L’entusiasmo di inizio anno è già sparito. Negare l’evidenza non fa bene prima di tutto al sette volte iridato
Sebbene sia auspicabile che, da qui a fine anno, Lewis Hamilton possa trovare una quadra che gli permetta, in qualche modo, di galleggiare ed essere più vicino a Charles Leclerc, questo inizio di mondiale non era rappresentato neanche nei peggiori incubi suoi e di chi ha concluso l’operazione mediatica più grande del secolo in Formula 1. Forse pensando solo a quella.
L’articolo di settimana scorsa, come previsto, ha suscitato sdegno e ilarità. Quanto successo in Arabia Saudita non solo conferma previsioni e sensazioni ma aggiunge dettagli ad una vicenda sulla quale, lo dico a scanso di equivoci, non cambierò idea di un millimetro. Anche perché, è giusto ricordarlo, non siamo qui per lisciare il pelo a nessuno ma per dire quello che pensiamo indipendentemente (perché indipendenti siamo) da tutto. Questo è anche il motivo per cui siamo spesso considerati come la peste ma non è nemmeno questo un problema.
Ci sono alcune cose su cui vorrei mettere, prima di tutto, i puntini sulle “i”. Negare l’evidenza di una situazione al momento imbarazzante con la Sprint cinese denota una discreta mancanza di competenza e una discreta presenza di puro tifo integralista. Basterebbe ricordare che, con la base d’assetto della gara corta di Shanghai, Lewis è stato squalificato il giorno dopo per mettere a tacere l’entusiasmo. Ma, se non basta né questo né le condizioni straordinarie di un format Sprint in generale e della Sprint cinese in particolare (asfalto nuovo senza riferimenti), allora c’è evidentemente poco da discutere con chi non vuole ascoltare. E, anche questo, non è un problema mio.
Quanto successo prima della Sprint cinese e dopo la Sprint cinese mette in chiaro quanto, quella di Shanghai, sia stata un’eccezione alla regola di questo inizio di stagione. Lewis Hamilton è lento e non sta capendo niente (per sua voce, non mia) di una macchina che non è stata progettata per il suo stile di guida. I 31 secondi rimediati da Leclerc in gara a Jeddah, dopo il mezzo secondo preso in qualifica (parliamo di chi detiene il record di Pole) vanno oltre le previsioni, anche le mie.
Cercherò di essere molto onesto sulla questione. In condizioni normali ero certo al 1000% che Leclerc gli sarebbe stato davanti. Perché Charles in questo momento è al livello di Verstappen e Hamilton, anche per questioni di età, non è più al suo top. In questo è complice anche il regolamento entrato in vigore nel 2022 che, lo si voglia capire o meno, ne ha minato in piccola percentuale la competitività. Non avevo quindi il minimo dubbio che Charles, a parità di condizioni, sarebbe stato davanti.
L’unico dubbio che avevo era legato all’investimento Ferrari. Avevo cioè il timore che, sin da subito, si sarebbe fatto di tutto per mettere Lewis a suo agio, in termini di assetto e sviluppi, anche a discapito dello stesso Leclerc. Questa situazione non si è verificata ma ci sono due note da sottolineare. La prima è la storiella dello stile di guida uguale, perpetrata da tutti con pochissime eccezioni (una è questo sito) e durata come un gatto in tangenziale, sconfessata pubblicamente a stretto giro dallo stesso Hamilton. La seconda è la presa di posizione di Leclerc del Bahrain, della serie “A questo punto faccio a modo mio per il mio stile di guida”. Forse il mio dubbio non era del tutto infondato ma i risultati di questo inizio stagione hanno stoppato subito qualsiasi intenzione.
Nonostante tutto, mi aspettavo un Hamilton più vicino a Charles. Nemmeno immaginando uno scenario con Leclerc davanti in modo costante e pesante avrei pensato a distacchi di questo tipo. Ora le gare sono cinque, di tipologie di circuiti ne abbiamo viste diverse e possiamo dire che la situazione è delineata. Ovviamente, non potrà essere per tutto l’anno così e ci mancherebbe. Ci saranno situazioni e condizioni particolari in cui Lewis si farà vedere, ma rappresenteranno delle eccezioni alla regola. Con un calendario così fitto ci scapperà sicuramente almeno una vittoria: intendo una vera, non in una Sprint.
