La storia di Newey finisce come spesso succede quando si dà troppo presto il gatto nel sacco
Nel giornalismo le notizie andrebbero date quando sono vere, verificate, affidabili, certe. O, per meglio dire, sono queste caratteristiche a rendere le notizie tali. Il resto rientra nelle opinioni, nelle indiscrezioni, nel gossip spiccio e via dicendo.
Per almeno tre mesi l’uscita di Modena dell’Autostrada del Sole (Nord o Sud poco cambia) è stata ipotetica meta per l’arrivo senza ritorno di Adrian Newey. Sui social si è atteso per giorni un fantomatico “annuncio a mezzogiorno”. Quel mezzogiorno, alla fine, è arrivato, ma era quello di oggi dalla base di Silverstone dell’Aston Martin. Non era vero niente mentre, al tempo stesso, era valso tutto: gli sguardi in griglia alla Ferrari, l’ok di Hamilton all’operazione, la voglia di consacrarsi (dopo 25 mondiali vinti?!) con la Rossa.
È evidente – l’ha confermato anche lo stesso Newey questa mattina – che ci sia stato l’interesse di più team nei confronti del Genio e che ci siano state delle discussioni con alcuni di essi. A domanda precisa sulla Ferrari, Newey ha glissato parlando di incontri con alcuni team, senza entrare nel merito della questione Cavallino che, seguendo la conferenza stampa, pare non sia stata né più né meno rispetto ad altre candidate in termini di importanza. Accordo non è fino a quando non c’è una firma: se Newey avesse firmato con la Ferrari prima di farlo con Aston Martin, lo avremmo sicuramente saputo da un qualche comunicato in stile Piastri / Alpine / McLaren.
Sul perché Newey abbia scelto Aston ci sono motivazioni ampiamente prevedibili quali location, rapporti passati (con Aston per la Valkyrie) e partner futuri (Honda), alle quali oggi abbiamo aggiunto la nomina ad azionista (digli niente…) e il vedere, in Stroll padre, un moderno Frank Williams o Ron Dennis in termini di passione e voglia di avere successo. Caratteristiche che non avrebbe trovato – insieme all’autonomia operativa – in nessun posto diverso, Ferrari compresa.
Appurato che il big fish Newey era scappato dall’amo, la narrazione nostrana è passata dal tentativo di catturare l’uomo capace di fare il salto definitivo verso la vittoria in coppia con Hamilton alla “forza del gruppo”, una moderna versione della volpe e dell’uva. In realtà, Lawrence Stroll ha messo sul tavolo opzioni che gli altri non potevano o non volevano mettere. Ascoltando Newey pare che, alla fine, i dubbi siano stati molto pochi una volta terminato il periodo di pausa successivo alla decisione di lasciare Red Bull. Dichiarazioni di facciata o meno che siano, Aston è stata di fatto sempre l’opzione più probabile e forse, per questo, inizialmente la prima scartata.
Per Aston, adesso, arriva il difficile. C’è un nuovo mega quartier generale, c’è in macchina ancora Alonso, Honda è in arrivo e il pezzo più pregiato del mercato tecnico è stato assicurato. A fronte di tutti questi investimenti, il Team Aston Martin entrerà nel 2026 con l’etichetta di candidato al titolo senza sé e senza ma.
Al casello di Modena, nel frattempo, sarà già passato un anno e mezzo da quell’attesa non ricambiata. Sarà il tempo a dirci se la forza del gruppo sarà pronta a battere il Genio. In passato è già successo: ma, quella Ferrari, era nettamente diversa da questa. Nei vertici, nella direzione, al volante.
Immagine di copertina: Media Red Bull
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