Che si trattasse di una mossa di marketing l’avevamo ampiamente previsto. Il resto è una conseguenza
Dopo quattro gare non c’è ancora traccia chiara e netta di Lewis Hamilton in Ferrari. Non, probabilmente, quella che si aspettava il presidente John Elkann quando ha deciso di rompere un equilibrio tutto sommato stabile, con Leclerc e Sainz al volante, liberandosi dello spagnolo per accasare non tanto un pilota, non tanto un sette volte campione quanto un vero e proprio sistema sotto molteplici punti di vista.
Chiamare in causa la Sprint cinese come segnale della presenza del Sir è un modo molto chiaro per denunciare miopia, viste tutte le congiunture che hanno portato a quella (seppur meritata) vittoria. Perché, a parte in quel sabato mattina cinese, del sette volte iridato si è visto ben poco.
Nel weekend di Sakhir si sono incredibilmente svegliati tutti parlando di “problema Hamilton”. Ma sono due anni che, da queste pagine, parte un monito abbastanza chiaro: il marketing non basta per vincere, a meno che si voglia trasformare la F1 in un wrestling a quattro ruote. Cosa che verrebbe smascherata non appena ce ne dovessero essere degli accenni.
Piccola parentesi, il “Driver of the day” dato a Lewis fa il paio con quello di Antonelli in Cina (che nemmeno lui si aspettava). Il premietto social è ormai un qualcosa di completamente distaccato dalla realtà per una gara nella quale Hamilton ha recuperato sì quattro posizioni ma di cui una sola “buona”, quella su Verstappen. Gasly e Sainz (poi ritirato) era comunque impossibile potessero tenere il ritmo della Ferrari, mentre Antonelli è stato azzoppato dalla strategia Mercedes. È infatti sul ritmo che ci si deve concentrare e quello, ancora, non c’è se prendi 8 secondi dal compagno (28 da chi vince) in poco più di 20 giri dal rientro della Safety Car.
Se Lewis Hamilton è stato preso non solo per il suo impatto mediatico, di cui abbiamo avuto notevole prove tra gennaio e febbraio, le prime quattro gare dell’anno sono ampiamente sotto le aspettative e hanno già lasciato qualche segno di scricchiolio tra team radio non illuminanti – di cui l’inglese è sempre stato protagonista sin dai tempi in McLaren – e dichiarazioni che lasciano un po’ interdetti come quella a Sky UK di domenica dopo la gara del Bahrain. Lamentare che in Mercedes le cose erano diverse (i freni, il freno motore) ha poco senso se quella squadra l’hai lasciata proprio perché non ti trovavi più bene.
Forse, allargando un po’ il cerchio, andrebbe considerato il rendimento di Hamilton dall’introduzione del ciclo tecnico delle monoposto ad effetto suolo nel 2022, che sembra averlo rallentato un po’ come successe a Sebastian Vettel dal passaggio delle monoposto a scarichi soffianti a quelle ibride tra 2013 e 2014. Nonostante alcuni sprazzi da campione (cosa che ci si aspetta, appunto, da uno con il suo palmares), nel triennio con Russell la differenza non c’è stata e in due anni su tre il più giovane inglese ha mostrato di averne di più, in qualifica (basti vedere i dati del 2024) e anche in gara.
L’inizio del 2025, quindi, non deve stupire se si guarda al recente passato e si considerano tutte le attenuanti generiche del caso. Come detto, il marketing non è sufficiente a portare decimi in pista e, se l’investimento Hamilton deve in qualche modo ripagarsi con i risultati, questo non può avvenire non penalizzando l’altra parte del box. Con Leclerc che ha già chiarito di voler andare per la sua strada con il setup della macchina e la Ferrari costretta, per non perdere le prestazioni del monegasco (maiuscole ad oggi, visto il mezzo) a seguire due vie diverse per accontentare entrambi.
Il “problema Hamilton”, insomma, è molto più che ristretto a queste prime quattro gare della stagione. A Sky UK lui dice che ha bisogno tempo per adattarsi. Ma non è detto che questo succeda e potrebbe essere un disastro per le aspettative dell’operazione Lewis. Certamente, in un campionato con 24 gare, l’occasione per portare a casa un successo (in una gara vera della domenica, s’intende) ci sarà fisiologicamente se si guida anche la terza macchina della griglia e se sei un sette volte iridato. Ma se Lewis Hamilton non è stato preso per portare a casa un successo di tappa in un mondiale vinto da altri (e nemmeno per fare il paggetto di Leclerc) questo inizio di 2025 va oltre ogni peggiore aspettativa.
Certo è curioso leggere, ora, critiche a Hamilton dopo che per un anno dall’annuncio del suo ingaggio si preparavano già le bandiere per l’ottavo mondiale. I dietrofront non sono mai belli ma la storia ci dice che di situazioni del genere è pieno. Ci sono passati in tanti – spesso ingiustamente – e potrebbe succedere la stessa cosa con Lewis. Forse sarebbe stato meglio restare un po’ più bassi con le aspettative, ma sappiamo come gira il mondo della comunicazione; meglio esaltare per poi distruggere che pensare con coerenza. Fortunatamente da queste parti non si ragiona così. Infatti, ve l’avevamo detto due anni fa…
Immagine di copertina: Media Ferrari
---
Stai visualizzando da visitatore. Accedi o registrati per navigare su P300.it con alcuni vantaggi
È vietata la riproduzione, anche se parziale, dei contenuti pubblicati su P300.it senza autorizzazione scritta da richiedere a info@p300.it.