Che la situazione sia pesante è pero innegabile e non si può dimenticare l’entusiasmo di Piazza Castello, quando si parlava di mondiali e si suonava l’inno nazionale per mettere un po’ di fumo negli occhi ai tifosi, agli investitori e via dicendo. Tutto ripreso dalla stragrande maggioranza dei media che, in buona parte, avevano anche già messo in disparte Leclerc. Si diceva che gli avrebbe fatto bene avere Hamilton al suo fianco, che avrebbe avuto l’occasione di imparare da lui, come se fosse proprio Charles l’ultimo arrivato a Maranello. Dopo tre mesi la situazione si è ribaltata, con Hamilton che confessa di dover controllare gli assetti di Charles per capirci di più e gli stessi media che, dopo la gara di Jeddah, stanno già scendendo dal carro di Lewis.
Ecco, questa è una cosa che io non sopporto e che lo stesso Lewis non merita. Per carità, la storia è piena di queste salite e discese. Schumacher è stato considerato traditore per essere andato in Mercedes dopo 5 mondiali e 72 vittorie. Alonso, da nemico giurato, era diventato “Il Principe di Maranello”. Vettel, quello del ditino indigesto, si era trasformato in un mezzo messia. Entrambi scaricati rapidamente come da manuale. Dopo la gara di ieri è partito anche il lancio dal balcone per Lewis, dopo cinque gare.
Se non altro qui sono due anni (e lo ripeto) che vi anticipiamo quello che sarebbe potuto succedere. Non perché siamo dei veggenti ma perché è la storia di questo sport a parlare, raccontare di stili di guida, di competitività, di valori. E, per quanto possiamo sembrare dei bastian contrari, anticonformisti e tutto quello che volete, probabilmente portiamo più rispetto ai piloti di tanti altri perché li valutiamo senza tuta addosso, senza colore, senza condizionamenti e senza doverci limitare perché altrimenti non ci vengono passate interviste, conferenze stampa e via dicendo.
Siamo stati tra gli unici, quando Max Verstappen veniva considerato un sopravvalutato all’inizio della carriera, ad avvisare che eravamo di fronte ad un crack a cui mancava solo una macchina decente. Siamo stati tra gli unici ad avvertire dei possibili problemi di un’unione Hamilton / Ferrari. Abbiamo preso insulti, siamo stati considerati più e più volte di parte ma sono i fatti – quelli che contano e non le cazzate che ci raccontano centinaia di influencer che finiscono in televisione – a darci ragione.
Mi spiace dover ricordare certe cose, ma sono anche stanco dopo 15 anni di sentire critiche senza senso quando basterebbe iniziare a guardare le corse con la propria testa o, magari, davanti alla televisione e non dietro. E, se anche questo non va bene, pazienza. Qui si dice quello che si pensa e non quello che alla gente piace leggere per sentirsi coccolata. Forse, anche in questo, restiamo tra i pochi.
Il problema, per concludere, non è Lewis Hamilton, ma tutto ciò che lo circonda: a partire da chi ha deciso di portarlo in Ferrari a tutto il sistema mediatico che l’ha venduto come panacea di tutti i mali della Rossa, senza conoscere la storia (e sarebbe bastata solo quella recente), sminuendo quanto fatto da Leclerc in queste stagioni e declassando il monegasco a un qualche ruolo comprimario.
A ripensarci, l’arrivo di Lewis a Charles ha fatto bene, ma non come si pensava: invece di imparare sta insegnando, non solo al nuovo compagno, quanto a Maranello si siano sbagliati a considerarlo non degno di guidare la campagna 2026. Lewis dice che al momento non trova una soluzione ed è difficile dargli torto, perché si è inserito in un progetto lontano dal suo standard. Per andare dalla sua parte la Ferrari dovrebbe penalizzare Leclerc: ne varrebbe la pena, con le prestazioni che sta sfornando? No ed ecco perché l’intera operazione, sportivamente parlando, veniva bollata da queste pagine come senza senso. Forse ci si sta arrivando.
Lewis aveva bisogno di una nuova sfida dopo l’epopea Mercedes? Forse, ma era il primo a non immaginare che l’inizio sarebbe stato così difficile e chi scende dal carro proprio adesso ha tutta la mia non stima e si qualifica da solo, che siano media (che avevano tutta la convenienza ad esaltare le folle ed ora lo scaricano) o pseudo tifosi. Da parte sua, al momento non può fare altro che incassare e capire quale deve essere il suo nuovo status. Scoprirà, in questa particolare fase, chi tra i milioni di fan che lo seguono lo amano davvero, anche da “meno vincente” e non per il suo lato fashion e le foto con Jennifer Lopez.
Forse non tutti i mali vengono per nuocere ma, in ogni caso, la situazione è più grave di quanto immaginabile. Ma non si dica che non era prevedibile, almeno da queste parti. Non andremo da nessuna parte, ma lo faremo con dignità.
Immagine di copertina: Media Ferrari
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