Blog | Horner, si chiude (male) una delle più vincenti ere in F1. Ed è questo che, di solito, conta

Autore: Alessandro Secchi
alexsecchi83 alexsecchi83
Pubblicato il 10 Luglio 2025 - 09:00
Tempo di lettura: 3 minuti
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Vent’anni sono un’eternità in qualsiasi ambiente. In F1 rappresentano una vera e propria epopea

Se c’erano due cose che domenica mattina la mia mente non prevedeva erano vedere Hulkenberg a podio con una Sauber e, tre giorni dopo, Christian Horner silurato dalla Red Bull. Entrambi gli eventi rappresentano un cambiamento, quelle situazioni che valgono la pena di essere raccontate in un mondo sempre più lontano da se stesso. Di Nico ho già parlato ampiamente, ora tocca all’ormai ex Team Principal di Milton Keynes.

C’è da dire una cosa. Vent’anni rappresentano una vera e propria eternità, in qualsiasi ambiente lavorativo: figuriamoci in una Formula 1 in cui, ormai, i piloti sono costretti a rendere quanto atteso in due o tre gare pena essere lasciati con il sedere per terra. L’ultimo anno e mezzo di Horner è stato condizionato da più fattori che abbiamo analizzato ieri ma, quest’ultima difficile fase della sua leadership in Red Bull, non può e non cancellerà di certo quanto fatto per un team arrivato in F1 come una réclame in movimento di un’azienda di lattine e diventato, progressivamente, una superpotenza.

Horner era il Team Principal più longevo in griglia. Attorno a sé, dal 2005, ha visto girandole di colleghi di pari grado in ogni team. Basterebbe citare la Ferrari, che in vent’anni ne ha cambiati sei vincendo molto, molto meno di lui (tre campionati contro 14 e la metà delle gare) per farsi un’idea. Solo Toto Wolff ha vinto più di lui tra quelli presenti in termini di campionati (15) ma non di gare (una manciata in meno).

Per la sua longevità sembrava che Horner fosse praticamente intoccabile. Non solo per aver superato lo scandalo dello scorso anno, ma anche perché i vent’anni di permanenza al comando sono stati sì contraddistinti da cicli vincenti ma anche da periodi di magra non indifferenti. Eppure, la forza della Red Bull era stata quella di proseguire sulla strada della continuità e, diversi anni dopo il ciclo di Vettel, questa era stata premiata con quello di Verstappen.

Ora, però, le cose erano diverse. Lasciato principalmente da Newey e Wheatley, le spalle con cui aveva costruito il sogno Red Bull, Horner è rimasto solo a fronteggiare le faide politiche interne a RB e i problemi tecnici che affliggono la monoposto da oltre un anno. Il tutto, pare, con un grossissimo punto di domanda sul 2026: mi è stato confermato (e si era già detto) che il progetto sia in ritardo e che il prossimo potrebbe davvero rappresentare un anno zero, un reset totale dopo un’avventura incredibilmente prolifica. Anche per questo sarebbe arrivata la decisione – drastica – di chiudere quando nessuno se lo aspettava, incluso Horner stesso.

Quanto c’entri in tutto questo il peso di Jos Verstappen, indicato da più parti come grande burattinaio contro l’ex Team Principal, lo capiremo da ciò che farà Max nel 2026. Gli stessi uccellini mi suggeriscono che il campione in carica sarebbe già “con un piede fuori” ma, a questo punto, non capirei l’eventuale lotta interna per liberarsi di Horner è poi andare comunque via.

Anche restare, a questo punto, rappresenta un rischio, perché il triumvirato non c’è più e il rendimento di Mekies in una situazione oggettivamente difficile va valutato. Se con Horner ancora al comando restare aveva comunque una sua specie di garanzia, ora non è più così. A meno che, all’ex TP, non sia stato imputato, oltre a tutto quello che sappiamo, anche il non essere riuscito a trattenere l’olandese dalla fuga.

Ora Horner si farà il suo periodo di gardening e poi ne conosceremo il futuro, che scopriremo se sarà ancora in Formula 1 o meno. Di certo, passato il momento del mancamento dopo una notizia bomba, col tempo di Horner in Red Bull si ricorderà più quanto vinto che quanto perso e i momenti difficili. Un po’ come successo col presidente Montezemolo in Ferrari, ricordato dopo anni non tanto per l’ultimo periodo negativo ma per quanto fatto globalmente. E sul piatto positivo della bilancia, di sicuro, Horner ha più cose da appoggiare che su quello negativo.

Immagine di copertina: Media Red Bull

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