Con un Verstappen così non è detto che avere la macchina migliore sia sufficiente
Se le ambizioni di Lando Norris di vincere un titolo sono relegate ad un ridicolo tentativo di chiedere una penalità dopo essersi auto lanciato sull’erba come stamattina in Giappone, forse abbiamo da farci qualche domanda. Il weekend di Suzuka ha chiarito – se mai ce ne fosse bisogno – chi è il migliore sulla piazza e che il secondo migliore non è di certo Lando Norris, ma colui che tira la carretta da sette anni in Ferrari con la #16, nonostante gli sia stato messo a fianco una montagna in termini di ingombri di nome Lewis Hamilton.
L’uscita dal pit di Suzuka è l’ennesima prova di quanto Norris non abbia ancora (le avrà mai?) le capacità di lottare con Verstappen e soffra tremendamente il fatto che l’altro non abbia particolari problemi a stargli davanti o negargli un sorpasso, a meno di avere un vantaggio talmente netto da non poterci fare nulla. In più, l’innata dote del lamentarsi e piangere via radio – tra l’altro molto comune al mondo inglese – rende la situazione ancora più grottesca rivedendo il replay di quanto successo stamattina, tra l’altro con il rischio molto di finire a muro da solo. Il tutto ricorda in modo abbastanza netto le scene degli anni ’90 con Schumacher che si teneva dietro le Williams, prima con la Benetton e poi con la Ferrari, ridicolizzando il gruppo nonostante monoposto che potevano solo pulire le carrozzerie di Grove. Beati quelli che si lamentano delle Rosse di oggi quando, un tempo, c’erano la F310 e la F310B.
A questo punto sono diverse le domande che sorgono spontanee: ha così senso tarpare le ali a Piastri che, se non altro, sembra più concreto di Norris? Questa mattina non sarebbe costato molto provare uno swap per vedere se davvero l’australiano ne aveva per andare a prendere Verstappen. Dietro le McLaren non c’erano pericoli vicini e, nel caso, sarebbe bastato restituire nuovamente la posizione a Norris. Eppure sembra che l’inglese goda di un ruolo di prima guida che non merita poi più di tanto, almeno a giudicare da quanto succede in pista.
Un’altra domanda è: per quanto McLaren può permettersi di dilapidare un vantaggio come quello della MCL39? Perché se in pista Verstappen è stato perfetto, al muretto McLaren non ha fatto altrettanto, facendo rientrare Norris insieme all’olandese invece di cercare un undercut in pista. Sembra che dal 2024 si sia imparato poco, sia al volante che nelle strategie.
Ma la domanda che più di tutte attanaglia è: Lando Norris può essere un contendente serio per il titolo? A questo punto, i dubbi continuano a sommarsi. Perché, se per esserlo, McLaren deve avere un secondo di margine e Piastri deve essere fermato, più che essere contendente sembra di avere a che fare con un’imposizione.
Staremo a vedere ma attenzione: se Red Bull trova un paio di decimi sul passo gara, il mondiale potrebbe essere meno scontato di quanto pensavamo fino a venerdì. Perché, con un Verstappen così, la MCL39 potrebbe non essere abbastanza. Il tutto per rispondere a chi si chiede se si può fare ancora o meno la differenza in F1. La prova l’abbiamo avuta in questo weekend.
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