prime due Safety Car, Leclerc ha rimediato 36 secondi di ritardo da Norris mentre Hamilton viaggiava attaccato al diffusore della Williams di Albon a quasi un minuto, 55 secondi per la precisione. Qualcuno aveva suggerito che i patimenti della qualifica fossero figli di una saggia scelta in termini di assetto in vista della domenica. Come se solo in Ferrari sapessero che sarebbe venuto a piovere, tra l’altro. Scuse e scusette che, alla diciottesima stagione di rincorsa del titolo piloti, si potrebbero anche evitare. Ma finché i giornali parlano di quanto valgono le case a Milano nella zona dove vive Lewis, difficile capire dove si voglia andare.

Semplicemente, la Ferrari a Melbourne non ne ha avuto, ed è anche stucchevole continuare ad esaltarsi per i risultati del venerdì. Con un miracolo Leclerc, il miglior qualificatore della griglia, si sarebbe potuto piazzare quinto a non meno di quattro decimi da Norris. In gara nessun azzardo avrebbe permesso alle Rosse di fare chissà quale risultato. Anche un giro in meno con le gomme dure prima dell’ultimo pit non avrebbe cambiato di molto la realtà di una SF-25 che ad oggi, gara #1, non è al livello di McLaren, Red Bull e neanche Mercedes. Qualsiasi risultato di livello sarebbe stato tranquillamente comparabile alla botta di deretano dell’Alpine ad Interlagos, frutto al 90% dei suoi piloti più che di una macchina scarsissima.

Il dettaglio che a me fa impazzire è sentire, a distanza di poco durante le libere, Leclerc lamentarsi del sovrasterzo e Hamilton del sottosterzo: sempre per quella cosa – ma a chi la si vuole far credere?! – che i due guidano allo stesso modo. Se ne parlerà quando ci sarà da decidere come indirizzare il primo pacchetto importante di aggiornamenti.

A proposito di Hamilton, forse Lewis ha iniziato a percepire la differenza tra essere un pilota Ferrari dal punto di vista mediatico ed un pilota Ferrari calato in macchina. Credevo che le lamentele sarebbero partite dalla quarta, quinta gara ma già da Melbourne si collezionano i primi team radio di livello, come nei migliori momenti Mercedes ai tempi della convivenza con Nico Rosberg. In questo, Lewis potrà vincere anche 200 gare ma non cambierà mai.

Spiace doverlo dire, ma qui di Wannamarchismo non se ne fa. Qui non si vende sale magico, non si promettono miracoli, non c’è nessun mago Do Nascimento e non si danno certezze definitive dopo 200 km a Fiorano con temperature per le quali prendere i tempi, lasciatemelo dire, è esercizio totalmente senza senso e solo pro propaganda.

Se penso al recente passato mi viene da sorridere pensando alle dichiarazioni di inizio anno di Mattia Binotto nel 2022. L’allora TP della Ferrari parlava semplicemente di tornare ad essere competitivi dopo un 2020 e 2021 terribili e sembravano parole coscienziose. Peccato che l’inizio stagione sia stato così sconvolegente, con due vittorie in tre gare, che l’obiettivo sia poi stato trasformato nel mondiale – ovviamente non conquistato. Per la serie, si era partiti bene ma poi si è fatto in tempo a mandare tutto in vacca.

Tornando al Wannamarchismo, la Ferrari è un’icona della F1 e merita il rispetto dovuto ad una compagine storica, ma resta una squadra come le altre quando deve considerata per ciò che fa in pista. Il blasone non regala decimi sul giro né tantomeno vittorie, chiedere alla Williams che non vede un titolo dal 1997. E, dopo settimane di esaltazione generale – sicuramente propiziata dall’arrivo di Hamilton, accolto come un Papa – quello di Melbourne è lo scenario peggiore che ci si potesse immaginare. Il rapporto aspettative-risultato, insomma, è tremendo almeno per la prima uscita. Non rispecchia sicuramente il valore della SF-25, di certo non più lenta di Williams, Aston Martin e Sauber, ma in linea generale ad oggi ci sono almeno tre team davanti, di cui uno – McLaren – in modalità 1998.

Fino a pochi giorni fa l’ottavo titolo di Hamilton era sulla bocca di tanti, con uno script quasi già scritto. Tutto era pronto per l’assalto al mondiale e per la lotta con la McLaren. Dopo i primi 300 chilometri tutti pronti a sviare e concentrarsi sulla rimonta mastodontica di Kimi Antonelli: che, se dovesse confermarsi a questo livello, farà rimpiangere poco l’ultima versione di Hamilton vista in Mercedes.

E se l’affare vero l’avessero fatto a Brackley? Se fosse così, sarebbe del tutto meritato. Zero parole, aspettative basse, speranza che il ragazzo non venga tempestato dalla stampa italiana (per parole di Toto Wolff). Così si fa e, qui da noi, qualcuno dovrebbe imparare. Anche se, visti gli ultimi tre lustri, è davvero difficile che possa succedere. Mentre il Wannamarchismo continua imperterrito a mietere vittime.

Immagine di copertina: Media Ferrari

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