Mentre Abu Dhabi 2021 è costantemente sulla bocca di tutti, il 2008 sembra ormai improvvisamente dimenticato
Il livello di glucosio nel sangue ogni volta che in questi giorni leggo un articolo su Hamilton e la Ferrari ha raggiunto punte che nemmeno mangiando mascarpone con Nutella per 10 giorni consecutivi riuscirebbe a superarlo. La premessa è presto fatta: che Lewis Hamilton sia un pilota clamoroso, 7 volte campione del mondo e un personaggio che, anche grazie ai media e oltre alla F1, è un dato di fatto.
Che il suo arrivo nel team più grande della storia abbia un risvolto importante è assolutamente legittimo. È però altrettanto legittimo credere che Hamilton non sia la “rivincita della storia” al mancato arrivo di Senna a Maranello, così come la narrazione sulla vita di Lewis e sulla sua carriera in F1 (ma ci arriveremo) sia totalmente fuori ogni senso logico. Hamilton non è Michael Oher (se non sapete chi è andatevi a leggere la sua storia) per giustificare tutto questo buonismo e leccaculismo unidirezionale: le sue imprese sportive non possono essere narrate come quelle del buono che ha lottato e “perso” sempre e solo per colpa di fattori esterni durante la sua carriera.
Nei pezzi dedicati a Lewis che già si leggevano nel periodo Mercedes ma, ora, in molto ancora più marcato (e siamo solo al 9 gennaio!) ora che siamo nel periodo rosso, c’è un punto fermo, quello di Abu Dhabi 2021. È chiaro che quella gara controversa resta l’unica arma a disposizione dei media schierati, delle fashion blogger o tiktoker trasformate in giornaliste per continuare la narrazione sul buono defraudato dai cattivi.
Cattivi che, in questo caso, sono due e chiaramente parliamo di Michael Masi e Max Verstappen. Continuare a raccontare una verità storica che più volte (anche su P300.it) abbiamo smentito con i fatti, ne va dell’intelligenza di chi scrive ma anche di chi legge. Probabilmente anche lo stesso Lewis ne ha gli zebedei pieni di questo tentativo di cambiare una storia che in quella stagione non ha un numero a favore suo per legittimarne un mondiale “rubato”. Ma è qui che cascano gli… asini, perché se c’è un titolo molto controverso e che i fatti hanno stabilito che è stato effettivamente sottratto ad un pilota è quello del mondiale 2008.
Quel campionato del mondo, letteralmente sottratto a Felipe Massa, è stato completamente dimenticato da tutti, soprattutto da quando lo stesso Massa ha iniziato una azione legale per riavere quel titolo che ha coccolato tra le mani per 30 secondi. Le parole di Bernie Ecclestone del 2023 “Massa defraudato, sapevo del crash-gate” ritenendo che Michael Schumacher sia l’unico pilota ad aver veramente conquistato sette titoli iridati, ovviamente le ricordano solo quelli che effettivamente conoscono la storia di questo sport o non hanno interessi legati a quella vicenda terribile.
Qui ci sono però tre fattori molto importanti che rendono bene l’idea sul perché questa storia paradossalmente non viene raccontata. Il primo è la narrazione della carriera di Hamilton: uomo senza macchia che, nonostante test segreti “in presenza a Disneyland” e periodi controversi, non deve essere sporcata da nulla. Aggiungendo (per essere cattivi) che Lewis si siederà per la seconda volta nell’abitacolo della Ferrari dopo la questione della Spy Story del 2007, la quale ha avuto ripercussioni, vincenti in questo caso, per la Mclaren del 2008.
Il secondo è la presenza della Ferrari come parte lesa di quel mondiale. Già questo dovrebbe comunque infiammare i tifosi più appassionati che, negli anni successivi, non hanno mai perdonato le frasi di Alonso a Monza 2006, nonostante Fernando li avesse condotti a quasi due titoli mondiali con vetture poco competitive. Nel caso di Lewis e paradossalmente anche della Mclaren è tutto dimenticato.
Il terzo elemento è quello di Domenicali, Team Principal del team Ferrari del 2008 che però, nel corso degli anni, ha stravolto la sua carriera e quella di chi ogni tanto dovrebbe ricordargli di quel mondiale. Ma è chiaro che la riabilitazione di Briatore e la “paura” nell’andare contro all’attuale direttore della F1 da parte dei media fanno capire il perché del silenzio su quel mondiale.
Tutto questo si interseca con Hamilton, volto insieme a Max di questa F1 ma dalla parte giusta; quella di chi, rispetto al fenomeno olandese, “regala più possibilità” a chi prova a stargli intorno. Il lavoro suo e dell’ufficio stampa Mercedes, nel corso degli ultimi anni, è stato fenomenale. Nell’attesa del suo libro in uscita nel 2026, dieci anni dopo la lotta con Rosberg, i risultati si vedono oggi. Continuare a leggere cose che non rappresentano la verità da parte di chi aspetta i fotografi per farsi fotografare insieme ad “amici” e ricevere consensi tramite i social è piuttosto avvilente.
Per chiudere la storia del mondiale dimenticato, è altrettanto avvilente vedere come Massa sia stato completamente scaricato anche dagli stessi tifosi della rossa, bravi solo nel sentirsi abbracciati da un senso di appartenenza solo quando Felipe si picchiava la mano sul cuore sul podio di Interlagos. Quel senso di appartenenza totalmente superficiale che potrebbe inglobare una nuova vittima della narrazione “Hamilton/Ferrari”, Charles Leclerc.
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